mercoledì 22 dicembre 2010
IL GIOCO DELLE TRE CARTE 2 - di Valentino Filippetti
Il 20 dicembre ho assistito, dopo tanto tempo, al Consiglio Comunale d' Orvieto. Dopo diverse ore di audizione me ne sono andato con una certezza, la politica non abita piu’ lì.
Si doveva discutere un argomento forte, la proposta del consigliere Leoni (PdL) di istituire un Parco nella zona dei calanchi che ospita la discarica. Questo progetto è condiviso anche da altri consiglieri di orientamento politico diverso, come Germani(PD).
L’intenzione dei proponenti è di chiamare il consiglio ad esprimersi in modo chiaro su quale dovrà essere la politica dei rifiuti nei prossimi anni.
Da una parte la maggioranza del centro destra sostiene la necessità di riempire un nuovo calanco, proseguendo sulla strada intrapresa anni fa e dall’altra Leoni, Germani e altri consiglieri propongono un cambiamento radicale, che punti sulla raccolta differenziata e sul riciclo.
Mantenere la prima opzione vuol dire proseguire nell’occupazione del territorio , continuando a considerare la questioni rifiuti come un’attività economica da cui ricavare profitti piuttosto che un servizio.
Imboccare la seconda strada vuol dire realizzare, innanzi tutto, una rivoluzione culturale che spinga i cittadini a fare i conti con uno sviluppo consumistico che ci stà portando verso la catastrofe.
( E come sappiamo che la gestione delle catastrofi ormai è diventata una delle attività piu’ redditizie e speculative).
Il consiglio è stato preceduto da mesi di dibattito, da diversi rinvii e da un’intensa campagna del “Comitato Rifiuti Zero” che hanno rotto la tradizionale apatia degli Orvietani.
Il Sindaco Concina si è presentato con un “Documentino” acqua e sapone che non diceva niente.
Infatti il dibattito lo ha ignorato completamente e si è polarizzato su terzo calanco si, terzo calanco no. In mezzo il solito terreno paludoso in cui si muovono, apparentemente a loro agio, i trasfughi del centro sinistra e il neo segretario del PD. La loro parola d’ordine è rinvio ed alla fine la spuntano, anche perché il Sindaco fremeva perchè doveva andare a sentire Sgarbi ( che come si sa è piu’ importanre della discarica ). Ma c’è stato il tempo per un altro siparietto, messo su da Olimpieri che ha chiesto lumi su chi sia il capogruppo del PD. Prontamente il Presidente del Consiglio Frizza ha dato la linea : se non decide nessuno entro il 27 deciderà lui, per il piu’ anziano del PD.
Non cercate cosa ha detto Mariani. Era già sfinito per aver chiesto la sospensione del dibattito sulla discarica.
Politica Zero.
Del resto così doveva finire. Il lungo ciclo politico del Faraone era nato con la discarica. Il mio voto contro il primo conferimento extra bacino fu inutile sul finire degli anni ottanta. Come l'impegno serio e ricgoroso di Conticelli negli anni novanta. Era il tempo della giunta degli uomini e delle donne, quella che mise fine alla politica, dove contavano le “persone”. Il "maggioritario" con uomini soli al comando senza piu' controlli ne politici ne amministrativi.
Quel ciclo si è consolidato e poi è affondato con la discarica. Oggi la destra cerca di raccogliere il testimone e rinverdire i fasti della “monnezza”.
Non ha capito che un’epoca e finita, che il mondo è andato avanti e soprattutto che gli Orvietani hanno scoperto il giochino.
Sarà dura superare questo momento, perchè c’è una parte rilevante della Destra che è impegnata a dare continuità all’azione di governo della giunta Mocio ( e non solo per pagare le cambiali elettorali) mentre una parte dell’opposizione è impegnata a sostenere Concina.
Intanto i problemi marciscono.
Il PD sembra non aver ascoltato il campanello di allarme suonato da Germani con le dimissioni.
Ma presto sentirà le campane, se non cambia strada.
La cittadinanza è stanca dei giochi delle tre carte.
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Tony Concina
martedì 7 dicembre 2010
DIREZIONE PD ORVIETO: MARIANI TENTA DI RECUPERARE, FA PROPRIO IL DOCUMENTO DELL'OPPOSIZIONE INTERNA
Riunione scoppiettante della Direzione Comunale del PD di Orvieto che si ritrovava per la seconda volta, dopo il congresso, per la definizione degli organismi interni.
