da www.umbria2020.it
La vittoria di Obama segna una svolta, oltre che sulla scena geo politica anche su quella dell’idea stessa del fare politica. Obama vince come homo novus che si costruisce il suo seguito e la sua rappresentanza prevalentemente sulla rete, attivando tutti i più innovativi strumenti on line non solo e non tanto per comunicare con i suoi elettori quanto per far comunicare fra loro gli elettori. Obama costruisce comunità attive e non platee passive . E’ una scelta di metodo ma anche di contenuti,infatti il senatore dell’Illinois riesce in pochi anni a diventare un caso sulla rete perché elabora e selezione un progetto, una proposta, diretta al popolo della rete: ambiente, come presupposto di un nuovo modello di business, innovazione come nuova politica industriale, la classe media come la nuova base sociale, il protagonismo dell’individuo come il motore dello sviluppo, la mobilità del sapere come risorsa per un nuovo primato americano. Senza una nuova lingua non ci sarebbero stati i nuovi linguaggi di rete. Obama adotta nella sua elaborazione, e conseguentemente nella sua organizzazione il modello emergente del cloud computing, ossia il nuovo assetto di sviluppo del sapere e delle potenze di calcolo, che vede diluire le capacità operative lungo la rete, riducendo il peso degli apparati proprietari. E’ l’open source dello sviluppo.
Obama costruisce così la sua strada per il successo, riuscendo a superare la fatidica soglia del primo miglio, ossia di quel tratto iniziale di strada politica dove i debuttanti e gli innovatori il più delle volte vengono soffocati e travolti dagli apparati e dagli incumbent.
Questa è la strada che si propone nell’occidente per ricostruire un nuovo rapporto sociale della politica, dove il riformismo ritrova una missione e un popolo per lo sviluppo e il riequilibrio sociale.
E’ questa una strada percorribile in Italia? Ci sono i numeri e gli attori per vincere con questa ricetta? Ovviamente in politica non si può mai tradurre meccanicamente la ricetta di un paese in un altro contesto. Certo è che Obama agisce in un ambiente che non è molto dissimile dal tessuto socio economico di Milano e dell’intera Lombardia. La rete sempre di più si propone come infrastruttura di nuove aggregazioni sociali, di un nuovo modo di produrre ricchezza, di una nuova figura sociale. Lo è negli USA, lo sta diventando in Europa, lo sarà in Italia. La crisi delle opzioni di massa tradizionali- dal welfare alla Tv, dai partiti al consumo- dimostra che anche nel nostro paese la talpa scava.
Quali sono gli attori di un modello a networking nel nostro paese? Ci sono aree sociali raggiungibili con una proposta che investa direttamente il mondo della rete? Ci sono figure e interessi disponibili a mobilitarsi in presenza di una proposta che valorizzi la loro capacità di competizione? Chi sono gli snodi, i luoghi, le aree dove incontrare questi nuovi soggetti? Come attivare un setacciamento della rete che faccia emergere una nuova forza oggi carsicamente immersa nelle nuove forme di organizzazione del sapere? C’e’ una specificità della rete nella città?
Sono le domande che potrebbe avviare una riflessione sul territorio, un nuovo approccio del partito democratico, un progetto a medio termine che preveda di estendere e rinnovare, radicalmente la base sociale dell’organizzazione.
La proposta è quella di un seminario politico, con quadri ed opinion leaders su questi temi, dopo aver fatto un inventario del tessuto innovativo, e aver lanciato sulla rete, attraverso blog esterni di soggetti che già lavorano sul tema una sorta di cloud computing del programma. L’iniziativa andrebbe rafforzata con un programma shock per la competitività in rete:
1)in 12 mesi azzeramento del digital divide nel territorio: accordo con un operatore satellitare (Eutelsat) per un piano di diffusione della connettività per tutti almeno a 10 mega
2)Un piano regolatore della comunicazione che individui aree, dotazioni, interlocutori e missioni per dare al territorio un’identità e un valore nella produzione di sapere. Lanciare la conferenza dei servizi multimediali nelle singole aree territoriali che definisca il quadro delle necessità e degli investimenti.
3) Un piano straordinario di prestiti d’onore per investimenti multimediali, d’intesa con la Cassa depositi e Le Poste diretta a studenti e giovani professionisti
4) In 18 mesi digitalizzare tutti i processi comunicativi degli enti locali. Le comunità locali come nuovi impresari dei linguaggi multimediali , attraverso un piano di adozione delle soluzioni audiovisive nella comunicazione e nella distribuzione dei servizi (web tv e DTT)
E’ una linea che ci porta a sondare un terreno non raggiungibile altrimenti. E’ ovviamente un rischio, ma in caso contrario quale altra possibilità abbiamo per accorciare le distanze? E soprattutto per farlo subito?
venerdì 14 novembre 2008
Il caso Obama: dal partito a rete alla rete che diventa partito, la politica al tempo del cloud computing - di Michele MEZZA
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