L'Azione Cattolica di Terni, Narni e Amelia ha organizzato lunedi 22 dicembre a Terni un incontro per discutere 14 GIUGNO, MOVIMENTO CATTOLICO E PD, strumento di lavoro per il discernimento dei rapporti tra il movimento cattolico e PD a Terni alla luce e dopo il convegno ecclesiale.
Dopo un breve saluto del presidente Sereni ha preso la parola Augusto Magliocchetti che ha illustrato il documento predisposto dall'equipe diocesana per il discernimento ecclesiale.
Si è partiti dagli appuntamenti precedenti del 2007 e del giugno 2008 per mettere a fuoco l'incontro:
"Il rapporto tra movimento cattolico e PD a Terni ci sembra oggi una delle questioni più urgenti nel senso che all’espressione dà la Gaudium et Spes. Le questioni più urgenti sono quelle che emergono alla “luce del Vangelo e dell’esperienza umana” (Gaudium et Spes, n.46).
Allo stesso tempo dobbiamo esercitare la nostra responsabilità sociale, secondo la visione aperta e pluralista di società e di bene comune che abbiamo ricordato, e non esprimere la nostra preferenza per uno o l’altro dei partiti politici che competono per il governo della città.
Dobbiamo avviare una riflessione aperta al contributo di tutti e non irrigidita da schemi ideologici precostituiti. Dobbiamo spendere i nostri talenti senza farne un elemento di divisione nella città ma anzi testimoniando concretamente l’essere la Chiesa segno di unità di tutta la città."
Per poi entrare nel cuore del problema ponendo alcune domande :
"Come giudicare la situazione del PD ternano? Abbiamo a che fare con un esperimento riuscito, anche se parzialmente? C’è a Terni il nuovo partito della sinistra di governo, moderato, riformista, pluralista, convinto del ruolo pubblico della cultura religiosa e del decisivo contributo riformista del cattolicesimo ternano? Si rintracciano - e in quale misura - nel PD ternano i segni della cultura politica riformista di ispirazione cristiana che abbiamo riassunto negli esempi precedenti? Ci sono a Terni idee, élite ed interessi extra-politici che reclamano un vero nuovo partito della sinistra di governo?
Le riposte della relazione sono state abbastanza negative :
"A Terni il PD non sembra temere questo rischio. Il che non significa che molti nel PD non temano, soggettivamente, la sconfitta elettorale. La sensazione è che l’intreccio di gruppi che lo controlla, fatto di reticoli sociali a base generazionale, pubblica amministrazione allargata (regione, comune, provincia, sanità, aziende pubbliche), sindacati del pubblico impiego e della grande impresa, non pensi – fino in fondo - di rischiare tutto. Non c’è la percezione di una vera posta in palio.
In questi casi la competizione tra gruppi dirigenti per la conquista del controllo del PD, per l’avvio di un processo di cambiamento diretto a conquistare la fiducia della città si trasforma in una competizione interna al PD, fatta di soli interessi di ceto politico, nella quale si misura non la capacità di catturare il consenso della città ma quella di cooptare il maggior numero possibile di risorse nel gruppo dominante. Immaginando che questo, automaticamente, consolidi ed allarghi il consenso elettorale.
Solo un processo di selezione per conflitto e non per cooptazione migliora la formazione del gruppo dirigente e finisce con l’imporre la creazione di un partito nuovo. Un vero processo di selezione per conflitto, non una babele di proposte alimentata da competizioni di pura facciata.
In questo senso la questione non è tanto quella del “luogo” di provenienza del candidato a Sindaco: l’essere interno o esterno all’organizzazione del PD non fa una grande differenza. Come non fa una gran differenza l’essere o il non essere un candidato “locale”; o l’avere avuto esperienze di governo nazionale. La differenza sta nel metodo di selezione: è uno dei casi nei quali il metodo si fa contenuto.
Un vero processo di selezione per conflitto richiede però molti ingredienti per affermarsi autenticamente. Possiamo identificare quattro clausole di autenticità del processo di cambiamento nel segno della competizione. La prima richiede primarie “vere”, fatte di conflitto tra valori, interessi, organizzazioni, progetti e candidati. Primarie che contano perché scavalcano – in gran parte – il ruolo del ceto politico interno. E non primarie “finte” che non contano se non per costruire la legittimazione di scelte già fatte dal medesimo ceto politico, locale o nazionale. La seconda richiede l’archiviazione della formula di coalizione che ha governato la città negli ultimi dieci anni: anche a sinistra deve valere la regola della competizione e non quella della cooptazione. Non può esistere un partito a vocazione maggioritaria “intermittente”. La vocazione maggioritaria è un contenuto e non un metodo. La terza richiede la neutralizzazione delle “liste civetta” mediante le quali una finta competizione nasconde una surrettizia cooptazione. La quarta richiede una forte coerenza tra biografia politica dei candidati e programmi che questi assumono, con la conseguenza che più è lunga la carriera dei candidati, sia sul piano politico locale che su quello nazionale, sia all’interno delle istituzioni politiche che nel mondo della pubblica amministrazione e dell’impresa pubblica, maggiore è la necessità di compiere immediate e concrete discontinuità che li rendano credibili. E’ questa la ricetta contro la cooptazione. Da settimane assistiamo a molti movimenti dentro il PD: evolveranno nel senso di un sano e virtuoso conflitto o daranno vita ad un ennesimo processo di cooptazione?
Per concludere :
"La distanza tra il 14 giugno e il PD ternano è in questo momento molto grande. Certo, ci sono stati in questi mesi esempi di avvicinamento. Pensiamo al convegno dello scorso settembre “Terni 2020: innovazione, creatività, ricerca” o a quello di inizio ottobre “Politica e territorio: il ruolo dei cattolici”. Tuttavia in assenza di un dibattito pubblico vero e sincero dentro il PD – che non si riduca ad un mero gioco di posizione interno al ceto politico - l’agenda del 14 giugno rischia di trasformarsi in un giudizio solo negativo del movimento cattolico su questa prima fase di vita del PD ternano. Come giudicare, da questo punto di vista, le conclusioni del recente congresso provinciale? Un congresso nel quale “non ci si conta” è un vero congresso? Un congresso nel quale non ci sono “vincitori e vinti” è un vero congresso? E’ il segno di una competizione aperta o di una cooptazione difensiva? E’ un passo in avanti del PD ternano o una battuta di arresto?"
E per fare una domanda :
"Il 14 giugno ha generato un’agenda per la leadership del cambiamento a Terni: il PD ternano accoglie quell’agenda?"
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