La prima riunione si era chiusa con un nulla di fatto perchè l'opposizione interna l'aveva disertata, accusando Mariani di non rispettare gli accordi pre congressuali. Ieri sera invece questa componente, che rappresenta il 50 % del partito, si è presentata con un documento firmato da Fausto Galanello, Giuseppe Germani, Cristina Croce, Andrea Scopetti, Umberto Fringuello, Massimo Stella, Donatella Belcapo, Maio Tiberi e Adriana Bugnini.
Il documento è una sintesi di quello approvato nei congressi dei circoli ma sottolinea l'esigenza di una maggiore autonomia del PD di Orvieto sia dal sistema politico-istituzionale nazionale che regionale.
Questa proposta ha raccolto un ampio consenso, tranne Marino Capoccia, Lamberto Custodi e Pierpaolo Vincenzi , che hanno espresso una forte contrarietà.
Come previsto sia la segreteria che la direzione è stata composta solo da sostenitori di Mariani, mentre l'opposizione interna è rimasta volutamente fuori.
Di seguito il testo integrale del documento :
Costruire la fiducia nel futuro, lavorare per rilanciare lo sviluppo e la qualità della vita a Orvieto.
Il lavoro che Bersani ed il Pd stanno facendo indica ciò che possiamo diventare: il grande partito riformista che i cittadini italiani vogliono ma ancora non hanno, la forza capace di unire il paese e il suo territorio e di portarlo nel XXI secolo, energia civile per arricchire la nostra democrazia, il fermento di una nuova cittadinanza.
A livello nazionale e cittadino, oggi, ci troviamo in una situazione molto difficile sia dal punto di vista amministrativo che di indirizzo politico. La società attuale, e con essa quella orvietana, è caratterizzata da un immobilismo disarmante, da una totale incapacità ad affrontare i problemi reali della società e da una dannosa mentalità distruttiva concentrata soltanto a disconoscere l’operato dei precedenti governi. La precarietà estremizzata, la disoccupazione e l’inoccupazione, il buio attraverso il quale i giovani intraprendono il loro percorso di studi e la totale mancanza di assistenza da parte delle Istituzioni descrivono il nostro Paese e le nostre città che, dati alla mano, scendono mese dopo mese nelle graduatorie europee. La qualità della vita, fiore all’occhiello dell’Italia di fine novecento, oggi risente pesantemente delle scelte politiche ed economiche della classe dirigente: stato sociale maltrattato, sanità ed istruzione in degrado, politiche ambientali inesistenti, crisi della vita urbana, privatizzazione del volontariato; la coesione sociale che ha tenuto unita la società italiana è a rischio. Il Partito Democratico deve farsi avanti e accollarsi la responsabilità della ricostruzione, deve comunicare ai cittadini che è finalmente un partito maturo e capace di guidare il pese e questa città verso giorni migliori.
La nostra città sta diventando la periferia di se stessa.
Il ruolo naturale di punto baricentrico dell’Italia centro-occidentale va via via indebolendosi a favore di un allontanamento sempre più marcato dalle dinamiche economiche, politiche e socio-culturali di questo territorio, ricco di identità, storia e occasioni da saper cogliere per far fronte alle nuove sfide federaliste e commerciali.
Emerge sempre di piu’ un aggregato conservatore e passivo, caratterizzato da rendite e privilegi che, inseguendo continue mediazioni al ribasso, di fatto, si oppone a ogni cambiamento in campo economico, sociale, civile e persino religioso.
Queste forze si sono sviluppate anche grazie alla mancanza di obiettivi e modelli di sviluppo che la politica non è stata in grado di indicare e ad una gestione amministrativa incapace di invertire la rotta che ha portato verso la crisi dell’intero sistema.
L’impianto economico basato sullo sviluppo sproporzionato dell’edilizia privata e delle attività estrattive, che ha caratterizzato il nostro territorio, ha favorito il formarsi di veri e propri monopoli in settori decisivi come quello viti-vinicolo, la progressiva deresponsabilizzazione delle banche per le sorti dell’economia locale e la svendita di tutti gli asset forti della città a partire dalla discarica.
Con questa eredità e su questa realtà siamo chiamati a rimetterci al lavoro, capaci della necessaria autocritica ma al tempo stesso coscienti di rappresentare una parte decisiva della società orvietana.
La parola d’ordine è AUTONOMIA.
Autonomia dal sistema politico istituzionale nazionale e regionale.
Autonomia dai condizionamenti delle forze economiche e dei “poteri forti”.
