mercoledì 15 luglio 2009

Analisi voto in Umbria, Gianluca Rossi (Pd): “Non intercettati i ceti popolari ed emergenti”




Le elezioni europee ed amministrative hanno messo in evidenza un arretramento del Partito democratico anche nella nostra regione. L’Umbria ha visto passare al centrodestra diversi Comuni e il Pd ha perso un numero cospicuo di consensi nelle votazioni per il Parlamento europeo.

Ne parliamo con Gianluca Rossi, capogruppo del Partito democratico in Consiglio regionale dell’Umbria.

Consigliere, la nostra Regione non può considerarsi “meno rossa”?

“Se per ‘meno rossa’ si intende la capacità e la propensione all’innovazione e la qualità della nostra cultura di governo, penso di sì. Il quadro politico che emerge dalla recente tornata elettorale va analizzato sotto diversi aspetti. Per quanto riguarda le Province e i loro capoluoghi i cittadini hanno dimostrato di saper riconoscere l’autorevolezza e la capacità delle persone messe in campo dalle coalizioni di centrosinistra. Il Partito democratico per primo ha scelto figure di alto spessore che riunivano in sé competenza, conoscenza del territorio e dei suoi abitanti, ma anche un connotato di innovazione facilmente percepibile. Il centrodestra anche questa volta non ha trovato personalità all’altezza del compito. Fatta questa premessa le criticità incontrate sono sotto gli occhi di tutti e ci fanno dire che in Umbria si è aperta una fase complessa e dall’esito imprevedibile.
Criticità nel centrosinistra e nel Pd.
Per esempio quali?
Il numero di centri minori che il centrodestra ha conquistato sono più di un campanello d’allarme, soprattutto se si va oltre le cifre e le dimensioni e ci si limita a considerare il peso di quei territori nell’economia della Regione.
Bastia Umbra, Orvieto, Torgiano, Gualdo Tadino e Montefalco – insieme a Deruta, Assisi e Todi già persi in passato – hanno qualcosa che le accomuna: sono realtà tra le più dinamiche dell’Umbria. Sono in genere territori con un reddito procapite superiore alla media regionale e sono sede di quel modello produttivo emergente. In altre parole il centrosinistra sembra entrare in crisi laddove pubblico impiego e grande industria non sono trainanti, ed emerge invece un’economia dinamica di piccole e medie imprese. E qui è riscontrabile il deficit del Pd: il Partito si è dato un’impronta d’innovazione, ma non ha saputo cogliere consensi proprio lì dove l’innovazione è più di casa”.
Quali gli errori commessi dal Partito democratico in Umbria?
“Se si centrano attitudine e programmi su un profilo riformista ed innovatore, ma si perde nei luoghi dove i processi di innovazione e trasformazione sono un momento importante, un problema c’è. Anzi più di un problema, soprattutto a livello regionale, visto che in altre aree d’Italia si è riscontrato un effetto opposto. Basta prendere il Nord-Est, una delle realtà più avanzate del paese. Là il Pd ha tenuto nonostante la Lega Nord, mentre da noi – nelle aree economicamente più dinamiche – ha ceduto pesantemente il passo. Questo significa che in Umbria il messaggio di una politica moderna e riformista non siamo stati in grado di veicolarlo e rappresentarlo"
Perché il messaggio di un partito che premia l’innovazione ed è vicino ai ceti emergenti non è passato?
L’errore di fondo è stato – fin dall’inizio – confondere innovazione e nuovismo. Non basta l’emergere di figure ‘nuove’ rispetto ai gruppi dirigenti tradizionali per innescare un avvicinamento con la rete sociale ed economica più dinamica. Anzi paradossalmente questa volontà di ‘distacco dal passato’, spesso accompagnata da un alto tasso di approssimazione, ha creato nei ceti emergenti l’effetto opposto a quello da alcuni auspicato. Il deficit sta nella proposta politica”.
Nell’Umbria di oggi l’alternativa di governo tra centrodestra e centrosinistra è ormai realtà?
Se non si inverte il senso di marcia sì. E comunque l’alternanza di governo non può essere una giustificazione a posteriori per il Pd e per i suoi alleati. Questa volta, più che il progetto, ad aver tenuto è stata una classe dirigente in genere molto più affidabile di quella di cui dispone il centrodestra. Gli umbri sanno che in termini di competenza, autorevolezza e vicinanza ai problemi della gente, il centrosinistra è nettamente superiore. Quello che non riconosce più è la qualità del progetto politico che fa da cornice a questa classe dirigente”.
Cosa dovrà fare secondo Lei il Partito democratico per riacquistare il consenso perduto?
Il Pd è ancora in tempo per ritrovare a pieno il senso della sua missione, le ragioni profonde che hanno portato alla sua nascita. Deve dialogare e rappresentare sempre di più i ceti popolari e quelli produttivi, mettendo al bando la facile strada del ‘nuovismo dell’ultima ora’, individuando strumenti più seri per la selezione della sua classe dirigente e mettendo in campo canali di dialogo stabili e permanentemente aperti con chi impersona davvero quell’innovazione, evitando di dare l’idea di predicarla più che realizzarla”.

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