Al Presidente del Consiglio Comunale
Comune di Orvieto
Oggetto: Mozione ai sensi dell'art. 32, comma 2, lettera a) del Regolamento Comunale: Linee Programmatiche della Coalizione di Centro Sinistra per la Città
Chiediamo l'inserimento nell'ordine del giorno della prossima riunione del Consiglio comunale della Mozione allegata.
Cordialmente
Capogruppo Partito Democratico
___________________________________
Capogruppo
Socialista Sinistra e Libertà per Orvieto
___________________________________
Premesso che
a tutt'oggi non è stato presentato il programma del Sindaco e della sua Giunta, nella convinzione che sia necessaria totale chiarezza sulla separazione dei ruoli tra esecutivo e maggioranza consiliare e che urga un’azione sollecita ed adeguata alle esigenze ed alle speranze della città;
• considerando
la spinta ideale e l’impegno che hanno sempre animato i sottoscrittori nella costruzione di una città capace di un futuro migliore e la validità delle elaborazioni progettuali proposte in occasione della tornata elettorale scorsa, i gruppi consiliari del Partito Democratico e Sinistra e Libertà mettono a disposizione del Consiglio comunale e dell'intera città la proposta programmatica che ha ottenuto nelle ultime amministrative il consenso della maggioranza dei cittadini orvietani, al fine di giungere ad una discussione da cui possa emergere una sintesi operativa
• chiedono:
al Sindaco e alla Giunta di fare proprie le linee d’indirizzo allegate alla presente mozione
in allegato Linee Programmatiche della Coalizione di Centro Sinistra per la Città
Allegato
Con queste proposte programmatiche la coalizione di centrosinistra si candida alla guida del Comune di Orvieto. A partire dalla condivisione delle intese programmatiche regionali e provinciali e dalla sottoscrizione di un patto affinché la politica ritrovi i valori fondanti della democrazia e della reale partecipazione dei cittadini, le forze politiche dell’alleanza di centrosinistra, con questo documento, intendono offrire il proprio originale contributo allo sviluppo del territorio orvietano e quindi provinciale e regionale.
ORVIETO E L’UMBRIA
Concepiamo Orvieto – città libera, solidale e antifascista - come elemento mobile di un’Umbria aperta al mondo e in grado di giocare la carta della competizione internazionale. Elemento mobile perché naturalmente proteso verso l'Alto Lazio e la Bassa Toscana, aperto sull'Area Metropolitana di Roma, attraversato già da ora da flussi del turismo internazionale e simbolo delle “città umanistiche” mondiali predisposte all'incontro con altre culture e altri popoli. Una città che può consolidare la sua presenza nelle reti nazionali e internazionali valorizzando, al contempo, cultura e arte e tessuto imprenditoriale innovativo. Le specificità storiche, artistiche e urbane di un territorio non contrastano più con lo sviluppo delle imprese e del lavoro. Anzi, proprio dall'intreccio fra queste differenti qualità si può trarre la forza per rivendicare un’identità non banale, attrattiva di risorse, imprese e cervelli.
Orvieto vuol fare la sua parte, così come l'Umbria non dovrà far mancare la propria. Serve una governance complessa, una classe dirigente – non solo politica – capace di fare scommesse all'altezza delle sfide imposte dalla crisi economica e sociale e da un mutamento di paradigma necessario a rilanciare un nuovo ciclo di produzione e consumo.
Gli effetti della crisi economica, evidenziati dall’aumento dei senza lavoro e dal fortissimo incremento della cassa integrazione, rischiano di lacerare il tessuto economico e la qualità della coesione sociale umbra, e di interrompere un ciclo virtuoso di sviluppo che aveva consentito alle masse popolari di accedere alle opportunità della modernità e della società della conoscenza. L’intollerabile presenza di situazioni di povertà (secondo la Caritas circa il 14% degli italiani sono poveri o quasi-poveri), il crescente disagio dei ceti medi e la sostanziale paresi della mobilità sociale (solo il 13,9% di chi nasce in casa di operai riesce a fare il salto sociale) sono gli allarmanti segnali di grandi trasformazioni in corso, determinate dalla crisi del paradigma neo-liberista e dalle scelte di politica economica e sociale che ne sono derivate e che hanno determinato l’attuale crisi economica-finanziaria, così come l’aumento delle povertà e l’incremento del depauperamento delle risorse naturali con forti impatti ambientali. In tal senso, le responsabilità del governo di centrodestra sono gravissime: le poche risorse messe a disposizione per affrontare questo difficile passaggio vengono disperse in mille rivoli, e non riescono né a scalfire il costo sociale né a prospettare una nuova fase di crescita del Paese. L’introduzione del federalismo fiscale pone inoltre il problema del rapporto fra questo e i diritti di cittadinanza come nuovo patto di coesione sociale fra tutti i soggetti che vivono o lavorano nel territorio. L’emergere sullo scenario socio-economico e culturale di nuovi lavori, mutamenti demografici, nuovi bisogni, emergere della creatività come elemento centrale di produzione del valore, nuovo ruolo delle città e dei territori nella competizione internazionale – e che determinano un cambiamento di paradigma nel nostro modello di produrre, vivere, accumulare e valorizzare secondo un principio di responsabilità diffusa a cui nessun governo locale può sfuggire.