Ciò non significa solitudine ma, anzi, ricerca di nuova credibilità, autorevolezza e capacità di progettazione, di proposta e di innovazione attraverso le quali promuovere un’azione dal basso che inverta i processi decisionali di natura centralistica e ci permetta di tornare a confrontarci, con forza e dignità, in ambito provinciale, regionale e nazionale.
Il fallimento dell’attuale Giunta non è soltanto amministrativo, sancito dalle difficoltà a chiudere il bilancio 2010, ma soprattutto politico – istituzionale.
Le evidenti perplessità con cui abbiamo giudicato il tentativo del governo cittadino di chiudere il bilancio di quest’anno, viste le premesse quantomeno azzardate con le quali si è arrivati ad oggi (parcheggi, mattatoio, ex Piave …), ci spingono ad affermare che è giunto il momento di cambiare rotta, attraverso le dimissioni di questa amministrazione, per dare ad orvieto una guida rinnovata ed adeguata.
Per aprire un nuovo corso ci vuole un partito democratico diverso da quello che abbiamo conosciuto negli ultimi anni, pieno di ambiguità e doppiezze.
Nel congresso che si è svolto recentemente abbiamo approvato una proposta basata su tre principi guida:
- Unità
- Responsabilità
- Condivisione
Partendo da queste basi si può ricostruire la ricandidatura del partito democratico alla guida della città.
Per rendere credibile quest'obbiettivo abbiamo detto di lavorare in tre direzioni:
1.
Costruire un partito aperto alle forze migliori della città.
2.
Costruire una piattaforma politico programmatica capace di risanare i conti e creare nuove occasioni di sviluppo.
3.
Ricostruire un rapporto serio e costruttivo con la parte sana e produttiva della città e con le forze politiche del nuovo Ulivo.
Per questo riteniamo non più rinviabile l’apertura del Partito Democratico alle migliori qualità umane ed intellettuali che questa città esprime. Di pari passo proponiamo una conferenza programmatica, da tenersi entro il mese di gennaio, preparata con un confronto nei nostri circoli, con le altre forze del centro sinistra e con le forze economiche e sociali, che permetta al PD di arrivare a fare delle scelte chiare e decise e mettere in campo proposte credibili per la nuova sfida al governo della Città.
Orvieto, 6 dicembre 2010
La prima riunione si era chiusa con un nulla di fatto perchè l'opposizione interna l'aveva disertata, accusando Mariani di non rispettare gli accordi pre congressuali. Ieri sera invece questa componente, che rappresenta il 50 % del partito, si è presentata con un documento firmato da Fausto Galanello, Giuseppe Germani, Cristina Croce, Andrea Scopetti, Umberto Fringuello, Massimo Stella, Donatella Belcapo, Maio Tiberi e Adriana Bugnini.
Il documento è una sintesi di quello approvato nei congressi dei circoli ma sottolinea l'esigenza di una maggiore autonomia del PD di Orvieto sia dal sistema politico-istituzionale nazionale che regionale.
Questa proposta ha raccolto un ampio consenso, tranne Marino Capoccia, Lamberto Custodi e Pierpaolo Vincenzi , che hanno espresso una forte contrarietà.
Come previsto sia la segreteria che la direzione è stata composta solo da sostenitori di Mariani, mentre l'opposizione interna è rimasta volutamente fuori.
Di seguito il testo integrale del documento :
Costruire la fiducia nel futuro, lavorare per rilanciare lo sviluppo e la qualità della vita a Orvieto.
Il lavoro che Bersani ed il Pd stanno facendo indica ciò che possiamo diventare: il grande partito riformista che i cittadini italiani vogliono ma ancora non hanno, la forza capace di unire il paese e il suo territorio e di portarlo nel XXI secolo, energia civile per arricchire la nostra democrazia, il fermento di una nuova cittadinanza.
A livello nazionale e cittadino, oggi, ci troviamo in una situazione molto difficile sia dal punto di vista amministrativo che di indirizzo politico. La società attuale, e con essa quella orvietana, è caratterizzata da un immobilismo disarmante, da una totale incapacità ad affrontare i problemi reali della società e da una dannosa mentalità distruttiva concentrata soltanto a disconoscere l’operato dei precedenti governi. La precarietà estremizzata, la disoccupazione e l’inoccupazione, il buio attraverso il quale i giovani intraprendono il loro percorso di studi e la totale mancanza di assistenza da parte delle Istituzioni descrivono il nostro Paese e le nostre città che, dati alla mano, scendono mese dopo mese nelle graduatorie europee. La qualità della vita, fiore all’occhiello dell’Italia di fine novecento, oggi risente pesantemente delle scelte politiche ed economiche della classe dirigente: stato sociale maltrattato, sanità ed istruzione in degrado, politiche ambientali inesistenti, crisi della vita urbana, privatizzazione del volontariato; la coesione sociale che ha tenuto unita la società italiana è a rischio. Il Partito Democratico deve farsi avanti e accollarsi la responsabilità della ricostruzione, deve comunicare ai cittadini che è finalmente un partito maturo e capace di guidare il pese e questa città verso giorni migliori.
