venerdì 24 luglio 2009
I Cristiano sociali aderiscono alla mozione di Bersani
LETTERA APERTA A PIER LUIGI BERSANI
Caro Pier Luigi,
noi Cristiano sociali siamo per un congresso di fondazione del Pd che parli al Paese. Per questo sosteniamo la tua candidatura con un consenso largo del nostro Consiglio Nazionale.
Siamo convinti che le tue sperimentate capacità dirigenti e le tue proposte potranno garantire al Pd la forte discontinuità di linea e di conduzione che oggi è necessaria. Con te scegliamo un leader per il partito non un partito per il leader. Un partito democratico e riformista, radicato e popolare.
Ti scegliamo anche perché ti sappiamo attento a coltivare la memoria delle radici come risorsa di un nuovo slancio verso il futuro. Con la tua segreteria il Pd può tornare ad essere il figlio legittimo dell’Ulivo e della sua ispirazione di fondo: unire forze diverse attorno ad un programma per riformare il Paese. Senza pretese di autosufficienza.
Questo congresso è davvero decisivo: se non darà risposte adeguate ai problemi del paese, se non si farà capire dagli italiani, potrebbe anche aprire la strada al fallimento del progetto politico del Pd.
Questa è la posta in gioco. E per questo serve una leadership in grado di ridare al partito lo slancio di un processo costituente dichiarato troppo prematuramente concluso.
Il nostro sostegno dunque non nasce da una pregiudiziale di appartenenza: siamo con te ma non ci sentiamo contro altri. Il rapido irrigidirsi del partito in correnti sa più di vecchie derive che di nuovi percorsi: noi non aderiamo ad alcuna corrente né intendiamo farlo. La nostra proposta è anzi che il Congresso superi le correnti, legittimando come soggetti della democrazia interna le aggregazioni costituite a sostegno delle mozioni congressuali ed alimentando il pluralismo del partito con il contributo riconosciuto di associazioni e fondazioni culturali.
La presenza di più candidati è una ricchezza. Purché il confronto sia leale, civile, costruttivo. Conosciamo bene e stimiamo Franceschini e Marino ai quali ci unisce anche il comune riferimento alla fede cristiana. Noi, però, non siamo nel Pd per scegliere in base a richiami identitari o vicinanze di percorso. Il pluralismo delle storie e delle culture politiche è una grande risorsa del partito. E noi siamo fieri di portare nella comune avventura i valori e la realtà del cristianesimo sociale e del riformismo cattolico. Non per imbalsamarli in una identità ma per metterli in gioco in una nuova sintesi rivolta al futuro.
Compito del congresso è correggere gli errori della fase costituente e portare a sintesi questo pluralismo attorno ad una linea politica utile all’Italia. Dobbiamo fare chiarezza per unire, non per esasperare personalismi e diversità.
Abbiamo sostenuto la candidatura di Veltroni a segretario. Tu sai che però abbiamo vissuto con disagio crescente e poi con critica aperta la linea politica assunta dopo le primarie. Non abbiamo condiviso né la concezione personalistica del partito e della democrazia interna, né l’interpretazione della vocazione maggioritaria come pretesa di autosufficienza nel contesto di una irrealistica concezione bipartitica del sistema politico italiano.
Dopo la sconfitta subita alle politiche, era necessario un cambiamento di rotta per ridare slancio al progetto democratico. Non è stato fatto. Ed ora facciamo i conti con un nuovo, pesante insuccesso.
Franceschini è un amico al quale ci legano molte cose: per un tratto di strada ha condiviso l’esperienza dei Cristiano Sociali. Avvertiamo, tuttavia, che oggi la sua proposta non sarebbe in grado di garantire un vero mutamento di rotta. Quando ha assunto la segreteria dopo l’abbandono di Veltroni, ne abbiamo apprezzato il coraggio e la responsabilità. Dario ha fatto del suo meglio, in questi mesi, per tenere unito il partito e limitare i danni. E in parte c’è riuscito.