L’Umbria e Orvieto debbono rispondere alla crisi con elementi di forte innovazione, ripensando funzioni e assetti istituzionali e proponendo la sottoscrizione di un nuovo patto tra istituzioni e cittadini. Bisogna tuttavia impedire che la situazione economica disperda il prezioso patrimonio di imprese, professionalità e talenti che si è strutturato nel tempo. A tal fine, va approntata - d’intesa con gli altri livelli istituzionali, con il sistema associativo e con quelli del credito e delle autonomie funzionali - una strumentazione adeguata a contrastare l’emergenza secondo gli indirizzi presenti nel documento programmatico regionale del centrosinistra.
Anche per Orvieto, serve quindi una capacità di progettazione all’altezza del ruolo che come centrosinistra rivendichiamo. Il modello di sviluppo a cui facciamo riferimento fa leva sulle risorse locali e sulla capacità attrattiva di un territorio concepito come un unicum di risorse umane, ambientali, storiche, paesaggistiche, sul know-how e sulla qualità della vita. Si tratta del mix di attività produttive, elementi simbolici e immateriali, qualità estetiche, culturali e sociali espressione di quell’economia della qualità che oggi dà vigore ad uno sviluppo sostenibile rimettendo al centro il territorio. Perché è sul territorio che oggi si formano interessi e identità collettivi; è sul territorio che si esplica la voglia di viver bene, su cui si radica oggi buona parte del consenso sociale; è sul territorio che si può richiamare la responsabilità di tutti (imprese, enti locali e singoli) a rilanciare lo sviluppo e a razionalizzare spese e interventi.
Pensiamo quindi ad uno sviluppo locale il cui carattere distintivo sia rappresentato dalla capacità dei soggetti istituzionali di cooperare per avviare e condurre percorsi di sviluppo condivisi che mobilitino risorse e competenze locali.
È necessario superare lo scivolamento dell’Umbria da una parte verso una frammentazione che possiamo chiamare “cantonismo” e dall’altra verso un certo “neo-centralismo”, entrambi nemici delle capacità propulsive dei territori, e dunque affermare, anche da Orvieto, l’idea di un’Umbria policentrica e aperta ai progetti interprovinciali e interregionali, che sono la vera prospettiva di sviluppo nell’epoca del federalismo. Non si tratta di un localismo autarchico ma di una prospettiva per cui il protagonismo dei soggetti locali è capace di usare risorse esterne per valorizzare quelle interne. Quindi: attrarre investimenti, imprese, risorse scientifiche e culturali, non solo come occasione per la crescita della produzione, del reddito e dell’occupazione, ma come strumento che arricchisce le competenze e le specializzazioni locali. Ovviamente, la password del futuro, anche nel nostro territorio, è data dal termine “cooperare”: la politica deve responsabilmente assumersi l’onere di tracciare un percorso di pianificazione strategica grazie al quale la città e il territorio integrano le proprie energie e risorse in un progetto comune per raggiungere obiettivi condivisi.
Il ragionamento più recente attorno ai processi di internazionalizzazione delle imprese italiane e umbre apre uno spazio nuovo per collocare Orvieto e la sua specificità sociale, culturale ed economica all’interno di processi di mutazione che avvolgono i luoghi e i territori del pianeta. Una moderna economia delle città, di città proiettate nel mondo, è un’altra decisiva opportunità per l’inserimento in reti nazionali e internazionali di un grande numero di piccole imprese di tutti i settori: da quelle che operano nell’alta tecnologia a quelle legate al turismo, e in particolare al turismo culturale, dall’agricoltura dei prodotti tipici alle libere professioni.
La dialettica di flussi e di luoghi, le forme di governance di opzioni globali e risorse locali, trasformano le città in “porti ideali” per andare alla scoperta del mondo e connettersi con le trame della modernità più avanzate e più dense di occasioni. Una grande opportunità perché Orvieto può già vantare un “rango” internazionale di eccellenza. Merito della storia ma anche di capacità espresse in tempi più recenti. Basti pensare, per i decenni trascorsi, a quello che ha significato il “Progetto Orvieto” nel determinare il passaggio dalla società agricola alla società moderna caratterizzata dalla centralità del sapere, dall’economia della conoscenza e della cultura, dal rapporto positivo tra sviluppo e ambiente, dal rapporto creativo tra locale e globale. Basti pensare, poi, per i tempi più recenti, alla rete internazionale delle Cittaslow al cui centro si trova proprio Orvieto. Oppure, alle reti lunghe percorse dai nostri prodotti migliori: dall’elettronica al comparto agroalimentare passando per la meccanica e la meccatronica, il tessile di qualità, le risorse culturali e monumentali. È il tempo della consapevolezza, è il tempo di muovere la città che vuole competere e vincere le sfide; tempo dell’innovazione e dei talenti, dei giovani e di una sfida che può essere vinta con il coraggio e creatività.
“Su molti di questi terreni la competizione è aperta a tutti, la sfida della internazionalizzazione riguarda tutte le città: grandi, medie e piccole; singolarmente o, meglio, associate tra loro. Ciò che conta è la capacità di pensare strategicamente allo sviluppo futuro: uno sviluppo non più fondato sulla dilatazione delle città, sulla moltiplicazione di periferie, sul consumo del territorio; ma fondato sull’inserimento in quelle reti nazionali e internazionali di qualità”.
