mercoledì 30 settembre 2009

Il voto in 6.095 congressi dei Circoli Pd


Congresso, i dati aggiornati


Hanno votato in 385.117: Bersani 216.130, Franceschini 137.172, Marino 29.303La “Commissione nazionale per le elezioni del 25 ottobre” rende noti i risultati relativi a 6.095 congressi che hanno interessato 675.705 iscritti pari all’81,9% del totale nazionale degli iscritti al Partito Democratico. Si tratta dei risultati trasmessi, alla data di oggi, dalle organizzazioni locali del PD.Votanti 385.117 pari al 56,99% degli iscritti aventi diritto.Voti validi 382.605Pier Luigi Bersani 216.130 voti pari al 56,49%Dario Franceschini 137.172 voti pari al 35,85%Ignazio Marino 29.303 voti pari al 7,66%Questi dati (385.117 votanti) confermano una straordinaria partecipazione delle iscritte e degli iscritti che per la trasparenza, la qualità democratica del dibattito politico e la diffusione territoriale, non ha eguali nel nostro Paese e non solo. Questa partecipazione è anche un segnale incoraggiante per le primarie del 25 ottobre.La Commissione nazionale rende pubblici, a questo prposito, i dati trasmessi relativi alle singole regioni. La prossima comunicazione avverrà sulla base dei risultati definitivi certificati dalle commissioni provinciali per il congresso.

domenica 27 settembre 2009

Orvieto: vince Bersani. Buona affermazione di Marino. Crolla Franceschini




I congressi del Pd di Orvieto hanno ormai interessato oltre il 80% degli iscritti e la mozione Bersani si avvia verso la vittoria. Nei 6 comuni dell'orvietano dove già si è votato (Montegabbione, Castelviscardo, Allerona, San Venanzo, Baschi, Montecchio e Porano) Bersani ha il 57,90 % Franceschini il 23,59 % e Marino l'18,4 %. Ad Orvieto si sono già espressi 9 circoli su 10 ; rimane solo Sugano. Bersani ha il 59,42, Franceschini il 24,43% e Marino il 14,14%. Anche a livello provinciale e regionale siamo sulle stesse percentuali con Bersani/Bottini attorno al 54%. Entro mercoledì 30 settembre 2009, si concluderanno tutti i congressi di circolo ed avremo i dati definitivi.

venerdì 25 settembre 2009

Roberto Vecchioni per Bersani




"Credo in lui, nella sua concretezza e nel suo pragmatismo".
"Penso che sia la persona giusta. Dovrà convincere gli elettori che il Pd è una cosa seria". Lo ha detto Roberto Vecchioni, in relazione a Pier Luigi Bersani e alla sua candidatura a segretario del Partito Democratico, in un'intervista a L'Unità. "Per farlo - ha osservato il cantautore milanese - dovrà agire più che parlare e soprattutto riconquistare la presenza della base, scendere tra la gente, o meglio, partire dalla gente. In Italia abbiamo centinaia di associazioni: perchè non cercare - si è chiesto Vecchioni - un collegamento diretto con questo mondo dell'associazionismo così vitale e capillare nel nostro Paese ?".

giovedì 17 settembre 2009

LIBERTA’ DI INFORMAZIONE – Intervento di Andrea Baffoni Associazione Stampa Umbra





