La nostra associazione rappresenta il sindacato dei giornalisti umbri ed ha condiviso da subito l’idea lanciata della Federazione Nazionale della Stampa di proporre alle forze sindacali e sociali una “manifestazione civica” - non solo di categoria - a sostegno della libertà dell’informazione, contro il tentativo di depotenziarne la funzione garantita dall’art. 21 della Costituzione. C’è un allarme che sta diventando molto alto nel Paese. Ne siamo consapevoli perché siamo coscienti di vivere una fase di grande delicatezza con attacchi senza precedenti. Come ricorda la Fnsi nel suo appello, non solo disegni di legge bavaglio ma anche azioni forti in sedi giudiziarie e manifestazioni pubbliche di ostilità verso giornali e giornalisti che hanno l’oggettivo risultato di costituire una minaccia per chi fa informazione ritenuta scomoda e per questo non gradita. La nostra categoria, assieme al mondo del lavoro ed alla società civile è chiamata, dunque, a scongiurare questo pericolo. Per questo c’è urgente bisogno di riassumere e promuovere la consapevolezza piena della funzione dell’informazione quale pilastro fondamentale di ogni democrazia; una funzione che, come sappiamo, è anche politica ma che non appartiene alla disponibilità del potere.
E proprio sul rapporto distorto tra potere e informazione che vorrei soffermarmi un attimo con due brevi riflessioni. Come è noto il 2008 ha visto la libertà di stampa diminuire in tutto il mondo e anche Paesi di consolidata democrazia come Italia (peraltro unico caso in Europa). È quanto ci dice il rapporto "Freedom of the Press 2009"di Freedom House uno degli osservatori più qualificati in questo campo.
Israele, Italia e Taiwan sono passati dallo status di "Paesi liberi" a quello di "Paesi parzialmente liberi", e questo peggioramento dimostra che «anche democrazie consolidate con media tradizionalmente aperti non sono immuni da restrizioni alla libertà», Il «problema principale dell’Italia», secondo i curatori del rapporto, è principalmente Berlusconi ma non solo Berlusconi. «Il suo ritorno nel 2008 ha risvegliato i timori sulla concentrazione di mezzi di comunicazione pubblici e privati sotto una sola guida», si legge nel documento. Altri fattori sono l’abuso di denunce per diffamazione contro i giornalisti e l’escalation di intimidazioni fisiche da parte del crimine organizzato”. Dunque non possiamo sottovalutare il fatto che certi comportamenti di aperta ostilità nei confronti della stampa libera che, Berluscuni ha portato agli estremi e che rappresentano senza dubbio una vera e propria emergenza democratica, non sono così lontani da certi atteggiamenti sempre più diffusi e praticati da poteri anche locali. Palesi o malcelate insofferenze, per certe inchieste o certi commenti rivolte ai “manovratori di turno possono” trasformarsi a volte di in vere e propri elementi di condizionamento e contrazione degli spazi democratici di espressione. Ad esempio l’azione del capo del Governo, volta a intimidire gli organi informativi attraverso l’uso della querela, così come è successo per i casi di Repubblica e l’Unità, è ormai una prassi consolidata con cui i giornalisti “con la schiena dritta” devono fare i conti molto spesso. Le querele a volte sono legittime, ma ormai e’ accertato anche dallo stesso Ordine dei giornalisti che la querela viene spesso usata come strumento di intimidazione nei confronti del giornalista e quindi dell’informazione libera. Soprattutto se fai certi nomi, se approfondisci certi argomenti…se sfiori cordate economiche o entità di un certo peso. E inoltre; Berlusconi agli imprenditori riuniti a Santa Margherita Ligure , qualche settimana fa, ha intimato di togliere la pubblicità ai media catastrofisti. ''Bisognerebbe - ha detto - non avere ogni giorno sinistra e media che cantano la canzone del disfattismo e del catastrofismo'', ''Anche voi - ha aggiunto rivolgendosi alla platea - dovreste operare: anzi dovreste fare di più, non date pubblicità a chi si comporta così''. Detto da un capo del Governo è davvero il segno di una inciviltà politica che non si cura di rispettare i ruoli e le prerogative costituzionali. Ma non possiamo non vedere che da tempo il condizionamento economico delle testate è un altro capitolo fondamentale per la sopravvivenza e la libertà di espressione dei giornali. E così mi è capitato di venire a conoscenza, durante il mio percorso professionale, che anche certi amministratori, non lontano da qui, in camera caritatis chiedono alle aziende di riferimento di non fare contratti con quel giornale o di ridurre la pubblicità per quel periodico un po’ troppo scomodo.. con la speranza che prima o poi chiuda i battenti. Questi atteggiamenti non hanno purtroppo colore politico e purtroppo sembrano fare parte di una certa idea di potere refrattario alle critiche e al confronto democratico. C’è l’emergenza Berlusconi, certo, ma dobbiamo fare conti con una certa mentalità “berlusconiana” che si sta facendo avanti e che dobbiamo contrastare. E’ quella idea di potere che pensa ad una stampa adulatoria, indulgente e facilmente orientabile e ne fa solo una questione di prezzo. E’ sempre più diffusa l’idea che si possa arrivare ad ammorbidire o addirittura “comprare” un giornalista, un caporedattore ma anche un intero giornale, se si hanno le possibilità. Berlusconi indubbiamente in questo ha fatto scuola ma c’è chi , fatte le debite proporzioni, tende ad imitarlo troppo spesso anche su un piano locale. Per questo è necessario manifestare per la libertà di stampa e farlo con convinzione e con la consapevolezza che è imprescindibile risolvere questioni di sistema come quella del conflitto d’interesse, così come richiama la Raccomandazione n.2 del 2007 del Consiglio d’Europa, che chiede agli Stati membri di porre, mediante leggi appropriate,<
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