La nostra città sta diventando la periferia di se stessa.
Il ruolo naturale di punto baricentrico dell’Italia centro-occidentale va via via indebolendosi a favore di un allontanamento sempre più marcato dalle dinamiche economiche, politiche e socio-culturali di questo territorio, ricco di identità, storia e occasioni da saper cogliere per far fronte alle nuove sfide federaliste e commerciali.
Emerge sempre di piu’ un aggregato conservatore e passivo, caratterizzato da rendite e privilegi che, inseguendo continue mediazioni al ribasso, di fatto, si oppone a ogni cambiamento in campo economico, sociale, civile e persino religioso.
Queste forze si sono sviluppate anche grazie alla mancanza di obiettivi e modelli di sviluppo che la politica non è stata in grado di indicare e ad una gestione amministrativa incapace di invertire la rotta che ha portato verso la crisi dell’intero sistema.
L’impianto economico basato sullo sviluppo sproporzionato dell’edilizia privata e delle attività estrattive, che ha caratterizzato il nostro territorio, ha favorito il formarsi di veri e propri monopoli in settori decisivi come quello viti-vinicolo, la progressiva deresponsabilizzazione delle banche per le sorti dell’economia locale e la svendita di tutti gli asset forti della città a partire dalla discarica.
Con questa eredità e su questa realtà siamo chiamati a rimetterci al lavoro, capaci della necessaria autocritica ma al tempo stesso coscienti di rappresentare una parte decisiva della società orvietana.
La parola d’ordine è AUTONOMIA.
Autonomia dal sistema politico istituzionale nazionale e regionale.
Autonomia dai condizionamenti delle forze economiche e dei “poteri forti”.
Ciò non significa solitudine ma, anzi, ricerca di nuova credibilità, autorevolezza e capacità di progettazione, di proposta e di innovazione attraverso le quali promuovere un’azione dal basso che inverta i processi decisionali di natura centralistica e ci permetta di tornare a confrontarci, con forza e dignità, in ambito provinciale, regionale e nazionale.
Il fallimento dell’attuale Giunta non è soltanto amministrativo, sancito dalle difficoltà a chiudere il bilancio 2010, ma soprattutto politico – istituzionale.
Le evidenti perplessità con cui abbiamo giudicato il tentativo del governo cittadino di chiudere il bilancio di quest’anno, viste le premesse quantomeno azzardate con le quali si è arrivati ad oggi (parcheggi, mattatoio, ex Piave …), ci spingono ad affermare che è giunto il momento di cambiare rotta, attraverso le dimissioni di questa amministrazione, per dare ad orvieto una guida rinnovata ed adeguata.
Per aprire un nuovo corso ci vuole un partito democratico diverso da quello che abbiamo conosciuto negli ultimi anni, pieno di ambiguità e doppiezze.
Nel congresso che si è svolto recentemente abbiamo approvato una proposta basata su tre principi guida:
- Unità
- Responsabilità
- Condivisione
Partendo da queste basi si può ricostruire la ricandidatura del partito democratico alla guida della città.
Per rendere credibile quest'obbiettivo abbiamo detto di lavorare in tre direzioni:
1.
Costruire un partito aperto alle forze migliori della città.
2.
Costruire una piattaforma politico programmatica capace di risanare i conti e creare nuove occasioni di sviluppo.
3.
Ricostruire un rapporto serio e costruttivo con la parte sana e produttiva della città e con le forze politiche del nuovo Ulivo.
Per questo riteniamo non più rinviabile l’apertura del Partito Democratico alle migliori qualità umane ed intellettuali che questa città esprime. Di pari passo proponiamo una conferenza programmatica, da tenersi entro il mese di gennaio, preparata con un confronto nei nostri circoli, con le altre forze del centro sinistra e con le forze economiche e sociali, che permetta al PD di arrivare a fare delle scelte chiare e decise e mettere in campo proposte credibili per la nuova sfida al governo della Città.
Orvieto, 6 dicembre 2010
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