Il suo ricandidarsi alla segreteria, però, ci ha sorpreso. Anche per lo stile con cui l’ha fatto. L’aver cavalcato all’esordio, in modo aggressivo e poco credibile, la discriminante tra vecchio e nuovo non
ha certo favorito un clima costruttivo. Cercare consensi su pregiudiziali di questo tipo può servire per giocare il popolo delle primarie contro il popolo degli iscritti ma non aiuterà il congresso a trovare coesione e nuovo orientamento. Quando si esagera nel proiettare sugli elettori la competizione interna, si alimenta una conflittualità esasperata e si rende confuso e poco leggibile il profilo del partito agli occhi dei cittadini.
Solo una forzatura, caro Pierluigi, può dipingerti come uno che coltiva la nostalgia del passato. Tu sei ben consapevole che il partito e il suo gruppo dirigente debbono rinnovarsi. Il problema è decidere in quale direzione. Non tutto ciò che è nuovo è anche giusto e politicamente efficace. Il partito soffre perché l’innovazione sin qui introdotta è insufficiente e, su molti punti, sbagliata.
Con Marino abbiamo molte ragioni di vicinanza. Con lui condividiamo il valore centrale della laicità democratica. La sua candidatura può contribuire a qualificare il dibattito sui temi eticamente sensibili. E sarà tanto più vero se saprà resistere a chi vuole spingerlo verso accentuazioni laiciste o verso il nuovismo ideologico.
Con lui si propone al vertice del partito una persona non gravata da precedenti responsabilità. Proprio questa novità, tuttavia, rende meno dimostrata la sua capacità di condurre il Pd in uno scenario sociale e politico così difficile.
La nuova leadership dovrà saper innovare con coraggio; ma dovrà anche avere lungimiranza, capacità di ascolto, spirito unitario. Dovrà riuscire a tenere insieme chi proviene da lunghi tragitti e chi è mosso dalla passione di un recente accostamento alla politica. Dovrà valorizzare nuove energie giovani e competenti, esponenti di esperienze significative della società civile. Purché non pretendano di iscriversi direttamente alla segreteria del partito sol perché abili nel cercare visibilità e a navigare nella rete. Il Pd a vocazione maggioritaria non può procedere per forzature che avvicinano alcuni ma allontanano altri e alla fine assottigliano il consenso al partito.
Per un tale compito non basterà un uomo solo al comando. Occorre formare una squadra non improvvisata che non sia al servizio del leader ma del progetto. E servirà la capacità di farla lavorare in modo corale, dentro una cultura della decisione che conosca davvero il senso della corresponsabilità e della verifica democratica.
Sono queste, caro Bersani, le ragioni politiche che ci spingono a sostenerti. E a qualificare, com’è nostro costume, il sostegno alla tua candidatura sul terreno dei contenuti. Ti uniamo, a questo proposito, il documento dei Cristiano sociali. Abbiamo cercato di dare il nostro contributo alla tua Mozione. La condividiamo in larga parte. La troviamo però ancora insufficiente su alcuni tratti importanti della nostra cultura politica: la rilevanza pubblica delle fedi religiose, la centralità del sostegno alla famiglia nelle politiche di welfare, la portata della questione morale nella riforma della politica, l’urgenza di misure efficaci di contrasto delle povertà. Siamo sicuri che sarai disponibile a confrontarti nuovamente con noi su questi temi lungo il percorso congressuale, anche per favorire il dialogo con il mondo associativo che costituisce la nostra naturale area di riferimento.
Per parte nostra, ci disponiamo a lavorare – nelle forme che insieme definiremo – per rendere operativa e visibile, anzitutto nei territori, la nostra partecipazione alla campagna congressuale.
Roma, 22 luglio 2009 Mimmo Lucà
Coordinatore Nazionale dei
Cristiano Sociali
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