mercoledì 5 agosto 2009
IDEE per il PD e per l'UMBRIA di Lamberto BOTTINI
Il documento presentato da Lamberto BOTTINI per la sua candidatura a Segretario Regionale del PD dell'Umbria
IDEE PER IL PD E PER L’UMBRIA
Umbria XXI secolo: una “narrazione” per aprire un nuovo orizzonte riformista
Il nuovo secolo ha chiuso un ciclo della storia mondiale: sta crollando definitivamente il disegno di governare in maniera oligarchica il mondo globalizzato attraverso il liberismo ed un mercato finanziario senza vincoli.
Le disuguaglianze della società, gli squilibri del mondo, la sostenibilità ambientale del pianeta: sono grandi sfide globali che investono l’Italia e la nostra Umbria. Occorre definire un nuovo orizzonte, elaborare una cultura riformista nuova, costruire una fisionomia politica ed ideale di un partito capace di misurarsi con queste sfide.
La crisi della sinistra in Italia ed in Europa ci impone di aprire un nuovo orizzonte.
Non basta più il buon governo delle nostre amministrazioni e della regione ma occorre “chiamare in campo” la grande politica: quella capace di pensare, di coinvolgere gruppi sociali, di mettere in movimento persone, di indicare percorsi, di costruire risposte ai nuovi bisogni, quella politica capace di suscitare emozioni e passioni, di mobilitare un popolo e non solo un ceto politico.
Il PD in Umbria deve saper raccogliere questa sfida della “grande politica”, andando oltre il governo e la gestione della cosa pubblica, imprimendo un’accelerazione alla definizione di un nuovo orizzonte riformista visibile anche nella rappresentanza politica.
Oggi come ieri ci confrontiamo con il tema dello “sfruttamento”: delle persone, dei lavoratori, del territorio, delle risorse naturali, delle conoscenze e del sapere.
Oggi come ieri dobbiamo tenere insieme uguaglianza e libertà, diritti e opportunità, autonomia degli individui e giustizia sociale.
C’è chi vuole scommettere sul futuro e chi difendere l’esistente, anche in Umbria.
Vorremmo dare voce ai primi, sostenere chi non rinuncia a scommettere, oltre una stanca declinazione della “modernizzazione”.
Talento, merito, creatività, innovazione, ricerca: nelle imprese, nelle professioni, nell’università, nella società sono gli ingredienti necessari per scommettere sul futuro dell’Umbria.
La politica ed il PD in Umbria devono saper raccogliere la sfida dell’innovazione, ma alleandosi con i ceti popolari e con le forze produttive più dinamiche della società.
La crisi economica che ha investito il mondo ed anche l’Umbria ci apre comunque un nuovo scenario, riguardante la redistribuzione della ricchezza, la modifica dei consumi e degli stili di vita, le nuove domande dei cittadini: la crisi ha in parte già cambiato il modo di essere stesso della società.
Servono dunque solide basi ideali, culturali, ma anche programmatiche su cui “fondare” il PD, anche in Umbria.
Il congresso regionale, contestualmente a quello nazionale, deve essere l’occasione concreta per costruire “solide basi” al nostro progetto politico, preferendo al facile nuovismo mediatico la più faticosa e suggestiva strada di una ricca elaborazione culturale, ideale e programmatica indispensabile per un partito radicato e di popolo.
L’Umbria “regione globale” in Italia, in Europa e nel mondo
La crisi mondiale ha modificato gli equilibri, le gerarchie e le posizioni di egemonia spingendo a costruire relazioni e progetti innovativi che potrebbero portare ad un nuovo sistema di regole per l’umanità. L’Europa non sta recitando appieno la sua parte a livello internazionale e stenta a trovare una dimensione che sia più incisiva nelle politiche di sviluppo mondiale.
L’Italia, in questa situazione, rappresenta nella UE uno dei punti di maggiore debolezza: è un paese a più velocità, che vive di contraddizioni che hanno fatto smarrire le radici comuni e indebolito il senso dello Stato. E’ uno dei paesi in cui si registra una cattiva distribuzione della ricchezza, una maggiore disuguaglianza, una stagnazione nella mobilità sociale ed un progressivo depauperamento del welfare.
L’Umbria, in questo contesto, pur risentendo degli effetti della crisi, continua a presentare una buona coesione sociale e più contenute differenze di reddito e di accesso ai servizi rispetto ad altre regioni d’Italia.
