venerdì 2 aprile 2010
Michele Mezza: I GENDARMI DEI DUE BIDONI
Trovo interessante le considerazioni di Panebianco di ieri sul Corriere della Sera circa il voto. In particolare sulla facilità con la quale la Lega riesce a sostituirsi alla macchina PCI nel tessuto sociale organizzato in Emilia e in Toscana.
Questo rimanda ad una riflessione di fondo: oggi un radicamento diretto nel tessuto sociale produttivo, nel mondo del lavoro, dove ci porta? Ormai sono portato a pensare che la Lega sia l'unica risposta a questa domanda.
Un lavoratore che non ha più l'orizzonte di una trasfigurazione sociale, diciamo della rivoluzione, cosa deve sperare se non che la sua azienda,che l'imprenditore, che il suo territorio si possano sviluppare in modo da poter concorrere ad una spartizione di un insieme di risorse più consistente?
Questo sembra ora il meccanismo pervasivo che spinge la Lega ad insinuarsi in ogni anfratto sociale. Dalla Brianza, alla fascia pedemontana che scorre orizzontalmente lungo la fascia intermedia di Bergamo, Brescia, Verona, Vicenza e Padova, verso est, ed ora anche Novara, Cuneo, Alessandria e Torino, verso ovest. E ancora Piacenza, Parma, Reggio, Modena e Bologna a sud.
Questo ci dovrebbe finalmente far riflettere su quale sia oggi il radicamento sociale più coerente per una proposta culturale riformatrice e libertaria.
Io credo che il lavoro, inteso in senso tradizionale, l'insieme delle figure manifatturiere oggi abbiano mutato ruolo, segno ed ambizione. Non sono più agenti di una liberazione sociale. Sono fattori di una corporativizzazione moderna, di quel patto fordista che oggi spinge i territori a contendersi spezzoni di mercato.
I podromi di questo schieramento erano scesi nelle strade di Seattle, dieci anni fa, per ostruire i processi di globalizzazione. La Lega ne è l'erede e il propulsore. In Italia con Bossi, in Francia con Bovet, In Russia con Putin, in Inghilterra con Brown.
Questa a mio parere è la nuova geografia politica rispetto alla quale bisogna riqualificarsi.
La sinistra da che parte sta? Obama sta dalla parte di una competizione a tutto campo, a partire dal sapere. Anche se continua a dover tenere sotto controllo il mondo corporativo del lavoro industriale americano.
In Italia è singolare come la Lega presidi oggi due segmnenti dell'attività economica, entrambi protetti e finanziati dal pubblico: l'agricoltura e le imprese di trasformazione.
Dobbiamo capire che dinamica questi settori innestano: l'agricoltura è uno scandalo, succhia il 40% del bilancio europeo per sostenere i territori più ricchi del mondo (la Baviera, l'Olanda, le valli del Reno e della Moselkla e la Padania) per sbarrare il passo ai prodotti delle agricolture povere (nord africa e America Latina), che si vendicano esportando disperati che arrivano da noi.
Le aziende trasformatrici lavorano sotto costo con salari in nero (extra europei, o i salari ufficiali più bassi d'europa).
Possiamo essere anche noi i gendarmi di questi due bidoni? Non a caso se questo è il modello egemone è chiaro che la Lega che ne è il legittimo rappresentante vince.
Credo che si debba ripartire da qui, non dalla segreteria del PD e neanche dal suo gruppo parlamentare. Anche se poi lì bisognerà arrivare.
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