La nostra associazione rappresenta il sindacato dei giornalisti umbri ed ha condiviso da subito l’idea lanciata della Federazione Nazionale della Stampa di proporre alle forze sindacali e sociali una “manifestazione civica” - non solo di categoria - a sostegno della libertà dell’informazione, contro il tentativo di depotenziarne la funzione garantita dall’art. 21 della Costituzione. C’è un allarme che sta diventando molto alto nel Paese. Ne siamo consapevoli perché siamo coscienti di vivere una fase di grande delicatezza con attacchi senza precedenti. Come ricorda la Fnsi nel suo appello, non solo disegni di legge bavaglio ma anche azioni forti in sedi giudiziarie e manifestazioni pubbliche di ostilità verso giornali e giornalisti che hanno l’oggettivo risultato di costituire una minaccia per chi fa informazione ritenuta scomoda e per questo non gradita. La nostra categoria, assieme al mondo del lavoro ed alla società civile è chiamata, dunque, a scongiurare questo pericolo. Per questo c’è urgente bisogno di riassumere e promuovere la consapevolezza piena della funzione dell’informazione quale pilastro fondamentale di ogni democrazia; una funzione che, come sappiamo, è anche politica ma che non appartiene alla disponibilità del potere.
E proprio sul rapporto distorto tra potere e informazione che vorrei soffermarmi un attimo con due brevi riflessioni. Come è noto il 2008 ha visto la libertà di stampa diminuire in tutto il mondo e anche Paesi di consolidata democrazia come Italia (peraltro unico caso in Europa). È quanto ci dice il rapporto "Freedom of the Press 2009"di Freedom House uno degli osservatori più qualificati in questo campo.
Israele, Italia e Taiwan sono passati dallo status di "Paesi liberi" a quello di "Paesi parzialmente liberi", e questo peggioramento dimostra che «anche democrazie consolidate con media tradizionalmente aperti non sono immuni da restrizioni alla libertà», Il «problema principale dell’Italia», secondo i curatori del rapporto, è principalmente Berlusconi ma non solo Berlusconi. «Il suo ritorno nel 2008 ha risvegliato i timori sulla concentrazione di mezzi di comunicazione pubblici e privati sotto una sola guida», si legge nel documento. Altri fattori sono l’abuso di denunce per diffamazione contro i giornalisti e l’escalation di intimidazioni fisiche da parte del crimine organizzato”. Dunque non possiamo sottovalutare il fatto che certi comportamenti di aperta ostilità nei confronti della stampa libera che, Berluscuni ha portato agli estremi e che rappresentano senza dubbio una vera e propria emergenza democratica, non sono così lontani da certi atteggiamenti sempre più diffusi e praticati da poteri anche locali. Palesi o malcelate insofferenze, per certe inchieste o certi commenti rivolte ai “manovratori di turno possono” trasformarsi a volte di in vere e propri elementi di condizionamento e contrazione degli spazi democratici di espressione. Ad esempio l’azione del capo del Governo, volta a intimidire gli organi informativi attraverso l’uso della querela, così come è successo per i casi di Repubblica e l’Unità, è ormai una prassi consolidata con cui i giornalisti “con la schiena dritta” devono fare i conti molto spesso. Le querele a volte sono legittime, ma ormai e’ accertato anche dallo stesso Ordine dei giornalisti che la querela viene spesso usata come strumento di intimidazione nei confronti del giornalista e quindi dell’informazione libera. Soprattutto se fai certi nomi, se approfondisci certi argomenti…se sfiori cordate economiche o entità di un certo peso. E inoltre; Berlusconi agli imprenditori riuniti a Santa Margherita Ligure , qualche settimana fa, ha intimato di togliere la pubblicità ai media catastrofisti. ''Bisognerebbe - ha detto - non avere ogni giorno sinistra e media che cantano la canzone del disfattismo e del catastrofismo'', ''Anche voi - ha aggiunto rivolgendosi alla platea - dovreste operare: anzi dovreste fare di più, non date pubblicità a chi si comporta così''. Detto da un capo del Governo è davvero il segno di una inciviltà politica che non si cura di rispettare i ruoli e le prerogative costituzionali. Ma non possiamo non vedere che da tempo il condizionamento economico delle testate è un altro capitolo fondamentale per la sopravvivenza e la libertà di espressione dei giornali. E così mi è capitato di venire a conoscenza, durante il mio percorso professionale, che anche certi amministratori, non lontano da qui, in camera caritatis chiedono alle aziende di riferimento di non fare contratti con quel giornale o di ridurre la pubblicità per quel periodico un po’ troppo scomodo.. con la speranza che prima o poi chiuda i battenti. Questi atteggiamenti non hanno purtroppo colore politico e purtroppo sembrano fare parte di una certa idea di potere refrattario alle critiche e al confronto democratico. C’è l’emergenza Berlusconi, certo, ma dobbiamo fare conti con una certa mentalità “berlusconiana” che si sta facendo avanti e che dobbiamo contrastare. E’ quella idea di potere che pensa ad una stampa adulatoria, indulgente e facilmente orientabile e ne fa solo una questione di prezzo. E’ sempre più diffusa l’idea che si possa arrivare ad ammorbidire o addirittura “comprare” un giornalista, un caporedattore ma anche un intero giornale, se si hanno le possibilità. Berlusconi indubbiamente in questo ha fatto scuola ma c’è chi , fatte le debite proporzioni, tende ad imitarlo troppo spesso anche su un piano locale. Per questo è necessario manifestare per la libertà di stampa e farlo con convinzione e con la consapevolezza che è imprescindibile risolvere questioni di sistema come quella del conflitto d’interesse, così come richiama la Raccomandazione n.2 del 2007 del Consiglio d’Europa, che chiede agli Stati membri di porre, mediante leggi appropriate,<>. Non voglio dilungarmi oltre su temi che rappresentano certo questioni aperte a cui spero si possa dare al più presto delle risposte. Chiudo con l’auspicio che questa manifestazione possa servire a riaffermare la centralità di questi argomenti perché fondamentali per il futuro assetto democratico di questo Paese. La Federazione Nazionale della Stampa e l’Associazione stampa Umbra ritengono che sia necessaria, quindi, una reattività civile nella considerazione che l’informazione è libertà e la libertà si conquista, certo, anche con l’autorevolezza di una categoria che oggi vede il suo ruolo messo in discussione. Ogni ferita che essa subisce, con attacchi, condizionamenti, e perfino minacce o anche permettendo l’indebolimento del profilo professionale dei giornalisti (con la restrizione dei diritti e l’avvento del dilagante precariato nelle redazioni), determina una attenuazione della libertà di tutti. Per questo è indispensabile che l’informazione possa dare una rappresentazione vera della vita del Paese, nella pluralità dei punti di vista e di tutte le rappresentanze sociali e culturali e ne racconti liberamente vizi e virtù. Questa è la nostra idea di informazione e di questo vogliamo continuare a parlare alla società italiana. Questo è lo spirito con cui vogliamo fare il nostro lavoro con la speranza che sabato prossimo ci sia tanta gente con cui condividerlo.





sabato 12 settembre 2009

Trappolino per Bottini: "C'è il territorio nel nostro futuro di umbri e di democratici".



C'è il territorio nel nostro futuro di umbri e di democratici. Ha quindi ragione Lamberto Bottini, candidato alla Segreteria regionale del Pd, a definirlo "laboratorio di un nuovo sviluppo" regionale. Là dentro, infatti, trovano collocazione i vettori della crescita del Paese: natura, storia e conoscenza. Parole che rappresentano bene l'identità dell'Umbria e la sua distintiva via alla modernità. È sul territorio che il Pd può esercitare un primato politico e culturale e diventare un partito dei luoghi e, assieme, un partito con una funzione nazionale. Perché è sul territorio che si misurano le capacità di rappresentanza sociale, si formano e si valutano le classi dirigenti. La sfida è impegnativa, perché si tratta di combinare, in maniera intelligente e con piglio strategico, tre ordini di realtà che adoperano logiche proprie: i flussi della globalizzazione, le comunità di vita e di lavoro; gli assetti produttivi. Con l'avvertenza di non risolvere la complessità di questa nuova fase con le sole geometrie istituzionali o i tafferugli in vista delle regionali. C'è bisogno di un partito radicato e organizzato; che riflette sulla funzione di rappresentanza riappropriandosi di quel "principio di realtà" senza il quale la forma-partito degenera nella mera organizzazione del ceto politico. Il Pd era nato con l'ambizione di poter trasformare la lunga deriva del riformismo e rimettere insieme il corpo e l'anima del processo di emancipazione democratica. Ma, ad un certo punto, abbiamo smarrito la bussola, avvitandoci in una prassi inaridita mentre la crisi smantellava il paradigma neoliberista. È mancato qualcosa la cui assenza permane. Ecco: credo che questo qualcosa sia un sapere che viene dall'incarnare il punto di vista del mondo del lavoro, dei ceti produttivi e dei ceti popolari. Un sapere non solo teorico e che ci permette di rispondere ai giovani operai, sostenitori di Bottini e di Bersani, che ci "interrogano" sulle crisi aziendali della regione, sui numeri della precarietà, sulle difficoltà delle piccole imprese e degli artigiani. Ma quando il lavoro perde centralità, il territorio diventa una "scatola nera" ignota alla politica e il partito si balocca con se stesso e si dimentica che la sua missione è là fuori; allora ecco giustificata la triste esistenza di una sorta di organizzazione politica in franchising buona per sostenere la lunga vita di notabili locali o aspiranti tali. Ho aderito alla mozione Bersani perché credo che ci sia un'idea di partito da correggere. Perché i valori dell'uguaglianza, della libertà, del lavoro e del merito non si inscrivono nel "senso comune" di una società migliore con un partito intermittente. La discussione congressuale, quindi, riguarda la linea politica generale e richiede una sterzata oltre la retorica dell'innovazione. Oltre la cosmetica, le tessere e le rese dei conti. Il prossimo congresso dovrà avere un carattere "costituente". Proviamo a introdurre elementi di stabilità dicendo prima "chi siamo" poi "cosa vogliamo fare" per l'Umbria e per l'Italia. Quindi ragioniamo sulle tattiche con la loro necessaria duttilità. Ma non procediamo alla rovescia e non invochiamo la modernizzazione per giustificare un'ipotesi "pastorale" dai contorni un po' troppo sfumati. Al Pd serve di riconquistare il tempo opportuno della riflessione, fuori dall'ansia della prestazione mediatica. Abbiamo perseverato nello "spettacolare" anziché piantare solide radici e definire un'identità politica riconoscibile. Dobbiamo correggere la rotta e mettere il Pd su basi solide per pronunciare un'idea di società attorno a cui raccogliere il cuore e le ragioni di donne e uomini.

giovedì 10 settembre 2009

Manifestazione per la Libertà dell'Informazione il 16 settembre a Orvieto



“La Segreteria della Federazione nazionale della Stampa Italiana ha deciso di proporre alle forze sindacali e sociali di tenere sabato 19 settembre prossimo a Roma una “manifestazione civica” per la libertà dell’informazione, difendendola da ogni tentativo di depotenziarne la funzione costituzionalmente garantita e di indurre silenzi non dovuti.”

Questo appello è stato accolto da moltissime associazioni, forze politiche e sindacali e da esponenti del mondo culturale.

Ad Orvieto le associazioni Rose Rosse d’Europa e Articolo 21 organizzano per mercoledì 16 settembre alle ore 18,00 presso la Sala del Governatore al palazzo dei sette ad orvieto un incontro pubblico per discutere sul tema e preparare la partecipazione manifestazione di Roma.

Tutta la cittadinanza è invitata a partecipare.

Di seguito il comunicato della Federazione Nazionale della Stampa :

"L'informazione non si fa mettere il guinzaglio": sabato 19 settembre la Federazione Nazionale della Stampa Italiana organizza una manifestazione a Roma. Libertà e Giustizia: "Anche noi in piazza per la libera informazione
C’è un allarme che sta diventando molto alto nel Paese. Non è la prima volta che è stata necessaria la mobilitazione anche contro governanti di segno diverso da quello attuale, ma oggi si sta vivendo una fase di grande delicatezza con attacchi senza precedenti. Non solo disegni di legge bavaglio ma anche azioni forti in sedi giudiziarie e manifestazioni pubbliche che hanno l’oggettivo risultato di costituire una minaccia per chi fa informazione ritenuta non gradita. L’informazione non si farà mettere il guinzaglio. Il mondo dell’informazione, assieme al mondo del lavoro ed alla società civile, è chiamato a scongiurare questo pericolo. C’è bisogno urgente di riassumere e promuovere la consapevolezza piena della funzione dell’informazione quale pilastro di ogni democrazia; una funzione che è anche politica ma che non appartiene alla disponibilità del potere. E’ una materia che va sottratta, prima che sia troppo tardi, alle contingenze dei virulenti contrasti politici e che impone pertanto il rispetto dei principi legali e sociali di convivenza di cui è parte integrante. La Federazione Nazionale della Stampa Italiana ritiene che sia necessaria, quindi, una reattività civile nella considerazione che l’informazione è libertà; ogni ferita che essa subisce determina una attenuazione della libertà di tutti. E’ indispensabile che l’informazione possa dare una rappresentazione permanente della vita del Paese, nella pluralità dei punti di vista e di tutte le rappresentanze sociali e culturali e ne racconti liberamente i successi e i problemi. Nei prossimi giorni la Fnsi definirà il programma della manifestazione con le organizzazioni copromotrici dell’iniziativa. Giovedì della prossima settimana si riunirà a Roma la Giunta esecutiva federale.”

giovedì 3 settembre 2009

Pd diventi protagonista di una riscossa civica - Intervista a Pier Luigi Bersani su Panorama



L'infanzia al distributore di benzina del padre. Le tensioni con i cattolici: prima i genitori, oggi Franceschini e Binetti. Il favorito alla segreteria dei democratici parla a tutto campo. E si indigna: "Non sono il burattino di D'Alema".

Inizia così l'intervista a Pier Luigi Bersani di Luca Telese, pubblicata dal settimanale Panorama.

La prima sorpresa è appena entri. Pier Luigi Bersani, nel comitato in piazza Santi Apostoli a Roma, lo trovi all'ingresso, in una stanza ritagliata con due vetrate in un corridoio cieco.
Nella sala più bella ci sono i volontari. Una trovata d'immagine? O una scelta simbolica, il ritorno al prevalere del partito sul leader?
Bersani sorride, allaga le mani come per disegnare i confini vagamente angusti del suo ufficio, scherza: "C'è chi sogna il loft. Io che ho spirito di servizio, sto in portineria, eh, eh".

Vai a trovarlo per capire chi è l'uomo che secondo i pronostici sarà il nuovo segretario del Pd, con quale linea vuol vincere, cosa pensa dei suoi avversari e del governo a cui si oppone. A metà intervista, quando gli dici che nel taccuino si è stampata la terza frase proverbiale ("La lama si affila sul sasso"), scoppia a ridere: "Lo so, il bersanese io parlerò così".

D - Onorevole Bersani, cominciamo dalla sua famiglia. Sembra che lei la nasconda...

R - Niente affatto. Ho una moglie, Daniela: lavora in una farmacia comunale. Ho due figlie, Elisa e Marherita, che sono il mio spazio privato e se possibile sacro. Elisa studia storia medievale, Margherita fa lo scientifico. Non le ho mai esposte, e non lo farò certo adesso.

Elisa ha 25 anni, Margherita 17: l'età in cui si formano le idee. Che pensano del suo mondo?

(Sorride, gira gli occhi, sospira) Mi pare che siano...un po' più a sinistra di me.

Con Daniela da quanto state insieme?

Da quando avevo 18 anni. Sono del 1951, faccia lei.

Siete sposati in Chiesa?

Oh certo!

Ma se lei passa per quello che rivuole fare il partito dei mangiapreti!

Veramente sono un ragazzo cresciuto in oratorio, al punto che il mio primo sciopero, sempre scherzando, l'ho fatto da chierichetto. I miei erano, diciamo, gente di parrocchia.

Il parroco che dice della sfida?

Si chiamava don Vincenzo Calda, gli ho voluto un gran bene, purtroppo non c'è più.

La sua non era una famiglia politicizzata?

Ma figurarsi...Mio padre e mia madre votavano Dc e il mio paese, Bettola, era bianco, bianchissimo.

I suoi cosa dicevano del suo stare nel Pci?

Mia madre, curiosamente, la stessa cosa di Fedele Confalonieri: "Un bravo ragazzo, peccao che sia di sinistra". Però escludo che si siano parlati.

Suo padre invece era meccanico e aveva una pompa di benzina.

Ci ho lavorato anche io.

Per davvero, o lo dice per fare immagine da "working class hero"?

Pomeriggi, domeniche, sole, pioggia. Vuole un aneddoto?

Prego.

Una volta al ministero con una delegazione dei sindacati dei benzinai. Era gente esperta di trattative, c'era un momento difficile, mi sparavano addosso...A un certo punto io faccio: “Ohé, mi sa che intorno a questo tavolo l’ultimo che ha servito a una pompa sono io

Anche Gianfranco Fini, come lei, aveva un padre benzinaio. Lo sapeva?

No. Ma allora doveva essere dell’Agip.

E come mai?

Perché noi eravamo della Esso. Sa anche lì c’è il bipolarismo, eh, eh.

I suoi saranno stati contenti quando è passato dal movimentismo in Avanguardia operaia al Pci.

Macché, il contrario. Finché parlavo male del partito, anche da movimentista, andava tutto bene. Quando ci sono entrato si sono preoccupati. Ci siamo riconciliati con l’Ulivo.

Walter Veltroni dice di non essere mai stato comunista.

Lo so, ma non capisco cosa voglia dire. Io ero un comunista emiliano, certo, italiano. Ma ero comunista, non c’è dubbio.

Mai tifato Urss?

Guardi, per la mia identità contava molto di più Novecento di Bernardo Bertolucci che la corazzata Potëmkin di Ejzenstejn.

E adesso, da Umberto Bossi a Maurizio Sacconi, molti a destra dicono: “Per noi meglio Bersani”. La preoccupa?

In questo sono all’antica: il rispetto degli avversari mi pare una cosa bella.

Quando lei ha detto "’sto Berlusconi qui” era uno sfottò oppure bersanese?

(Ride) Nessuna ingiuria. Bersanese puro.

Ma come nasce questa lingua?

(Sospira) Senta, io negli anni Settanta parlavo in un modo che oggi mi fa quasi schifo: antagonismo, contraddizioni di classe…Era ostrogoto. Ho fatto uno sforzo, adesso credo nella nobiltà della metafora e alla bellezza dell’esempio.

Ovvero?

Se spiegando perché le proposte di Roberto Calderoli non mi vanno mi viene da dire "è come un maiale fatto tutto di prosciutti", mi sembra una sintesi efficace.

E se le dicono che lei è il burattino di Massimo D’Alema si arrabbia? E quando Franceschini spiega che non può fa tornare quelli di prima, cioè lei e D’Alema?

Prima c’eravamo tutti. E tutti gli ultimi segretari di Ds, Margherita e Pd sono tutti con Franceschini.

Franceschini dice che lei ha idee vecchie.

Sa, chi è nuovo e chi è vecchio non lo decidiamo io o lui, ma la storia.

Sul suo avversario non si scompone…

Se sono chiacchiere, mi importa poco. Se si parla di fatti, eccoli: io ovunque sia andato, dalla regione al governo, ho innovato.

Il suo Pd non sarà un Pds mascherato?

Macché. Dico in tutta Italia che dovrà essere il partito delle liberalizzazioni e non del liberalismo. Io voglio li-be-ra-liz-za-re.

Lei ha detto che da leader non potrà fare a meno della parola sinistra. Ma allora Franceschini è di centro?

(Altro sorriso) Glielo chieda. Io penso che dovrebbe dichiararsi di sinistra pure lui. Sinistra ha un senso, è un’idea. Già una parola come centrosinistra è un toponimo, una cosa difficile da spiegare.

Lei ha paragonato il suo ideale di partito prima a una bocciofila e poi all’Avis. Non sono immagini accattivanti.

Era per spiegare che il tuo scopo deve essere fuori di te, il bene del Paese. Io voglio che il Pd diventi protagonista di una riscossa civica.

Siete figli del Pci o della Dc?

L’ho già detto: mi sento figlio di una cultura che viene da più lontano. Una cultura non statalista ma solidarista. Ma sto anche facendo uno strappo, perché non giro lo sguardo indietro.

Si sente socialdemocratico?

Non lo considero un insulto. Ma il mio ideale è una cosa diversa. Forse dovrei costruire una parola nuova partendo dall’idea della solidarietà e da quella della libertà.

L’opposizione deve essere più dura?

Di sicuro più combattiva, per me. Ma deve essere chiaro che l’obiettivo è sempre un’alternativa di governo.

Deve essere antiberlusconiana?

Non credo alle diversità antropologiche e alle ideologie, soprattutto alle definizioni per negazione. Quando spiego che non sono antiberlusconiano, e qualcuno protesta, spiego che cosa per me non va in lui.

E cioè?

Siamo al riassunto di un ciclo di 15 anni. Per 10 ha governato il Cavaliere, e gli italiani lo hanno fatto governare. Se si tirano le somme, si scopre che paghiamo più tasse e che abbiamo meno crescita di quando è arrivato Berlusconi.

I leghisti sono barbari?

Non ho mai pensato che siano quelli con l’elmo di Asterix. Vado sempre alle loro feste, li prendo sul serio, ma, se serve, gliele canto anche.

E cioè?

Il mio riformismo padano ha prodotto gli asili nido migliori d’Europa, i consorzi, l’urbanistca…E il loro?

Lei è così padano che non vuole il dialetto a scuola?

Dopo che si è imparato l’italiano mi sta bene tutto. Dopo, però.

E le gabbie salariali?

In parte il divario era un problema di tutti. Poi la questione Nord-Sud ha preso il monopolio del divario e la politica per tre decenni ha mostrato di volerlo contrastare, senza peraltro riuscirci. Adesso pare lo si voglia interpretare. Si inventano leghe territoriali e si battere la palla con parole vecchie e inutili come agenzia, cassa, comitato…

Molti ex diessini dicono: voto Ignazio Marini perché sui temi della laicità è meno generico di Bersani.

Non sono affatto generico.

Facciamo un test. Fine vita?

Come muoio io non possono deciderlo Maurizio Gasparri e Gaetano Quagliariello.

Carina, ma chi deve decidere?

Il paziente, il medico, la famiglia…La soluzione deve essere umana, non burocratica, e nessuno ti può attaccare a una macchina se non vuoi.

E i diritti degli omosessuali?

Visto il clima che viviamo, e tutte le aggressioni, credo che i tempi siano maturi per una legge contro l’omofobia.

E le unioni civili?

Le considero un fattore minimo di civiltà.

Molti elettori sono rimasti delusi perché in Parlamento, a partire dal caso Englaro, nel Pd c’erano dieci posizioni diverse.

Hanno ragione. E se vincerò io girerò la ruota.

Cioè mettere dei limiti ai cattolici?

No, su questi temi è sbagliato dire che la divisione sia tra laici e cattolici. Nella mia mozione ci sono cattolici come Enrico Letta e Rosy Bindi, che scrisse proprio la legge sui Dico, trovando un difficile punto di equilibrio in Parlamento.

Lo avevate trovato, è vero, ma poi saltano fuori la posizione prevalente, la posizione di minoranza, quella dei teodem…

Non si può accettare che a furia di annacquare l’acqua il vino non ci sia più.

Ovvero?

Se fai il parlamentare del Pd, non puoi decidere solo in nome della tua coscienza. E quindi deve essere chiaro che se vuoi aderire a un gruppo, su certi temi, il principio di maggioranza deve essere rispettato anche al momento del voto. Non è possibile che tutti facciamo come ci pare.

Con la Chiesa che rapporto avrà?

Spero ottimo. Oggi sta venendo al pettine quello tra la Chiesa e il centrodestra. Il governo ha cercato di intrecciare relazioni che spesso si sono rivelate utilitaristiche e strumentali. Adesso si avverte un forte disagio nell’opinione cattolica per la doppia morale che spesso emerge dietro queste campagne.

Ma perché dovrebbero scegliere Pd, i cattolici?

Il nostro atteggiamento sarà chiaro. Saremo per rigore e sobrietà nell’azione di governo. Saremo attenti al sociale e alla sussidiarietà. Interpreteremo la laicità con responsabilità della politica. Certamente vogliamo un’evoluzione nel campo dei diritti civili e una buona regolamentazione del rapporto tra scienza, tecnica e vita

Intervista a Pier Luigi Bersani su Panorama