Anzi a fronte di una crescita della povertà assoluta e relativa delle famiglie in Italia, l’Umbria è la regione che nel 2008 registra il maggior calo dell’indice di povertà tra tutte le regioni italiane ed anche del centro nord.
La crisi e la fase di recessione che si è aperta ha reso evidente a tutti quello che in parte già era una realtà: i processi economici, finanziari, sociali, culturali hanno sempre più una dimensione globale. Le città contemporanee, di qualunque dimensione (piccola, media o grande), i territori vivono sicuramente di attori e presenze locali ma sempre più questi innescano reti, relazioni, azioni anche su scala mondiale e viceversa.
I fenomeni immigratori e migratori, le dinamiche innovative delle imprese e degli attori economici, le eccellenze delle produzioni materiali ed immateriali, lo sviluppo della società della conoscenza, la rivoluzione informatica e le alte tecnologie connesse all’informazione e alla conoscenza, la globalizzazione del credito e della finanza, l’internazionalizzazione di imprese e centri di ricerca fanno anche di piccole realtà, di territori locali attori di dimensione globale.
E’ per questo che la sfida alla cultura tradizionale molto dipenderà dalla capacità di “leggere” la ricchezza e l’articolazione di un territorio offrendo luoghi di decisione e strumenti di governo in grado di tenere conto dei diversi attori in campo.
Anche per l’Umbria si pone l’esigenza di trovare risposte alla crisi da un lato e dall’altro di costruire nuove politiche per il futuro: il territorio è ricco di talenti, innovazioni, cultura imprenditoriale ma occorre anche una coalizione virtuosa di tutti gli attori per reggere l’urto, evitare che la recessione cancelli definitivamente una parte di sistema produttivo regionale, sostenere adeguatamente il reddito delle famiglie e dei lavoratori più fragili, rafforzare la coesione sociale.
Ed anche se può sembrare molto difficile, bisogna già pensare “il dopo”.
Bisogna evitare una risposta di “chiusura”, difensiva dell’esistente, che guarda dentro e non fuori. Occorre ripartire dal territorio ma pensare all’Umbria come “regione globale”.
Il PD in Umbria promuove nuove politiche pubbliche per regolare lo sviluppo ed assicurare la sostenibilità, per sostenere la crescita accompagnata da qualità sociale e redistribuzione delle risorse. Lo scenario che si ha di fronte, nel corso della crisi e della recessione, è quello di un’Umbria irrobustita nel recente passato, ma con elementi evidenti di fragilità e con il preoccupante impatto delle dinamiche congiunturali negative che colpiscono le aree più dinamiche della regione in quanto più esposte all’internazionalizzazione e all’export.
Non è dunque fuori luogo, guardare comunque avanti, stando dentro le strategie della ripresa dell’Europa.
Mettere la questione del lavoro al primo posto. La crisi ci ha mostrato il volto diseguale, di una ristretta aristocrazia economica che si è arricchita sempre più con la rendita ed una parte estesa di classi medie, di lavatori che si sono molto impoveriti lavorando.
Un Piano europeo per il lavoro come strumento condiviso e accompagnato da politiche pubbliche per la crescita economica, lo sviluppo sostenibile, una ristrutturazione del sistema bancario, del settore manifatturiero.
Nella regione ci sono imprese del cosiddetto “quarto capitalismo”, poli di innovazione già oggi visibili ed in grado di indicarci un percorso su cui investire con politiche industriali adeguate.
Dobbiamo competere con altre aree e regioni del mondo non certo sulla riduzione del costo del lavoro, ma sulla tecnologia, la ricerca, l’innovazione, la qualità dei prodotti e delle produzioni. Una competizione nella quale devono poter e saper stare non solo le grandi imprese ma anche la rete delle PMI.
Il PD in Umbria, come grande forza democratica e progressista, assume quella sfida impegnativa legata alla crisi, ai cambiamenti climatici, al consapevole utilizzo delle risorse che vede in prima fila le forze democratiche nel mondo.
“Green economy” è dunque la grande “rivoluzione”: nuove produzioni, ricerca scientifica e tecnologica, innovazioni produttive, nuovi consumi e cambiamenti negli stili di vita, diffusione di conoscenze e di buone pratiche. Per l’Umbria significa investire sulla ricchezza territorio, sulla sostenibilità della crescita e dello sviluppo: dalla tutela della risorsa acqua alle politiche energetiche, dalla qualità ambientale alla riconversione verde della grande industria, alle moderne infrastrutture tecnologiche ed informatiche, dalla qualità e sostenibilità delle produzioni agroalimentari di qualità all’industria ad elevato contenuto di ricerca ed innovazione.