Orvieto è al centro di una rete locale di risorse e di qualità. Deve quindi poter adempiere ad un funzione ordinatrice e trasferire con sé nel mondo quei “grappoli” di borghi che punteggiano l’intero territorio. Un compito da svolgere senza pretese egemoniche e con la volontà tenace di fare sistema. E se il termine di riferimento è il Comprensorio orvietano nel suo complesso (per ragioni storiche, culturali e politiche), ciò non deve far dimenticare il territorio dell’Alto Lazio e della Bassa Toscana, anch’esso storicamente affiancato ad Orvieto. Con la realizzazione dell’Aeroporto di Viterbo e l’ampliamento del Porto di Civitavecchia i flussi potranno muoversi anche verso Oriente, toccando quindi le nostre terre. È urgente una “politica dei confini” per superare sbarramenti istituzionali spesso inibitori di occasioni di sviluppo.
Orvieto può diventare uno dei “porti” dell’Umbria, attrattivo dei flussi che attraversano le nuove trame infrastrutturali del Centro Italia, un punto di approdo di visitatori, turisti, merci, opportunità di sviluppo. In questo scenario, caratterizzato dal mutamento di natura di un territorio che si vuole aperto al mondo (questa la scommessa!), vanno inseriti i progetti e vanno condivise, con le forze economiche, sociali e le autonomie funzionali, sempre attraverso un reale processo partecipativo, gli obiettivi di medio e lungo periodo. Il confine diventa non più il luogo della marginalità ma di una nuova identità dell’Umbria che voglia dirsi plurale.
Pensare strategicamente allo sviluppo futuro significa lavorare sui temi strategici che muovono e muoveranno il mondo. Elementi connessi alla società della conoscenza, alla qualità della vita e al welfare, ai servizi per le donne e per l’infanzia, ai “beni collettivi”, alle strutture di formazione, al protagonismo dei soggetti, alla libertà di agire e intraprendere.
Una nuova stagione in cui la qualità sia di tutti e in cui la normalità della vita quotidiana sia l’eccellenza vantata nel mondo, fattore di attrazione delle persone e delle imprese. Una città e un territorio dove “si vive bene” e dove le diverse istituzioni concorrono alla creazione di questo stato di cose; una città e un territorio naturalmente predisposti ad accogliere esperienze più significative dell’economia della conoscenza ed economia del benessere.
Attorno a questi nuclei di opportunità il territorio si deve dotare di adeguati strumenti. A partire dalla costituzione e valorizzazione del capitale umano, dall’istruzione e formazione, dalla valorizzazione dei saperi artigianali e pratici, dai servizi alle imprese, da una rete commerciale all’altezza delle necessità, dalla diffusione di saperi linguistici atti ad accogliere i flussi del mondo, da una pubblica amministrazione efficiente e snella, da un uso del territorio più consapevole delle “armonie” necessarie al mantenimento delle nostre risorse strategiche, dalla disponibilità degli istituti di credito ad accompagnare la crescita del tessuto economico e sociale scommettendo sulle attività più innovative e più capaci di futuro.
ORVIETO E L’ORVIETANO
Il contributo di Orvieto nell’Umbria dei confini e delle porosità interregionali si rafforza perseguendo una politica di area vasta che, dall’Orvietano, dialoghi con i territori contermini. È quindi necessario riaffermare, specie in un periodo storico caratterizzato da una forte competizione tra sistemi territoriali, la centralità del territorio orvietano nelle politiche di sviluppo e il ruolo-guida della città più grande.
Lo ribadiamo, nel quadro di un’Umbria policentrica che faccia dei territori cerniera i punti avanzati di uno sviluppo davvero moderno in cui tutto si lega, in una logica di sistema e di ricerca e di affermazione della qualità. È pertanto compito della politica e della amministrazioni ragionare attorno ai grandi temi dello sviluppo e della qualità, coordinare le diverse iniziative all’interno di un quadro di coerenze e di sostenibilità, co-progettare il territorio attraverso un chiaro disegno sistemico.
Al fine di coordinare con maggiore efficacia i processi di sviluppo del territorio del comprensorio orvietano, si propone di realizzare un Piano Strategico di Area che riconnetta, dentro un quadro di programmazione condiviso, le politiche e gli indirizzi di governo del territorio.
ORVIETO: PER UNA NUOVA FASE DI SVILUPPO
Una nuova fase di sviluppo è possibile se le risorse locali vengono messe a sistema nel quadro di politiche integrate, fortemente spostate verso l’innovazione, capaci di indicare le priorità su cui concentrare gli investimenti pubblici e privati. In tal senso, la Pianificazione Strategica dell’area orvietana appare lo strumento più appropriato a coordinare i diversi livelli istituzionali, economici, sociali e culturali. La Pianificazione Strategica si basa infatti su un processo di cooperazione volontaria tra i diversi soggetti pubblici e privati e soggetti del Terzo Settore che mettono a punto insieme un percorso di sviluppo condiviso, individuano alcuni obiettivi strategici e si impegnano a realizzare una serie di azioni tra loro integrate
EX CASERMA PIAVE ED EX OSPEDALE
In tal senso un ruolo essenziale può essere svolto dal riuso dell’ex caserma Piave e dell’ex Ospedale secondo i principi di utilizzo strategico, complessivo e produttivo. Pur in continuità con le attività progettuali e di valorizzazione del complesso fino ad ora intraprese, a partire dalle valutazioni sugli esiti delle procedure ad evidenza pubblica così come impostate nella consigliatura in scadenza, intendiamo ribadire i criteri fondamentali che debbono guidarci in questa che è certamente l’operazione di governo più ambiziosa e difficile, ma dalla quale altrettanto certamente dipenderanno molte cose sia per i caratteri e la qualità dello sviluppo che per la tenuta della città e del territorio:
• le scelte debbono essere effettuate dal Consiglio Comunale senza che su questo ci siano ambiguità;
• va riaffermata sia la natura strategica di tali beni sia la loro destinazione e gestione produttiva;
• va evitato ogni pericolo di operazioni speculative e di breve periodo
INFRASTRUTTURE E LAVORI PUBBLICI
Un ruolo parimenti essenziale nello sviluppo può essere svolto da un progetto generale di modernizzazione infrastrutturale, articolato in diversi modi ma centrato inevitabilmente sui seguenti aspetti:
a) viabilità e trasporti: gli interventi debbono riguardare sia la viabilità interna (con le priorità di complanare, variante di Sferracavallo, insilamento di Via dei Tigli a Ciconia e attuazione della IV fase della mobilità alternativa); sia la viabilità esterna (verso Todi-Perugia, Viterbo-Civitavecchia e Bassa Toscana) attraverso il secondo casello A1, il cui finanziamento non deve confliggere con il completamento della complanare, ed interventi di adeguamento e messa in sicurezza della Baschi-Todi e del tratto dell’Amerina fino a Orvieto Scalo; sia interventi di logistica funzionali allo sviluppo quali la realizzazione dello scalo merci FFSS a servizio dell’area industriale di Fontanelle di Bardano.
