giovedì 3 settembre 2009

Pd diventi protagonista di una riscossa civica - Intervista a Pier Luigi Bersani su Panorama



L'infanzia al distributore di benzina del padre. Le tensioni con i cattolici: prima i genitori, oggi Franceschini e Binetti. Il favorito alla segreteria dei democratici parla a tutto campo. E si indigna: "Non sono il burattino di D'Alema".

Inizia così l'intervista a Pier Luigi Bersani di Luca Telese, pubblicata dal settimanale Panorama.

La prima sorpresa è appena entri. Pier Luigi Bersani, nel comitato in piazza Santi Apostoli a Roma, lo trovi all'ingresso, in una stanza ritagliata con due vetrate in un corridoio cieco.
Nella sala più bella ci sono i volontari. Una trovata d'immagine? O una scelta simbolica, il ritorno al prevalere del partito sul leader?
Bersani sorride, allaga le mani come per disegnare i confini vagamente angusti del suo ufficio, scherza: "C'è chi sogna il loft. Io che ho spirito di servizio, sto in portineria, eh, eh".

Vai a trovarlo per capire chi è l'uomo che secondo i pronostici sarà il nuovo segretario del Pd, con quale linea vuol vincere, cosa pensa dei suoi avversari e del governo a cui si oppone. A metà intervista, quando gli dici che nel taccuino si è stampata la terza frase proverbiale ("La lama si affila sul sasso"), scoppia a ridere: "Lo so, il bersanese io parlerò così".

D - Onorevole Bersani, cominciamo dalla sua famiglia. Sembra che lei la nasconda...

R - Niente affatto. Ho una moglie, Daniela: lavora in una farmacia comunale. Ho due figlie, Elisa e Marherita, che sono il mio spazio privato e se possibile sacro. Elisa studia storia medievale, Margherita fa lo scientifico. Non le ho mai esposte, e non lo farò certo adesso.

Elisa ha 25 anni, Margherita 17: l'età in cui si formano le idee. Che pensano del suo mondo?

(Sorride, gira gli occhi, sospira) Mi pare che siano...un po' più a sinistra di me.

Con Daniela da quanto state insieme?

Da quando avevo 18 anni. Sono del 1951, faccia lei.

Siete sposati in Chiesa?

Oh certo!

Ma se lei passa per quello che rivuole fare il partito dei mangiapreti!

Veramente sono un ragazzo cresciuto in oratorio, al punto che il mio primo sciopero, sempre scherzando, l'ho fatto da chierichetto. I miei erano, diciamo, gente di parrocchia.

Il parroco che dice della sfida?

Si chiamava don Vincenzo Calda, gli ho voluto un gran bene, purtroppo non c'è più.

La sua non era una famiglia politicizzata?

Ma figurarsi...Mio padre e mia madre votavano Dc e il mio paese, Bettola, era bianco, bianchissimo.

I suoi cosa dicevano del suo stare nel Pci?

Mia madre, curiosamente, la stessa cosa di Fedele Confalonieri: "Un bravo ragazzo, peccao che sia di sinistra". Però escludo che si siano parlati.

Suo padre invece era meccanico e aveva una pompa di benzina.

Ci ho lavorato anche io.

Per davvero, o lo dice per fare immagine da "working class hero"?

Pomeriggi, domeniche, sole, pioggia. Vuole un aneddoto?

Prego.

Una volta al ministero con una delegazione dei sindacati dei benzinai. Era gente esperta di trattative, c'era un momento difficile, mi sparavano addosso...A un certo punto io faccio: “Ohé, mi sa che intorno a questo tavolo l’ultimo che ha servito a una pompa sono io

Anche Gianfranco Fini, come lei, aveva un padre benzinaio. Lo sapeva?

No. Ma allora doveva essere dell’Agip.

E come mai?

Perché noi eravamo della Esso. Sa anche lì c’è il bipolarismo, eh, eh.

I suoi saranno stati contenti quando è passato dal movimentismo in Avanguardia operaia al Pci.

Macché, il contrario. Finché parlavo male del partito, anche da movimentista, andava tutto bene. Quando ci sono entrato si sono preoccupati. Ci siamo riconciliati con l’Ulivo.

Walter Veltroni dice di non essere mai stato comunista.

Lo so, ma non capisco cosa voglia dire. Io ero un comunista emiliano, certo, italiano. Ma ero comunista, non c’è dubbio.

Mai tifato Urss?

Guardi, per la mia identità contava molto di più Novecento di Bernardo Bertolucci che la corazzata Potëmkin di Ejzenstejn.

E adesso, da Umberto Bossi a Maurizio Sacconi, molti a destra dicono: “Per noi meglio Bersani”. La preoccupa?

In questo sono all’antica: il rispetto degli avversari mi pare una cosa bella.

Quando lei ha detto "’sto Berlusconi qui” era uno sfottò oppure bersanese?

(Ride) Nessuna ingiuria. Bersanese puro.

Ma come nasce questa lingua?

(Sospira) Senta, io negli anni Settanta parlavo in un modo che oggi mi fa quasi schifo: antagonismo, contraddizioni di classe…Era ostrogoto. Ho fatto uno sforzo, adesso credo nella nobiltà della metafora e alla bellezza dell’esempio.

Ovvero?

Se spiegando perché le proposte di Roberto Calderoli non mi vanno mi viene da dire "è come un maiale fatto tutto di prosciutti", mi sembra una sintesi efficace.

E se le dicono che lei è il burattino di Massimo D’Alema si arrabbia? E quando Franceschini spiega che non può fa tornare quelli di prima, cioè lei e D’Alema?

Prima c’eravamo tutti. E tutti gli ultimi segretari di Ds, Margherita e Pd sono tutti con Franceschini.

