venerdì 24 luglio 2009
"Veltroni ha ucciso il PD"
Con tre mosse Walter Veltroni ha dato scacco matto al «suo» Pd e ha confezionato il proprio suicidio politico. È lui il responsabile della «morte» della «più grande intuizione politica degli ultimi vent'anni». Non va per il sottile Pierluigi Bersani, candidato alla segreteria nazionale del Partito Democratico, nella prima delle tredici cartelle della sua mozione congressuale dal titolo Per l'Italia.
Con toni quasi processuali Bersani elenca i tre capi d'accusa per l'ex segretario Walter Veltroni: «La vocazione maggioritaria si è ridotta alla scorciatoia del nuovismo politico; invece di fondare un partito mai visto nella storia italiana si è preferita la suggestione mediatica al rinnovamento della cultura politica; dopo aver invocato la partecipazione popolare alle primarie e aver ottenuto la risposta formidabile di oltre tre milioni di cittadini, non si è riuscita a costruire un'organizzazione plurale e aperta in grado di coinvolgerli». «All'indomani delle primarie abbiamo deluso sia chi era legato a forme di militanza più tradizionali, sia chi si aspettava nuove forme di partecipazione politica».
Un'arringa finale che, per Bersani, può avere solo un verdetto: colpevole, «abbiamo disperso un tesoro immenso». E proprio dalle primarie bisogna ripartire, secondo il candidato leader del Pd, per riavvicinare il popolo di sinistra ad un partito che affondi le radici nell'Ulivo. Un partito che faccia dimenticare il veltronismo ereditato da Franceschini: «La sovranità appartiene agli iscritti. Le primarie vanno rese più efficienti superando meccanismi di "doppia legittimazione" e rendendo più chiaro il meccanismo di partecipazione. L'Albo degli elettori deve essere pubblico e certificato».
Nella sua mozione Bersani critica anche la politica delle alleanze che ha visto l'allontanamento delle parti più radicali della sinistra: «C'è un vasto campo di forze di sinistra, riformiste, laiche e ambientaliste che ha cominciato ad unificarsi e al quale è giusto guardare con attenzione. La vocazine maggioritaria non significa rifiutare le alleanze, ma, al contrario, renderle possibili». E proprio in termini di alleanze si è espresso ieri il bersaniano Enrico Letta che auspica la possibilità di chiudere accordi anche con l'Udc. Quello che Bersani vuole dunque non è un partito nuovo, ma la ripresa di un progetto che in realtà, secondo il candidato alla segreteria, non è mai stato avviato: un partito laico, popolare e riformista che punti sulla «green economy» e allontani «quel "pensiero unico" neoliberalista che ha influenzato anche tanti riformisti». Entro oggi i candidati alla segreteria dovranno depositare i loro documenti politici: chissà se Franceschini nella mozione che depositerà replicherà alle accuse del suo collega di partito.
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