Vanno affrontati in modo sistematico le questioni del trasporto ferroviario, che riguardano in primo luogo i pendolari ma anche i flussi turistici e il ruolo del nostro territorio;
b) reti telematiche: va portata la banda larga in tutto il territorio;
c) sistema del credito: va sviluppata una politica locale del credito su progetti di sviluppo che coinvolgano pubblico e privato; vanno favoriti i progetti a forte valenza di innovazione e che impieghino i giovani; vanno stabiliti accordi con la Fondazione Cassa di Risparmio per interventi su priorità di forte interesse generale;
d) energia: puntare sulle fonti rinnovabili e sul risparmio energetico in modo coerente con i piani regionali e provinciali; consentire sul territorio solo la costruzione di impianti di cogenerazione ad alto rendimento, cioè sistemi in cui si produce energia elettrica e il calore derivante da tali processi invece di essere sprecato come nella produzione tradizionale di elettricità viene riutilizzato all’interno di processi industriali o per usi civili (DLgs. 7/o2/2007). Tali impianti debbono essere di piccole dimensioni e per quelli a biomasse si dovranno verificare preventivamente la effettiva disponibilità di (dunque compatibili con le quantità di) combustibile naturale di cui si può disporre in modo sicuro e controllato, escludendo quindi i combustibili provenienti dalla gestione dei rifiuti; le decisioni in materia non possono essere condizionate da no pregiudiziali ma al contrario debbono essere orientate secondo evidenze scientifiche e attraverso la partecipazione e il coinvolgimento delle popolazioni interessate;
e) discarica e gestione dei rifiuti: raggiungere l’obiettivo del 65% di raccolta differenziata entro il 2012 come previsto dal Piano Regionale sui Rifiuti, per puntare ad un incremento nella logica di “rifiuti zero”, premiando con sconti tariffari i comportamenti più virtuosi e sensibilizzando in maniera costante la città. Introdurre un sistema tariffario basato sulla quantità di rifiuti prodotti piuttosto che in base alla superficie occupata. Più in generale, stare dentro il Piano Regionale salvaguardando gli interessi del nostro territorio sia in termini strategici sia di gestione economica a favore della popolazione, riaffermando il principio strategico di prossimità su base regionale per qualsiasi tipo di rifiuto, evitando l’ ingresso di rifiuti da fuori regione. Nell’ottica della crescita significativa della differenziazione dei rifiuti e del loro riciclo, insieme alla riaffermazione del principio di prossimità, appare sovradimensionata la previsione dello “sversamento” sul “terzo calanco” risultando sufficiente il criterio della gestione oculata e consapevole dell’esistente da intendere come bene non riproducibile. (L’obiettivo complessivo di ampliare la percentuale della differenziata oltre il 65% al fine di rendere non necessario l’ampliamento dei volumi della discarica non è comunque compatibile territorialmente con la termovalorizzazione).
f) edilizia pubblica – Oltre all’acquisizione al patrimonio comunale o ATER dello stabile ex-INAPLI da destinare a case popolari, si prevede l’avvio di un programma per la realizzazione di una consistente quota di alloggi di proprietà pubblica e comunale, da collocare sul mercato dell’affitto, di cui una quota destinata a famiglie in stato di disagio ed alla popolazione anziana, soprattutto sola ed in condizione di disagio economico e sociale.
g) lavori pubblici: completamento dei cantieri secondo le priorità indicate nel Piano Triennale delle opere pubbliche
SCUOLA E FORMAZIONE
Va detto a chiare lettere che senza un sistema moderno ed efficiente di istruzione e formazione non solo non c’è sviluppo ma c’è arretramento economico, sociale e culturale. A noi perciò sembrano importanti le seguenti scelte:
• garantire il più alto livello possibile di servizio scolastico pubblico, concepito come sistema territoriale che va dall’infanzia fino alle soglie dell’università;
• organizzare un polo scolastico territoriale capace di attrarre studenti anche da fuori provincia e da fuori regione;
• riorganizzare la rete scolastica non solo in termini quantitativi, ma in termini qualitativi, cioè guardando alle soluzioni migliori con riferimento sia allo sviluppo sia al sistema dei servizi a partire dai trasporti.
• Garantire pari opportunità, attraverso la migliore accessibilità al servizio di istruzione pubblica, a tutti quei soggetti che per motivi di disagio economico, sociale, linguistico, rischiano la marginalità .