Franceschini dice che lei ha idee vecchie.

Sa, chi è nuovo e chi è vecchio non lo decidiamo io o lui, ma la storia.

Sul suo avversario non si scompone…

Se sono chiacchiere, mi importa poco. Se si parla di fatti, eccoli: io ovunque sia andato, dalla regione al governo, ho innovato.

Il suo Pd non sarà un Pds mascherato?

Macché. Dico in tutta Italia che dovrà essere il partito delle liberalizzazioni e non del liberalismo. Io voglio li-be-ra-liz-za-re.

Lei ha detto che da leader non potrà fare a meno della parola sinistra. Ma allora Franceschini è di centro?

(Altro sorriso) Glielo chieda. Io penso che dovrebbe dichiararsi di sinistra pure lui. Sinistra ha un senso, è un’idea. Già una parola come centrosinistra è un toponimo, una cosa difficile da spiegare.

Lei ha paragonato il suo ideale di partito prima a una bocciofila e poi all’Avis. Non sono immagini accattivanti.

Era per spiegare che il tuo scopo deve essere fuori di te, il bene del Paese. Io voglio che il Pd diventi protagonista di una riscossa civica.

Siete figli del Pci o della Dc?

L’ho già detto: mi sento figlio di una cultura che viene da più lontano. Una cultura non statalista ma solidarista. Ma sto anche facendo uno strappo, perché non giro lo sguardo indietro.

Si sente socialdemocratico?

Non lo considero un insulto. Ma il mio ideale è una cosa diversa. Forse dovrei costruire una parola nuova partendo dall’idea della solidarietà e da quella della libertà.

L’opposizione deve essere più dura?

Di sicuro più combattiva, per me. Ma deve essere chiaro che l’obiettivo è sempre un’alternativa di governo.

Deve essere antiberlusconiana?

Non credo alle diversità antropologiche e alle ideologie, soprattutto alle definizioni per negazione. Quando spiego che non sono antiberlusconiano, e qualcuno protesta, spiego che cosa per me non va in lui.

E cioè?

Siamo al riassunto di un ciclo di 15 anni. Per 10 ha governato il Cavaliere, e gli italiani lo hanno fatto governare. Se si tirano le somme, si scopre che paghiamo più tasse e che abbiamo meno crescita di quando è arrivato Berlusconi.

I leghisti sono barbari?

Non ho mai pensato che siano quelli con l’elmo di Asterix. Vado sempre alle loro feste, li prendo sul serio, ma, se serve, gliele canto anche.

E cioè?

Il mio riformismo padano ha prodotto gli asili nido migliori d’Europa, i consorzi, l’urbanistca…E il loro?

Lei è così padano che non vuole il dialetto a scuola?

Dopo che si è imparato l’italiano mi sta bene tutto. Dopo, però.

E le gabbie salariali?

In parte il divario era un problema di tutti. Poi la questione Nord-Sud ha preso il monopolio del divario e la politica per tre decenni ha mostrato di volerlo contrastare, senza peraltro riuscirci. Adesso pare lo si voglia interpretare. Si inventano leghe territoriali e si battere la palla con parole vecchie e inutili come agenzia, cassa, comitato…

Molti ex diessini dicono: voto Ignazio Marini perché sui temi della laicità è meno generico di Bersani.

Non sono affatto generico.

Facciamo un test. Fine vita?

Come muoio io non possono deciderlo Maurizio Gasparri e Gaetano Quagliariello.

Carina, ma chi deve decidere?

Il paziente, il medico, la famiglia…La soluzione deve essere umana, non burocratica, e nessuno ti può attaccare a una macchina se non vuoi.

E i diritti degli omosessuali?

Visto il clima che viviamo, e tutte le aggressioni, credo che i tempi siano maturi per una legge contro l’omofobia.

E le unioni civili?

Le considero un fattore minimo di civiltà.

Molti elettori sono rimasti delusi perché in Parlamento, a partire dal caso Englaro, nel Pd c’erano dieci posizioni diverse.

Hanno ragione. E se vincerò io girerò la ruota.

Cioè mettere dei limiti ai cattolici?

No, su questi temi è sbagliato dire che la divisione sia tra laici e cattolici. Nella mia mozione ci sono cattolici come Enrico Letta e Rosy Bindi, che scrisse proprio la legge sui Dico, trovando un difficile punto di equilibrio in Parlamento.

Lo avevate trovato, è vero, ma poi saltano fuori la posizione prevalente, la posizione di minoranza, quella dei teodem…

Non si può accettare che a furia di annacquare l’acqua il vino non ci sia più.

Ovvero?

Se fai il parlamentare del Pd, non puoi decidere solo in nome della tua coscienza. E quindi deve essere chiaro che se vuoi aderire a un gruppo, su certi temi, il principio di maggioranza deve essere rispettato anche al momento del voto. Non è possibile che tutti facciamo come ci pare.

Con la Chiesa che rapporto avrà?

Spero ottimo. Oggi sta venendo al pettine quello tra la Chiesa e il centrodestra. Il governo ha cercato di intrecciare relazioni che spesso si sono rivelate utilitaristiche e strumentali. Adesso si avverte un forte disagio nell’opinione cattolica per la doppia morale che spesso emerge dietro queste campagne.

Ma perché dovrebbero scegliere Pd, i cattolici?

Il nostro atteggiamento sarà chiaro. Saremo per rigore e sobrietà nell’azione di governo. Saremo attenti al sociale e alla sussidiarietà. Interpreteremo la laicità con responsabilità della politica. Certamente vogliamo un’evoluzione nel campo dei diritti civili e una buona regolamentazione del rapporto tra scienza, tecnica e vita

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