Il territorio diviene per l’Umbria il laboratorio di un nuovo sviluppo: la qualità delle città e dei centri storici, il valore del patrimonio rurale anche edilizio, le filiere produttive delle energie rinnovabili, la qualità e filiera, spesso di eccellenza, dell’agroalimentare umbro, la fruibilità del patrimonio storico-artistico composto da una diffusa rete di beni culturali, lo sviluppo di poli di ricerca e di innovazione sono elementi per guardare anche al futuro della regione.
L’Umbria è già oggi “regione globale” perché lo sono molti attori, nelle imprese, nelle professioni, nella ricerca, nella finanza, nelle produzioni. Ma l’Umbria deve anche riprendere il filo di una nuova “narrazione”, capace di declinare il tema del lavoro e della dignità del lavoro, della responsabilità sociale dell’impresa verso l’ambiente, verso i lavoratori e verso i cittadini, che sceglie e costruisce un nuovo welfare dei diritti, di piena cittadinanza sociale, capace di accompagnare la vita più lunga dei cittadini e di irrobustirsi là dove è più forte il bisogno di “protezione e promozione sociale” (infanzia, giovani lavoratori, precari, persone non autosufficienti, disoccupati, famiglie).
L’Umbria è luogo antico di alta formazione con le sue Università, con i centri di ricerca, con alcuni più recenti poli di innovazione: oggi serve però dare centralità ai luoghi della formazione, del sapere, della ricerca scientifica e tecnologica. Qui l’Umbria può davvero passare dalla tradizione all’eccellenza se saprà dare centralità agli investimenti pubblici e privati in sapere, conoscenza, cultura. L’Umbria sarà regione del XXI secolo se riuscirà ad attrarre sul territorio le competenze, le intelligenze, i talenti di pensiero anche scientifico e tecnologico non solo per lo sviluppo del territorio ma anche come luogo in cui strutturare centri di eccellenza.
Nell’Umbria del dopo crisi è indispensabile affermare e praticare un’idea di sviluppo integrato che sappia tenere insieme le politiche di pianificazione territoriale, di uso responsabile del territorio e dell’ambiente, e di programmazione economica.
Un’idea di sviluppo che governi le spinte centrifughe favorendo le forme di cooperazione nell’area vasta del centro Italia anche attraverso le grandi direttrici viarie e ferroviarie e la valorizzazione delle infrastrutture ambientali come la catena appenninica, il Tevere e il Lago Trasimeno.
Un’idea che selezioni e valorizzi i progetti industriali innovativi a forte valore aggiunto e contenuto tecnologico del patrimonio imprenditoriale. A cominciare del patrimonio imprenditoriale della nostra regione, che è una risorsa positiva, fatta da piccole imprese, artigiane, medie imprese che hanno investito in innovazione e ricerca e sono stati capaci di costruire reti d’impresa e di stare nelle sfide mondiali; multinazionali di cui va rafforzato il radicamento territoriale, agendo su reciproci vantaggi.
I poli di innovazione dell’aerospazio, dell’automotive, meccatronica, energie rinnovabili, la filiera della chimica verde sono progetti che già oggi legano ricerca e formazione, università, nuova manifattura, forme rinnovabili, la filiera della chimica verde sono progetti che già oggi legano ricerca e formazione, università, nuova manifattura, forme innovative di finanza.
Le politiche pubbliche devono essere capaci di accompagna questi progetti di innovazione, superando ogni tentazione dirigista ed interpretando una moderna sussidiarietà.
Un’idea che consideri strategico il legame tra il sistema universitario scolastico e formativo, il mondo delle imprese e le politiche territoriali al fine di promuovere occupazione qualificata che faccia crescere la produttività e i salari. Le migliori professionalità e intelligenze devono trovare opportunità nell’Umbria dei nuovi lavori e della conoscenza.
Il partito che faremo: utile all’Italia, utile alla democrazia
Il primo congresso del nostro partito ci chiama a compiere scelte decisive per il futuro. La crisi economica mondiale sta mettendo fine alla stagione del liberismo incentrato sulla finanziarizzazione dell’economia, sta modificando le relazioni tra le diverse aree del mondo. La fragilità della democrazia italiana ha bisogno di una grande forza democratica e progressista che sia forza “coalizzatrice” per guidare l’opposizione oggi e il Governo domani, che sia in grado non solo di competere ma di vincere. Tutto questo contribuisce a rendere il congresso del Partito Democratico un appuntamento importante per l’Umbria e per il futuro dell’Italia in Europa e nel mondo.
Le idee per il PD e per l’Italia con le quali Pierluigi Bersani si candida a guidare il Partito, in questa fase particolarmente incerta della vita interna del partito e della situazione politica italiana, forniscono un’analisi rigorosa dei problemi che abbiamo di fronte, delle ragioni delle nostre sconfitte e una chiara prospettiva culturale e politica per il nostro ruolo nel futuro della democrazia italiana e della vita del Paese.
Il confronto politico e programmatico del congresso, tra le diverse mozioni congressuali, noi lo consideriamo un arricchimento per il PD: tutti noi, con le nostre storie, culture, saperi, competenze, speranze, con l’impegno e la passione politica che sapremo esprimere anche nelle varie posizioni congressuali, siamo chiamati a rispondere “insieme” alle difficili sfide che ci propone il passaggio d’epoca che stiamo vivendo.
Dobbiamo avere il coraggio politico di raccogliere la sfida e dobbiamo essere all’altezza del compito impegnativo.
Abbiamo la responsabilità di interpretare la fiducia di milioni di italiani che ripongono in noi, nel Partito democratico, la speranza di costruire non solo un’alternativa di governo alla destra italiana, ma anche una società migliore, più giusta, più solidale, più aperta, più plurale, più libera.
Dobbiamo partire dai problemi dei cittadini, dalla loro vita, dalle loro domande di lavoro, di sicurezza, di tutela sociale, di diritti di cittadinanza. Dobbiamo incontrare anche i sogni, i progetti, le speranze di tanti uomini e donne di questo nostro Paese che non rinunciano a scommettere su un futuro migliore per sé e per i propri figli. Dobbiamo rilanciare un “fare politica” come espressione alta dell’impegno intellettuale, morale e civile per il “bene comune”.
Dobbiamo costruire un partito riformista, aperto e laico che ha memoria del passato, guarda al futuro, ha una chiara e riconoscibile identità, frutto solo della sintesi delle culture fondative, nuova nel profilo culturale e valoriale, che ha una vita democratica fertile garantita da regole semplici, dalla trasparenza delle decisioni, da sedi e luoghi certi delle scelte, da un’organizzazione stabile, in una forte autonomia anche dei livelli regionali del partito, che si propone di guidare una coalizione di centrosinistra in una logica bipolare, che si percepisce e agisce come soggetto per il cambiamento, costantemente impegnato a costruire un società più giusta, più libera e più solidale. Pensiamo ad un partito aperto, popolare, diffuso nelle città e nelle comunità locali che vive nella società, che si occupa e preoccupa delle persone, che non esaurisce la sua funzione nella rappresentanza istituzionale e di governo, ma elabora proposte, fa cultura, promuove feste, “dà sale” alla vita democratica italiana.
Dobbiamo indicare a tutti i cittadini, in particolare ai ragazzi e alle ragazze, una ragionevole prospettiva di futuro che risponda alle insicurezze e alle inquietudini della modernità, che scommetta su uno sviluppo fondato sull’economia verde e della conoscenza, sulla diffusione delle tecnologie e dei saperi, sulla coesione e qualità sociale, sul riconoscimento dei meriti e sulla sconfitta di tutte le povertà. Un partito che ha il coraggio delle riforme necessarie, che sa elaborare una nuova cultura politica adeguata alle sfide contemporanee.
Noi vogliamo essere il partito delle donne e degli uomini, un luogo politico nel quale tante donne si sentano a proprio agio, si riconoscano ed aderiscano. Un partito che sappia assumere la differenza di genere come uno dei capisaldi della sua identità politica e operi verso l’obiettivo di una democrazia paritaria, fondata sulla presenza equilibrata di donne e uomini nei luoghi della decisione politica e della rappresentanza istituzionale, obiettivo imprescindibile per costituire una società più giusta, equa e democratica.
Il protagonismo inedito che le donne hanno esercitato nel secolo scorso ha prodotto mutamenti sociali visibili e significativi, nel lavoro, nelle professioni, nel sapere, nella cultura, nell’economia, nella politica ma ha posto anche domande forti alle quali la politica deve trovare in parte risposte: la domanda, innanzi tutto, di qualità sociale che si traduce in un’istanza forte di democrazia della vita quotidiana, di allocazione e governo democratico delle risorse, di ridefinizione dei modelli di sviluppo che debbono tener conto degli uomini e delle donne.
Il PD intende svolgere appieno il suo compito rispondendo a tali domande elaborando regole di convivenza adeguate alla società nel suo complesso, facendo agire fino in fondo il protagonismo degli uomini e delle donne.
“D” come democrazia, “D” come donne: una democrazia è tanto più forte quanto più le donne sono protagoniste con i loro saperi, intelligenze, competenze, bisogni, responsabilità.
Dobbiamo fare tutto questo con coraggio, rigore e responsabilità, con capacità di ascolto e profondo rispetto delle ragioni di tutti. Un partito plurale al suo interno e dialogante con la società, un partito che sa promuovere alleanze nella politica e nella società, un partito che non fa dell’autosufficienza la sua forza, ma costruisce consenso diffuso ed allargato. Un partito non dei “capi”, ma delle idee, delle proposte, dei contenuti. Un partito che fa riscoprire ai cittadini la “bella politica”.
Questo è il partito che pensiamo di fare, valorizzando le tante sensibilità ed esperienze che sono la vera risorsa, generosa ed ampia, del Partito democratico in Italia e in Umbria.
Il PD: partito regionale per l’Umbria di domani
Noi Democratiche e Democratici umbri, nel processo di costruzione del partito nazionale, siamo chiamati ad un compito specifico e decisivo. Dobbiamo superare l’esperienza del “partito dei territori”, fondato sui localismi e, talvolta, sui personalismi. La novità e complessità dei problemi che abbiamo di fronte, dalla crisi economica con il suo carico di perdita di posti di lavoro, alla sfida del federalismo, richiedono un chiaro e riconoscibile cambio di paradigma.
Una visione per l’Umbria del dopo crisi (dalla rigenerazione del Patto per lo sviluppo, l’innovazione e la coesione sociale, ad un’idea guida fondata sul lavoro ad alto contenuto tecnologico e di conoscenza,sullo sviluppo socialmente ed ecologicamente compatibile, sulla rete delle città, sulla filiera paesaggio-cultura-turismo, sul legame tra università, ricerca e innovazione industriale) che non può essere elaborata da una classe dirigente frammentata, conflittuale, ripiegata sulla sua autoconservazione, incapace di aprirsi al cambiamento.
La sfida riguarda l’intera classe dirigente regionale e non solo quella politica, ma non possiamo chiedere all’Umbria uno sforzo di coesione, innovazione e solidarietà se non partiamo da noi, dalle nostre responsabilità e dalla consapevolezza del significativo contributo che potrebbe sempre più dare il PD.
Dobbiamo costruire un partito regionale, federalista, con una classe dirigente larga, solidale e consapevole del compito strategico, inedito, originale che l’attende. Una classe dirigente impegnata, non a regolare i conti al proprio interno ma a lavorare, ogni giorno, per l’Umbria, a rinnovare le politiche pubbliche e verificarne l’efficacia, a rendere le amministrazioni efficienti e a misura del cittadino, a ricreare un clima di fiducia verso la “cosa pubblica” come fattore decisivo di competitività economica e crescita civile. Uomini e donne del PD che dedicano tempo ed energie, offrendo intelligenze e competenze, all’Umbria e alle sue città, alla società regionale perché amano la terra nella quale vivono e lavorano.
Costruiamo un partito in grado di “Pensare l’Umbria di domani”, da soggetto protagonista.
Per farlo possiamo contare non solo su solide radici storiche, politiche e culturali ma su nuove gambe snelle e veloci perché fatte di nuove idee, proposte, scommesse per il futuro. Su una straordinaria risorsa, di esperienze, intelligenze e anche di sogni. Su una organizzazione vera, diffusa, radicata, riconosciuta dai cittadini. Facciamolo “insieme” con coraggio e fiducia, con generosità e responsabilità perché sempre più persone si sentano parte e a proprio agio in questo straordinario progetto che è il Partito Democratico.
Questo testo costituisce una traccia di discussione da sviluppare nel Congresso. Sarà accompagnata da documenti di approfondimento sui problemi qui esposti allo scopo di sollecitare osservazioni e proposte. Da questi arricchimenti verranno contributi utili per il programma che il candidato segretario proporrà alla Convenzione secondo quanto previsto dallo statuto.
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