CULTURA, BENI CULTURALI E FORMAZIONE SUPERIORE
Per quanto concerne la cultura e i beni culturali non solo va mantenuto ciò che negli anni si è consolidato come caratterizzazione della nostra città nel mondo, ma va fatto ogni ulteriore sforzo per fare del grande patrimonio di cui siamo custodi un vero sistema territoriale sia in termini di valorizzazione generale sia di gestione puntuale. Per dare forza ad un settore strategico per la città e il territorio, è nostra intenzione unificare le deleghe di Turismo, Culturale, Beni Culturali, Alta Formazione e Grandi Eventi. Alcuni punti ci sembra vadano sottolineati:
a) il ruolo propulsivo del sistema museale che richiede di essere completato – anche con la realizzazione del Museo dei Costumi del Corteo Storico, il completamento del Museo della Tradizione Ceramica e potenziamento del PAAO - e inserito nei grandi circuiti facendo tesoro dei sistemi moderni di gestione;
b) il ruolo della nuova biblioteca che deve assumere il compito di promozione costante della cultura mediante la massima accessibilità – in termini di orari, servizi e strumenti di diffusione, procedendo al completamento del progetto.
c) il ruolo del Teatro Mancinelli, che con una gestione controllata e lungimirante può rappresentare una altro aspetto decisivo della capacità della città di ospitare e di produrre cultura anche attraverso una qualificata offerta formativa;
d) la realizzazione di una struttura per grandi mostre che consenta alla nostra città e al nostro territorio di partecipare da protagonista all’offerta culturale italiana nel sistema globale della promozione turistica, artistica e culturale, di livello elevato;
e) La promozione di interventi per integrare l’offerta museale, archeologica, artistica, culturale, musicale e ambientale della città e del territorio - anche tramite la costituzione di un tavolo di concertazione - con i diversi protagonisti attraverso il quale: coordinare le iniziative, la promozione e la comunicazione; modernizzare la fruizione delle esperienze museali; favorire esperienze di scambio culturale e formazione;
f) È necessario infine sostenere e valorizzare la produzione culturale e artistica, soprattutto giovanile, con l’individuazione di nuovi spazi, attività formative, scambi di esperienze nazionali e internazionali.
Strutture congressuali e artigianato artistico - Naturalmente tutto questo fa pendant con un necessario adeguamento delle strutture per la congressistica, con la qualificazione della rete dei servizi commerciali e con la forte valorizzazione dell’artigianato di qualità – attraverso la costituzione di una scuola di “Arti e Mestieri” - di cui la nostra città e il nostro territorio contengono diverse e importanti espressioni.
Centro Studi Città di Orvieto - Per quanto concerne la formazione superiore di tipo universitario e post-universitario noi crediamo che il CSCO debba essere centrale nella delineazione di un sistema territoriale moderno. Senza cadere in logiche particolaristiche, ma proprio nel quadro dell’Umbria policentrica di cui abbiamo parlato, esso può ospitare non solo università straniere ma anche università italiane che ne abbiano interesse, senza con questo interferire per nulla con l’Università dell’Umbria, anzi rappresentandone una positiva integrazione.
TURISMO / AMBIENTE / CULTURA E AGRICOLTURA
La filiera turismo-cultura-ambiente-agricoltura, elemento centrale dei piani di sviluppo regionale, deve essere per il nostro territorio un punto fondamentale di una programmazione di sistema che rilanci le potenzialità straordinarie del nostro territorio. In particolare ci proponiamo di:
a) Promuovere l’integrazione tra offerta agroalimentare e offerta culturale e turistica, anche con la realizzazione di un centro di documentazione, promozione e formazione sulla cultura materiale orvietana anche a servizio delle produzioni locali di qualità;
b) Favorire lo sviluppo di una agricoltura sostenibile legata alle filiere corte anche attraverso l’attivazione di politiche che indirizzino sia per le mense scolastiche che aziendali l’utilizzo di prodotti locali, di cui una parte a produzione biologica, per almeno il 50%. Promuovere l’utilizzo di prodotti locali e biologici nei ristoranti locali e nei servizi di catering. Realizzare spazi e/o mercatini di vendita di produzioni alimentari ed artigianali locali.
c) Favorire lo sviluppo della costituzione dei Gruppi di Acquisto Solidali e l’ istituzione di un “mercato contadino” per la valorizzazione, promozione e commercializzazione dei prodotti della filiera corta;
d) Continuare a sostenere i progetti di educazione alimentare in collaborazione con gli istituti scolastici
e) Sostenere e valorizzare le attività di ricerca del CERSAL del CSCO in materia di sicurezza alimentare;
f) Promuovere le produzioni vinicole di qualità d’intesa con i produttori, le cantine, il Consorzio e la Strada dei Vini etrusco Romana in Provincia di Terni attraverso una più serrata integrazione con le offerte turistiche e culturali della città.
g) Realizzare un “Ostello della gioventù”;
h) Realizzare una più efficace strategia di comunicazione delle offerte culturali, turistiche e ambientali del territorio orvietano attraverso le nuove tecnologie informatiche e con il sostegno di un Consorzio locale di gestione.
i) Promuovere e valorizzare il turismo sportivo d’intesa con le organizzazioni sportive territoriali.
j) Investire e sostenere decisamente il comparto turismo congressuale anche attraverso azioni coordinate e concertate di promozione e marketing specifico
TERRITORIO E AMBIENTE
Il territorio è un bene essenziale che si tutela nella misura in cui lo si usa in modo sostenibile, se ne rispettano le connotazioni storiche e i cicli e dunque in un rapporto corretto e responsabile con le esigenze umane. Non sempre questo è avvenuto, ma fondamentalmente non si può negare né la crescita culturale né una politica sempre più attenta alle compatibilità e alle opportunità rappresentate dalle conquiste scientifiche e tecnologiche moderne applicate all’uso del territorio. La prospettiva del contenimento dell’uso del suolo deve orientare le politiche urbanistiche al fine di unire e riequilibrare le polarità della città, e a ridisegnare l’urbanistica in funzione di un nuovo equilibrio fra aree centrali ed aree periferiche in un quadro di sostenibilità paesaggistica come definita dalla Carta Europea sul Paesaggio. In questa visione di riequilibrio fra aree centrali e periferiche vanno riqualificati i quartieri della città e le sue frazioni e borghi, migliorandone le infrastrutture viarie e di sosta, l’accessibilità, la mobilità, gli spazi ed il verde pubblico, l’arredo urbano e l’edilizia residenziale. Processo che non può escludere una mappatura dei nuovi bisogni per individuare e realizzare i necessari servizi strategici e di base alla persona e alle imprese. A tale riguardo è urgente costituire una banca dei dati territoriali e ambientali (suolo, sottosuolo, acqua, vegetazione, paesaggio, aree sensibili) all’interno di un sistema informativo che possa sostenere e orientare le scelte in caso di previsioni comportanti trasformazioni del territorio. Un aspetto tutt’altro che secondario in questa visione complessiva fa riferimento ad un uso corretto e intelligente dell’arredo urbano, concepito in tutti i suoi aspetti, da quello estetico a quello dell’efficienza e della sicurezza.
In particolare, intendiamo:
Promuovere progetti pubblici finalizzati all’efficienza, al risparmio energetico e alla diffusione di fonti rinnovabili;
Modificare il regolamento edilizio prevedendo alti standard di efficienza energetica per i nuovi edifici e ristrutturazioni;
Promuovere politiche del recupero edilizio attraverso una anagrafe informatizzata degli immobili abbandonati o in disuso anche al fine di sollecitare le risorse rese disponibili dalla legge regionale sui centri storici.
Limitare massimamente l’impatto ambientale delle attività estrattive nella prospettiva di contribuire, sul medio periodo, ad una riconversione/riqualificazione del comparto, d’intesa con le imprese del settore. Le risorse strategiche d’area (es. riserve idriche) o i progetti strategici legati al paesaggio di grande rilevanza, sono in ogni caso prioritari rispetto alle ipotesi di coltivazione mineraria e/o estrattiva. In tal senso, si ribadisce la contrarietà rispetto all’ipotesi di sfruttamento minerario dell’area di Benano.
Attuare la variante al PRGS approvato nella trascorsa consigliatura in scadenza e attuazione del PRGO conseguente;
Dare attuazione alla rilevazione, valutazione, disciplina e tutela del paesaggio sulla base dei criteri della Convenzione Europea del Paesaggio
Recuperare il ruolo storico, ambientale ed economico, delle frazioni attraverso il rilancio delle loro identità.
SERVIZI A RETE
Gestione pubblica dei beni essenziali - Il sistema dei servizi a rete deve garantire ai cittadini sia l’efficienza dei servizi che il minor costo possibile. La riforma della governance dei Servizi Pubblici Locali va tematizzata attraverso il riequilibrio dei rapporti tra pubblico e privato, dove al primo viene riconosciuto il compito delle indicazioni delle priorità dedotte dagli interessi generali. E’ a partire da questo profilo riformatore che le questioni della tutela dei beni comuni - intesi come diritti inalienabili - e della compiuta affermazione di un governo pubblico dell’acqua- saranno gli obiettivi strategici da perseguire, insieme ad una azione politica che punti ad una gestione pubblica effettiva, superando tutte quelle distorsioni che di fatto hanno prodotto una gestione formale pubblica e una gestione reale privata, con l’effetto della lievitazione dei costi e di inefficienze conclamate.
SERVIZI SANITARI E POLITICHE SOCIALI
Per raggiungere l’obiettivo di una città inclusiva, della solidarietà e delle opportunità, mettendo al centro delle politiche sociali il cittadino, è fondamentale condividere il concetto di “Salute” così come definito dal Prof. A. Seppilli, uno dei padri della riforma sanitaria e cioè: “Il processo di ben essere fisico e psichico di un individuo dinamicamente inserito nel proprio contesto sociale (e naturale, aggiungiamo noi). Questa premessa ci permette di comprendere che la salute non è una “condizione” bensì un processo, un divenire su cui agiscono costantemente le scelte individuali (stili di vita) e le scelte politiche.
Altro assunto è che la salute è costituita dall’insieme di tre determinanti inscindibili: quella fisica, quella psichica e quella sociale. Una politica che alimenti scissione e separazione di questo concetto unitario rende un cattivo servizio a se stessa e al cittadino ed induce i medici alla medicina difensiva. Il territorio orvietano, per tradizione di civiltà, per densità di popolazione, per facilità di rapporti istituzionali consente la possibilità di sperimentare ed attuare a pieno il senso di questo approccio.
Pertanto la nuova amministrazione comunale si farà carico di una serie di iniziative tese a promuovere e realizzare una reale integrazione tra sanità ospedaliera, sanità territoriale e comparto sociale.
Ulteriori obiettivi sono:
1) Realizzazione del Palazzo della Salute c/o i locali individuati da tempo presso l’ex Caserma Piave.
2) Portare alla piena realizzazione il “Progetto Anziani” così come approvato dal Consiglio Comunale nel 2006.
3) Favorire l’organizzazione di un servizio di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione delle problematiche della Terza Età, integrato con le risorse sanitarie e sociali già esistenti (MDB, ADI, CSM, Reparti ospedalieri, Uff. della Cittadinanza), ma dotato anche di risorse e professionalità autonome; tale servizio deve avviare l’ apertura di uno sportello di ascolto per problematiche legate a malattie degenerative del SNC come le demenze e la malattia di Alzheimer, anche attraverso l’attivazione delle risorse dell’ associazionismo e volontariato, appositamente formato.
4) Dare strumenti e risorse alle politiche attive rivolte alla Terza Età.
5) Riqualificare e completare la rete dei servizi comunali per la prima infanzia in termini di offerta, a partire dalla realizzazione dell’ Asilo Nido di Ciconia e dell’ Asilo Nido Interaziendale di Bardano.
6) Difendere i lasciti De Solis e Piccolomini
7) Sostenere la crescita di attività extrascolastiche rivolte a minori con disagio dovuto a problematiche di adattamento culturale, disagio sociale e disabilità, per sostenere percorsi di integrazione.
8) Favorire e accrescere le politiche di educazione sanitaria a partire dalle scuole fino ai centri di aggregazione degli anziani, per la promozione di corretti stili di vita.
9) Riaffermare la centralità del Consultorio Familiare nella promozione della salute della donna, della coppia e della famiglia, dedicandogli le necessarie risorse finanziarie e umane.
10) Promuovere un progetto concreto e complesso indirizzato alle giovani generazioni ed alla fascia adolescenziale che preveda lo sviluppo di azioni e servizi tesi a ostacolare l’ isolamento e favorire il senso della responsabilità, della partecipazione e dell’ affermazione sociale armonica.
11) Sostenere lo sviluppo di esperienze di economia civile e sociale attraverso politiche di promozione delle cooperative sociali di tipo B e di imprese sociali.
12) Prevedere nelle gare di appalto pubbliche l’ inserimento delle “clausole sociali” ai sensi della direttiva europea 2004/118/CE e del D. Lgs. 163/2006 al fine di sostenere le imprese sociali.
13) Portare a compimento il progetto di ristrutturazione della ex scuola elementare di Orvieto Scalo da destinare al polo territoriale del Terzo Settore e a Servizi socio-riabilitativi per disabili.
14) Istituire attraverso l’ investimento di risorse e l’acquisizione di personale il Servizio di Medicina del Lavoro.
15) Portare a compimento l’istituzione della Consulta dei Migranti.
16) Investire sulla valorizzazione dei Servizi Territoriali Distrettuali, intesi come punto cardine dell’integrazione socio-sanitaria affinché vengano realizzate completamente le funzioni di integrazione dei servizi territoriali tra loro, con la Medicina di Base, con l’ Ospedale e con i Servizi Sociali.
17) Completare l’organizzazione del Centro di Salute Mentale con risorse appropriate a fronteggiare il progressivo aumento dell’ utenza e complessità della domanda.
18) Assumere la responsabilità di portare a completa realizzazione il ruolo di Polo dell’ Emergenza-Urgenza assegnato dai vari Piani Sanitari Regionali all’ Ospedale di Orvieto.
19) Realizzare, di concerto con il mondo del Terzo Settore, la Casadell’Associazionismo e delle Culture.
SPORT
Lo sport attraversa settori decisivi della vita sociale del territorio, svolgendo una fondamentale funzione per quel che riguarda la coesione e l’integrazione sociale, il benessere e la diffusione di corretti stili di vita. È necessario quindi proseguire nella valorizzazione delle realtà associative sportive cittadine (alle quali va riconosciuto un fondamentale ruolo anche nella determinazione degli obiettivi e delle iniziative da intraprendere) e nell’opera di realizzazione e riqualificazione degli impianti sportivi.
POLITICHE DI BILANCIO
Tutto questo non sarebbe possibile senza una sana politica di bilancio. Bisogna dare atto all’A.C. uscente di aver fatto uno sforzo determinante per risanare e assestare il bilancio. L’opera di risanamento effettuata consente oggi di lavorare seriamente alla stabilizzazione. Ciò che va fatto in modo trasparente e deciso puntando a nuove entrate che possono derivare sia dalle opportunità offerte dal riuso della Piave sia da altre fonti di entrata.
UN NUOVO PATTO TRA ISTITUZIONI E CITTADINI
La crisi economica che si ripercuote anche a livello locale e le inevitabili trasformazioni introdotte dalla riforma federalista dello stato richiedono una profonda riflessione anche nella nostra comunità comunale.
Da qui la necessità di introdurre elementi di innovazione, mettendo in campo risposte adeguate per affrontare le urgenze ma, al tempo stesso, in grado di indicare ai cittadini una via di uscita in avanti, una nuova strada di aggregazione e di sviluppo.
Tutto ciò richiede un impegno dell’Amministrazione Comunale in grado di garantire luoghi di effettiva partecipazione democratica attraverso un patto tra Pubblica Amministrazione, associazioni e cittadini.
La ridefinizione del rapporto tra Istituzione Pubblica e Cittadino e le priorità dell’azione di governo locale dovranno avvalersi della collaborazione delle parti sociali, degli operatori economici e del terzo settore e della comunità locale tutta.
Affinché si possa dare fiducia ad un’azione collettiva è necessario riaffermare sempre: trasparenza nell’uso delle risorse, comportamenti ispirati alla sobrietà e quindi un’etica pubblica che ha fatto del centrosinistra la sua positiva caratteristica, eliminando situazioni che possano produrre conflitti di interesse.
Per questi motivi riteniamo di dare priorità:
1. alla riforma ed adeguamento dello statuto Comunale al fine di potenziare gli istituti della partecipazione e gli strumenti di controllo, monitoraggio e valutazione dell’azione amministrativa anche individuando autorità indipendenti capaci di segnalare eventuali anomalie
2. la semplificazione dei procedimenti amministrativi favorendo l’autocertificazione e altre forme funzionali a tale obiettivo e promuovendo un confronto serio con l’opinione pubblica teso a garantire efficienza ed economicità della P.A.
3. la definizione di nuovi regolamenti per gli appalti e nuove norme concorsuali per l’accesso al pubblico impiego
4. nel rapporto politica e amministrazione pubblica rendere incompatibili incarichi di Governo con incarichi esecutivi in imprese pubbliche o che hanno rapporti contrattuali con la pubblica amministrazione.
DEMOCRAZIA E PARTECIPAZIONE
La cornice in cui tutte le scelte programmatiche di modernizzazione a nostro avviso vanno iscritte è fatta di poche ma significative parole d’ordine:
• uffici e servizi pubblici efficienti e misure che facilitino la vita dei cittadini, anche con il potenziamento dell’informatizzazione della macchina comunale e l’istituzione dei servizi di “e-government”
• merito, responsabilità e competenza nelle scelte e negli incarichi;
• la qualità come criterio guida in tutte le fasi di tutte le azioni;
• prevalenza del bene comune su ogni altra considerazione.
Questi principi non avrebbero alcun senso se non fossero il riferimento di comportamenti reali e soprattutto se non fossero i cardini di una democrazia partecipata, sul cui concetto però secondo noi bisogna intendersi al fine di una condivisione che sia profonda e costante. Il concetto di democrazia su cui si fonda la nostra Costituzione è quello di democrazia rappresentativa, con gli eletti che sono espressione della volontà popolare esercitata mediante il diritto di voto. Le assemblee elettive sono e restano dunque i luoghi in cui principalmente, anche se non esclusivamente, si condensa e si esercita la volontà democratica dei cittadini.
Nello specifico, ci proponiamo di:
1. Istituire una area di delega specifica per la partecipazione e la comunicazione pubblica e per le pari opportunità, provvedimento che si inscrive nell’ambito di una più generale riforma dell’organizzazione Amministrativa e del nuovo patto tra amministrazione e cittadini, nella partecipazione e condivisione delle scelte programmatiche e delle azioni politiche che le sottendono e in grado di proseguire, rafforzandolo, il percorso avviato con l’approvazione della Carta Europea per l’Uguaglianza e la parità delle donne e degli uomini nella vita locale.
2. Valorizzare il ruolo dei Consigli di Zona ampliandone le prerogative;
3. Istituire l’anagrafe degli eletti – con l’obbligo di autocertificare le proprie situazioni patrimoniali, immobiliari, finanziarie, fiscali, societarie, incarichi remunerati ed eventuali condanne penali e/o amministrative e carichi penali pendenti senza ledere il diritto alla sicurezza personale - e garantire la diffusione telematica degli atti del Comune (delibere di Giunta, di Consiglio e Determinazioni);
4. Riformare il sistema di rappresentanza del tavolo interassociativo ampliandone la base dei soggetti abilitati a partecipare (es. Forum Terzo Settore)
5. Realizzare uno Spazio per la comunicazione al cittadino per occasioni ordinarie o straordinarie anche in forma assembleare e per l’esposizione di progetti di iniziativa pubblica, sollecitando contributi e osservazioni in forma regolamentata, o di iniziativa privata, ove richiesto;
6. Attivazione del procedimento del Bilancio Partecipato.
Si riconosce nel Bilancio partecipato, uno strumento di democrazia nel quale il cittadino diventa un protagonista permanente della gestione pubblica, strumento di partecipazione, trasparenza, pubblicità, accessibilità efficacia ed efficienza.
7. Redigere, a fine anno, il Bilancio Sociale del Comune di Orvieto
8. Promuovere la costituzione del “Consiglio Comunale dei Ragazzi”
9. Al fine di favorire una migliore integrazione degli immigrati e dello loro comunità, si propone di istituire la figura del consolato onorario d’intesa con le istituzioni provinciali e regionali.
10. Nomina del Difensore Civico
POLITICHE DI VIVIBILITA’ URBANA E DI SICUREZZA
Il diritto alla sicurezza è senz’altro uno dei cardini di una società aperta e democratica. È pertanto nostra intenzione collaborare attivamente con le forze preposte al controllo del territorio al fine di assicurare e garantire ad imprese e cittadini una imprescindibile qualità della vita. Tuttavia, una vera cultura della sicurezza – che non può sostanziarsi con fasi di controllo e repressione - lavora invece sull’integrazione, opera per impedire fenomeni di marginalità sociale e di degrado urbano, rafforza il senso della solidarietà diffusa e promuovere valori positivi quali il lavoro, la lealtà, il senso civico, il volontariato.
Una società democratica deve saper garantire ai propri cittadini il diritto alla sicurezza del lavoro e sul lavoro.
martedì 11 agosto 2009
Il CENTROSINISTRA contrattacca ad Orvieto: presentata la mozione con il Programma di Governo
Etichette:
Centrosinistra,
Evasio Gialletti,
Giuseppe Germani,
orvieto
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento