sabato 29 novembre 2008

Al via anche le Primarie per l'Amministrazione Provinciale di Terni




L'assemblea provinciale di Terni del PD ha eletto su proposta del segretario sen. Leopoldo Di Girolamo il Comitato Organizzatore per le Primarie che dovranno definire il candidato Presidente della Provincia di Terni per la prossima consultazione amministrativa. Il comitato è composto da :
Silvia Bartolucci
Fiorella Capotosti
Paolo Casali
Luciana Catarinelli
Vanessa Croccolino
Cinzia Diamanti
Francesco Giordano
Elide Graziani
Guido Guidi
Gianni Polito
Gilberto Settimi
Pierluigi Spinelli
Claudio Tarmati
Cristina Viali
Mirco Visciutella.

Con la costituzione del comitato si avvia la complessa macchina organizzativa che porterà allo svolgimento delle primarie. Parallelamente sono iniziati gli incontri di coalizione che dovranno definire il programma e le regole per la partecipazione delle altre forze alla scelta del candidato del Centro Sinistra.
E' stato riaffermato altresì il percorso verso le primarie aperte di coalizione per i candidati a Sindaco nei Comuni.

Nella stessa riunione è stata eletta la Segreteria Provinciale composta da 22 membri e di cui fanno parte 4 Orvietani :
Silvia Fringuello, Fausto Galanello, Massimo Gambetta e Giorgio Posti

martedì 25 novembre 2008

FINITA LA MARATONA PD : A BREVE LE PRIMARIE





Si è tenuta nella nottata del 24 Novembre la riunione del coordinamento del PD di Orvieto che conclude un trittico di riunioni avviato il 10 novembre con la direzione, proseguita domenica mattina con l'attivo presieduto dalla segretaria regionale Maria Pia Bruscolotti ed appunto conclusa con la riunione della direzione di ieri sera alla quale ha preso parte il segretario provinciale sen Leopoldo Di Girolamo.

Grande ed attiva partecipazione, con ben 24 interventi, e riunione conclusa alle 2,00 con un partito decisamente schierato per le primarie, convinto del giudizio positivo sull'operato dell'amministrazione ( già dato all'unanimità il 10 novembre )ma al tempo stesso determinato della necessità di un coinvolgimento reale degli elettori del centro sinistra nelle scelte per il programma e per il candidato.

Sono emerse piuttosto delle valutazioni diverse sul futuro. Il "partito del comune" ha ribadito l'indisponibilità a discutere con la Sinistra ed Altra Città . Sia Meffi che Vincenzi e Settimi hanno ribadito questo concetto ritenendo che c'è una incompatibilità con queste forze.

Di tutt'altro tono la maggior parte degli interventi che hanno invitato ad un confronto serio sui programmi e ad un allargamento delle maggioranze.

Trappolino e Di Girolamo hanno concluso facendo appelli all'unità e per confermando la scelta delle primarie hanno invitato tutti ad evitare eccessi e rotture.

Toccherà ora al Comitato di Garanzia delle Primarie fissare la data ed eventuali specifiche al codice etico.

lunedì 24 novembre 2008

GIALLETTI : Infrastrutture, economia e bilancio comunale: tre i punti fondamentali per rilanciare lo sviluppo orvietano.

Pubblichiamo un breve stralcio della relazione svolta da Evasio Gialletti al congresso dei Socialisti Italiani di Orvieto sabato scorso. Si tratta delle conclusioni.

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CONCLUSIONI
Infrastrutture, economia e bilancio comunale: tre i punti fondamentali per rilanciare lo sviluppo orvietano. Credo che non servano voli pindarici e grandi illusioni per promuovere un nuovo sviluppo orvietano. Siamo decisamente stanchi di questa confusione. Il Casello Nord è un'infrastruttura utile, ma non è la priorità per il territorio. Per lo sviluppo della città servono altre infrastrutture, come può essere la complanare, sulla quale si sta lavorando da tempo. Guardiamo alla Piave con interesse per la città. Soprattutto si deve arrivare a dare una stabilità al bilancio comunale senza ricorrere ad annuali manovre risolutive. Si deve riprogrammare lo sviluppo della città con idee innovative che guardino al futuro. Su queste il partito socialista si siederà ad un nuovo tavolo del centro sinistra, discutendo di un programma concreto fatto di pochi punti, al quale verranno riconosciute le nostre condizioni.


Un'alleanza con il centrosinistra ai vari livelli non è una novità: noi questa scelta l'abbiamo compiuta parecchi anni fa, prima di molti altri. Certo è che in un'alleanza plurale ciascuno mantiene la propria identità.
Anche noi abbiamo fatto errori di valutazione, di prospettiva, non sempre abbiamo mostrato il meglio, non lo nego, ma lasciatemi dire che oltre che politici siamo anche uomini e quindi possiamo sbagliare. Ora, quindi, più che mai è tempo di riappropriarci dei grandi valori e delle prerogative che da sempre contraddistinguono radici e storia socialista: solidarietà, giustizia sociale, attenzione alle esigenze popolari, centralità del ruolo del mondo del lavoro. Ma anche rilanciare con energia la sfida ai mercati, approfondire lo studio di proposte innovative e alternative, lavorare al progresso e alle riforme con «coerenza e affidabilità». Nell'interesse concreto di tutti necessita realizzare un progetto comune, una riflessione culturale in termini di idee e proposte. Dobbiamo investire sui giovani che devono essere al centro dei nostri programmi. Dobbiamo provare ad ipotizzare un autentico «patto per lo sviluppo» con il marchio riformista-laico-socialista. Questa, oltre che essere una strategia politica che ci contraddistingue, è un obiettivo prioritario da perseguire per poter raggiungere quel benessere da tutti agognato ed al quale tutti hanno diritto. I socialisti credono in un Socialismo che ha come base il riformismo e hanno scelto una giusta posizione di sinistra nel centro sinistra che e' la sola posizione possibile per i socialisti che vogliono un mondo nuovo, un mondo riformista che è l'unico adatto ed in linea con i tempi. Le ragioni del socialismo sono nella sinistra: questo vale per la nostra Italia come per tutto il pianeta.

ORGANIZZAZIONE
Per quanto ho detto credo che sia utile proporre, oggi più che mai, un Partito snello ma, nel nostro piccolo, ben organizzato, con un Direttivo composto da 21 membri, un Segretario, un Vice Segretario, un Tesoriere, un Responsabile dell'organizzazione e un responsabile degli Enti Locali. Devono essere previsti e invitati compagni che fanno parte delle Associazioni, dei Sindacati, gli amministratori del comprensorio e il gruppo dirigente orvietano della Federazione Giovanile Socialista.
Concludo chiedendo a tutti di lavorare e lavorare duro in vista della prossima tornata elettorale: essa rappresenta per tutti noi una grande sfida, la sfida che, se ben condotta, ci permetterà di attuare tutto quello che il Partito socialista si prefigge. Se l'assemblea di questo Congresso lo vuole, io sono a disposizione, per un ulteriore ma breve periodo, purché abbia la collaborazione fattiva di persone che sono disposte ad affiancarmi nella conduzione del Partito, a lavorare per il Partito, a farlo crescere non solo per noi socialisti ma per la collettività non dimenticando mai che le ragioni dei socialisti italiani nella sinistra sono chiare! Il socialismo e' di sinistra ed i socialisti sono uomini e donne di sinistra che lottano per una società più libera e più giusta.

mercoledì 19 novembre 2008

Il Partito Socialista di Orvieto rilancia la mini-alleanza PD-PdCI-PS




Questo è quello che sembra emergere dall'intervento di Evasio Gialletti su Il FOGLIO dei RIFORMISTI in distribuzione in questi giorni ad Orvieto.
Il segretario del PS di Orvieto-Porano-Baschi dice "un nuovo si a questa maggioranza" intendendo quella in vigore al Comune di Orvieto dopo la defezione di Rifondazione Comunista conposta da Partito Democratico, Partito Socialista e Comunisti Italiani. Gialetti spiega nell'articolo che "non saremo mai in una coalizione con chi amministra e allo stesso tempo scende in piazza contro se stesso, ( ndr - alludento a Rif. Comunista ) e non lo saremo mai con chi fa politica con i tribunali, i ricorsi al Tar o alla Corte dei conti ( ndr - alludendo ad Altra Città).
Di tutt'altro tenore l'intervento sulla stessa pubblicazione del Capogruppo del Partito Socialista al Comune di Orvieto Franco Raimondo Barbabella che propone come terreno di confronto le questioni programmatiche.
Barbabella scrive "Noi abbiamo tenuto sempre alta l'idea della politica come progetto di miglioramento della società e come esercizio di responsabilità pubbliche senza improvvisazioni"
I Socialisti Orvietani si troveranno il 21 e 22 novembre ad Orvieto per il tradizionale appuntamento programmatico e politico. Saranno presenti tutti i Big del partito: Rometti, Bertini, Piacenti D'Ubaldi ed il neo segretario nazionale Riccardo NENCINI

lunedì 17 novembre 2008

DEMOCRATICI DI NOME E DI FATTO. Per un partito ad identità forte. di Valerio Marinelli

Per Democrazia s’intende da un lato un tipo di iter decisionale, certi meccanismi istituzionali, determinati rapporti fra poteri e reale esercizio delle quote di Sovranità legalmente affidata al Popolo, ma la Democrazia è anche di più. Per un democratico la Democrazia è un movimento utopico teso a rimuovere ogni causa d’impedimento allo sviluppo della libertà personale o collettiva; la Democrazia è uno sforzo costante volto ad eliminare i motivi delle disuguaglianze, delle disparità e delle ingiustizie sociali. La Politica per un democratico non è mai il fine, ma il mezzo per rendere giorno dopo giorno il proprio mondo più giusto, equo e libero. Questo rappresenta il fine etico dell’impegno democratico, che pretende, per sua stessa originaria natura, l’eticità dei mezzi per realizzarsi.
La Democrazia, in tale accezione, diventa un complesso di valori, che, in quanto non appartenenti ad una dimensione materiale già esperibile, s’inverano nella realtà solo attraverso una pluralità di fini concreti da raggiungere. Ecco perché la Democrazia è un insieme di dinamiche e comportamenti complessi e delicati. Ecco perché essere democratici attiene ad un modo ben preciso di interpretare il reale. Il Partito Democratico, allora, è concepibile soltanto come luogo cognitivo di questa premessa; è lo strumento d’analisi della società e, allo stesso tempo, la tecnologia d’intervento.
La società in cui viviamo è composta da bisogni e desideri. A soddisfare i desideri, spesso identificabili in mode costruite con l’abilità del marketing, ci pensa il mercato e l’ideologia liberista che lo accompagna, ma per soddisfare i bisogni serve una capacità d’analisi e soluzione che il PD, nato a tale precipuo scopo, non può attardarsi a trovare.
Il ritardo della sinistra, infatti, a mio avviso, è in primo luogo metodologico, non mediatico. Se quanto detto nelle righe qui sopra è davvero considerabile una spina dorsale identitaria del PD, è evidente che manca ancora una sistematizzazione metodologica del lavoro, la quale è un fattore d’estraneamento identitario di non poco conto. Il PD deve partire dall’analisi dei bisogni e far corrispondere ad ognuno di questi una libertà. Il PD diventa il partito di lotta per l’ emancipazione umana, un partito che punta a rendere le persone più uguali perché solo così possono essere più libere. Riuscire a tradurre questi concetti in funzione del progetto politico, veicolare un’idea alta della Politica nella società, disegnare una nuova rotta di lungo periodo non risulta soltanto utile a mero fine elettorale. E’ probabilmente un elemento di senso capace di ravvivare e scuotere il depresso interesse per la “questione pubblica”, per la Politica, che perde fiducia tra le persone finendo con l’impastoiarsi da sola, per il rapporto istituzioni- cittadini, i quali, dalle statistiche sempre più sfiduciati, rischiano una sorta d’alienante frustrazione nel concepirsi soggetti subordinati ed inadeguati all’interazione con le prime.
A fronte dei processi di “coriandolizzazione” della società, cosciente anche delle nuove problematiche esistenziali sopravvenute nel terzo millennio, dello scadimento del concetto di Progresso e di Futuro a connotazione collettiva, il PD ha bisogno di tener ferma la sua privilegiata interlocuzione con il cittadino e la persona umana. Con il cittadino per implementare e sostenere tutte le politiche in grado di rafforzare la cittadinanza, di cui si avverte lo sgretolarsi in proporzione alla crisi dello Stato nazionale e della Democrazia su di lui plasmata; con la persona umana in quanto perno di un benessere fondato sull’esercitabilità dei diritti. Va da sé, però, che la chiave di lettura della contemporaneità è l’individuo. Esso deve rimanere perciò il termine culturalmente caratterizzante anche dell’azione e della logica politica, che, per essere pienamente esaustiva e coinvolgente ha bisogno di declinarsi dal globale al locale: tenere unite plurime dimensioni geografiche, politiche, economiche e sociali deve rappresentare la cifra dell’ambizione ideale di un PD che lavora per un mondo migliore, per un paese migliore, per una città migliore….
Sembra quindi quasi scontato e pleonastico ribadire come il PD non possa cavalcare, in nessun modo, una cultura di stampo “economicista”, che comporterebbe, semmai, il rafforzamento di quel processo per il quale il cittadino diviene consumatore e l’utente si trasforma in cliente.
La difficoltà sta nell’operare da democratici in un contesto postdemocratico, sta nell’attivare politiche complesse per una società complessa. Ancora una volta risulta indispensabile impegnarsi in prima istanza su strumenti e metodi. D’altra parte, è ormai ampiamente riconosciuta la sovrapposizione significante tra mezzo e messaggio.
A sinistra, prima di una nuova narrazione, serve un telaio che la componga. Serve, in estrema sintesi, superare del Novecento la sua retorica, che pare imbrigliare il nostro slancio democratico, corrompendolo spesso in acritico “nuovismo”. Presentare un sogno agli elettori è già per noi una sconfitta. Più che altro abbiamo la necessità di raccontare una storia, una storia diversa per forme e contenuti. Non si può dire alla gente quello che si vuol sentir dire; non si può inseguire il consenso. Occorre invece costruirlo ponendo in campo un’alternativa culturale oltre che politica.
Oggi non basta condividere dei contenuti: è fondamentale socializzarli. E’necessario che il PD assuma il ruolo di “facilitatore di processi”, superando la classica funzione dei partiti di mediazione e composizione d’interessi particolari confliggenti. Le odierne tecnologie possono contribuire in maniera non indifferente alla configurazione di una nuova intelaiatura narrativa ed una nuova retorica che passi da un coinvolgimento diretto e spontaneo del soggetto interessato, qualunque esso sia, rappresentante di se stesso o di qual si voglia gruppo inserito nella società civile del contesto di riferimento. D’altro canto, però, i migliori media sono e restano le persone.
Una politica d’avanguardia non segue a ruota la società, ma la anticipa e la indirizza. Siamo nell’epoca dei “produmers”: i consumatori dei contenuti sono gli stessi che li elaborano.
Edificando sulla scorta di queste esperienze silenziosamente “rivoluzionarie” un impianto politico definito, pratico e teorico, il PD lucida due principi di fondo della propria etica di base: Partecipazione e Trasparenza. Ora, infatti, possono essere rivisitati e resi più efficienti da un percorso narrativo che reperisce il suo intrinseco senso nelle modalità in cui si estrinseca, modalità pubbliche e fortemente visibili, nonché collettive poiché effettivamente partecipate. Si abbandona la logica D.A.D ( decidi, annuncia, difendi), a favore di un processo maggiormente “deliberativo”( in senso anglosassone) che pone la politica in preliminare funzione d’ascolto, piuttosto che d’oracolo. E’ ovvio, però, che le mete, gli obiettivi, la gestione organizzativa e la direzione politica dei processi decisionali devono rimanere ben salda nelle mani del corpo del partito e dei suoi organismi dirigenti strutturati nel territorio, i quali non hanno da rinunciare a svolgere anche il compito di selezione della classe dirigente politica ed amministrativa. Accanto a ciò, la palese crisi della Sovranità e della rappresentanza attuale ci conduce, di conseguenza, all’esigenza di riflettere pure sui meccanismi di rafforzamento di una rappresentatività non più inquadrabile con gli schemi di una mentalità politica ormai da consegnare alla storia.
Un partito espressione delle griglie interpretative sopra descritte e dei moduli procedurali menzionati, da un lato recupera, dall’altro supera il modello partito-società, nell’obiettivo particolare di allontanare i pericoli di un’affermazione sistemica totalizzante dei modelli di “cartel-party” alla Katz e Mayer. Il partito- società è quel partito nel quale le contraddizioni della società prima si riflettono e poi si risolvono. E’ un tipo di partito che registra la propria fondamentale funzione nel rappresentare all’interno le componenti di conflittualità reali, e produrre, attraverso un percorso d’elaborazione, confronto e condivisione, un output armonico e sintetico. L’attenzione, a volte incongruente ed esagerata, del PD ad includere soggettività esterne operanti nella società civile è stata sostanzialmente dettata da questa logica, determinando però un procedimento di soluzione e sintesi comunque post conflitto, o, ancor peggio, rinunciando a trovare soluzioni post rappresentazioni( che soluzione, che linea politica hanno trovato Colanninno- Boccuzzi?). Il PD, invece, deve trovare il coraggio, in coerenza con le novità ed i bisogni politico-espressivi della realtà presente, di ribaltare la prospettiva. Infatti, socializzare i contenuti sin dalla loro formazione, piuttosto che condividerli una volta delineati, premiando la partecipazione diretta, spontanea ed unilaterale di tutti i soggetti interessati, crea le condizioni per risolvere le conflittualità, in atto o in potenza, ex ante. Se è pur vero che il processo può essere all’inizio più lento, complicato e farraginoso, è anche vero che successivamente il Partito Democratico avrebbe la spinta giusta per viaggiare spedito con un blocco di consenso già coagulato e fidelizzato che, data la sua natura plurale, ha maggiori possibilità di eccitare “rumore” ed ampliare il coinvolgimento generale nell’ambito contestuale. Inoltre, si lascia così al partito un più robusto margine di spazi e tempi per applicare nella pratica politica progettuale e programmatica le decisioni assunte, chiaramente legate ad un sostrato identitario ormai manifesto, stabile, ma non statico.
Per essere schietti, la narrazione democratica non può che essere sinergica e corale, ma è evidente che sia decisivo guidarla ad una meta con un veicolo ed un’andatura scelta da chi ha la patente. Mai come in questi anni si ha bisogno di veri e bravi politici! Insomma, bisogna rinnovare la cornice culturale e comunicativa degli ultimi tempi, improntata ad immagine e somiglianza di una varietà di tipi di destre che sono avanzate pressoché in tutta Europa. Il centrosinistra si è drammaticamente adattato a frames cognitivi non propri. E’giunto il momento di rialzarsi da una minorità culturale che magari in Italia non è strutturale, ma è di certo tangibile perlomeno dagli anni Ottanta.
Uscire da questo status presuppone saper porre coppie o filiere concettuali diverse ed alternativi accostamenti di temi e questioni socialmente e politicamente rilevanti. Semplificando ed esemplificando, la Sicurezza non è accostabile alla legalità, bensì alla solidarietà sociale. La sinistra, credo, sia da lungo consapevole di quanto la nostra società sia in via di disgregazione. Il PD è ormai ben cosciente del ruolo della comunità per l’integrazione e dei processi d’estraneamento individuali di fronte a paesaggi sociali non più riconoscibili.
Il welfare è da unire allo sviluppo, non più o non solo a politiche di solidarietà assistenzialistica. Il welfare contemporaneo si dovrebbe calibrare sulle potenzialità e sui talenti dell’individuo per esaltarne le capacità; bisogna immaginare un welfare che badi agli interessi del singolo e alla razionalizzazione di costi e risorse da mettere a disposizione. Un welfare volano di sviluppo, che trova la sua ragion d’essere nel far decollare le potenzialità di ognuno, contribuendo così ad innalzare la qualità della vita di tutti. Inoltre, quello Stato sociale alleato dell’economia tramite il collante della politica è acqua passata, come lontani ricordi sono le politiche socialdemocratiche tradizionali: con una crescita di P.I.L. del 4-5% tali politiche non erano solo possibili, erano auspicabili, ma in epoca di contrazione, stagnazione o addirittura recessione economica è imprescindibile sperimentare nuove ricette.
Proseguendo in rapidi esempi, la cultura va invece avvicinata al lavoro e alla formazione, non solo al turismo o alla tutela dei beni artistici. Per il PD la cultura deve essere trattata da una parte come valore in sè, dall’altro quale mezzo locomotore per dirigersi verso quell’Economia della Conoscenza di cui tanto si conciona e poco si conclude.
Alla Legalità è opportuno congiungere i temi dei Diritti ( specchio dei Doveri) e della Laicità, strettamente correlati alle declinazioni individuali contemporanee, mentre sulla questione ambientale occorre innestare un ragionamento esteso in merito a nuove fonti energetiche e mercato, insistendo sul perseguimento di un benessere sociale diffuso attraverso regimi di concorrenza, in grado di produrre reale convenienza al cittadino \ utente o, non sottostando alle iniquità degli oligopoli, ipotizzare una “decrescita sostenibile”. Parlare di sviluppo nel 2008 senza chiarirne l’accezione non è una scelta saggia. Lo sviluppo per lo sviluppo, cioè lo “sviluppismo”, ha via via creato più danni che opportunità: ha contribuito a generare insicurezza ed ha aumentato le distanze mondiali tra fasce ricche e fasce povere della popolazione.
Ho voluto riportare solo qualche esempio riassuntivo e banalizzato, per descrivere la mancanza d’alternatività reale della proposta politica di centrosinistra fino ad oggi ascoltata, aggravata da lacune metodologiche retorico- narrative di sensibile rilievo. Per sottolineare la necessità di costituire una cornice culturale democratica, iniziare a dipingere al suo interno con i nostri colori.
Il PD già sussurra molte di queste cose con i toni giusti: alziamo l’audio per farci ascoltare da quegli italiani ancora in balia delle loro illusioni o storditi da convinzioni ormai infrante.
Raccontare “un’altra storia”non è indipendente dall’analisi dei conflitti vigenti nella società, perché sono in parte questi che occorre calmierare per mezzo di risposte sia di breve sia di lungo periodo. Il vecchio Pci vedeva nel disvelamento della verità nuda e cruda gli elementi della presa di coscienza delle masse, e della propulsione rivoluzionaria. Da qui l’impegno neorealista nel cinema e nell’arte ( fonte narrativa primigenia) in generale. Il tentativo, tra l’altro sconfitto, messo in piedi dai comunisti si sosteneva sulla lettura e l’interpretazione di un conflitto dialettico tra classi e sull’azione di un partito di massa. A differenza del passato, oggi non si pone quale oggetto di riflessione il governo del potenziale rivoluzionario, ma in continuità con la storia si afferma la necessità d’adeguata lettura dei nuovi conflitti in una società senza le classi di stampo otto-novecentesco, falsamente de-ideologizzata e priva di partiti di massa che fungono da punti di riferimento culturali. Come all’epoca, la sinistra si continua però a chiedere come emancipare gli uomini, costruendo una società più libera ed uguale dove conflitti vecchi e nuovi, strutturali e sovrastrutturali abbandonano il campo ad una nuova “concordia”, intesa secondo l’etimologia latina. Concordia viene da cor-cordis che significa riscontrare nella comunità un cuore che batte all’unisono per il bene comune.
Ai nostri giorni le conflittualità più pericolose, urgenti da mitigare e dalle quali serve recuperare il potenziale di concordia sono due: una inerente al rapporto centro \ periferia ed un’altra riguardante le fratture generazionali legate a sfere di attività ed interesse.
Per quanto riguarda la prima è decisivo diffondere nella società attuale l’idea che il mondo interconnesso e globalizzato è incompatibile con l’anacronistica idea di provincia e di provincialismo, per cui ogni luogo ha oggi le proprie chances di sviluppo e progresso. Tanti sono i motivi che hanno portato a spazzare via questa definizione. Motivi economici, socio-culturali e conseguentemente cognitivi, ma non vi è certo spazio e modo di approfondirli in questa sede.
Di sicuro il conflitto centro \ periferia è un conflitto che va risolto prima che deflagri in becere derive e populiste vulgate come già pare si stia avviando. Questo è sostanzialmente il tipo di conflitto che ha reso vincente la Lega e che ha sostituito il vecchio conflitto assiale destra \ sinistra. E’ comunque un conflitto tra chi considera alcune fasce della popolazione “più uguali di altre”. L’esacerbarsi di tale agone poteva rendere più debole solo e soltanto la sinistra, come infatti è avvenuto nella misura in cui questa non è stata in grado di fornire risposte consone.
Veicolare la fine del concetto di provincia e provincialismo è un passo in avanti, ma non basta. Serve far emergere, da un lato, che se la periferia ( che concerne le città ed è cosa ben distinta, sebbene concettualmente per certi versi contigua alla provincia) è identificata con emarginazione e degrado, è altrettanto e spesso vero che esistono zone di degrado e sacche di preoccupante emarginazione pure in quella parte di città che è definita “centro”. L’obiettivo ultimo è di creare “centro” in ogni periferia, agendo sui piani urbanistici e stimolando la verve comunitaria. Ogni zona di città va trattata per le peculiarità che presenta, ma nessuna può essere più peculiare di altre. I centri storici vanno vissuti e non vanno resi meri percorsi di passeggio per ammirare costose vetrine nel fine settimana, mentre le cosiddette zone periferiche, oltre ai luoghi d’aggregazione, devono essere incentivate ad uno spirito d’auto-iniziativa, legata a doppio filo con la costruzione identitaria della micro comunità d’appartenenza. Questo è chiaramente funzionale a far riappropriare del territorio chi lo abita e lo vive, indistintamente da razza, sesso, religione o colore della pelle. La questione scotta e si interseca con un’ insicurezza che non potrà mai essere risolta da un maggior numero di vigilantes, se i primi controllori del territorio si sentono da esso distanti ed estraniati. La sfida per le amministrazioni locali di centrosinistra è integrare le città proponendo di queste un modello olistico, capace di valorizzare il tutto prima delle singole parti di cui è composto. Le città hanno forte bisogno di momenti ed occasioni, oltre che di spazi fisici dove aggregarsi, ritrovarsi, progettarsi o semplicemente godere di quello che è stato messo a disposizione sia come servizio che come struttura. In molti casi gli spazi esistono, ma le occasioni mancano.
Le città, infatti, risentono in maniera pregnante i cambiamenti epocali di spazio \ tempo intervenuti con la globalizzaizone. La velocità con cui corre il tempo non dà più alla città modo di stratificare l’identità, moltiplicando le incertezze individuali e lo spaesamento collettivo dovuto alla trasformazione di un territorio in rapida e costante mutazione. Non riconoscendosi più tra cittadini di una comunità ben precisa e definita, gli abitanti delle città contemporanee rischiano di disamorarsi del luogo in cui molto spesso sono nati e cresciuti, mentre i nuovi arrivati non trovano un contesto concreto in cui inserirsi, relegandosi frequentemente fra genti di medesima provenienza. Le fratture sociali possono quindi divenire fratture in merito alla collocazione e alla fruibilità urbanistica, fratture rispetto all’accesso a servizi o possibilità di sviluppo: sarebbe il collasso. Le “guerre tra poveri” aumenterebbero esponenzialmente e la “concordia”finirebbe con l’essere un sogno dimenticato.
Inoltre, il superamento del concetto di città di provincia e la riduzione del conflitto centro \ periferia riuscirebbe, forse, ad impedire una competizione piuttosto vana tra città che si considerano di serie A e città dello stesso comprensorio geografico che ambiscono, invece, ad essere annoverate nella massima serie. Semmai si dovesse distinguere o classificare le città, i parametri da prendere in considerazione non possono certo essere univoci, ma, sarebbe quanto meno preferibile una competizione di base imperniata sui servizi sociali, sulle politiche d’integrazione, sulle politiche delle pari opportunità e della tutela della salute delle donne, sulle politiche d’invecchiamento attivo etc. Politiche, insomma, che mirano a valorizzare la persona umana od il cittadino, prima di investimenti di altro genere. E’ su queste che serve in maniera prioritaria puntare all’eccellenza.

In un’epoca in cui il mondo va più veloce degli uomini, gli scarti e le distanze generazionali aumentano d’intensità rispetto al passato. Il rapporto padri- figli ed in specie nipoti-nonni della generazione precedente già vantava enormi distanze, ma la realtà allora in rapida trasformazione sembrava orientarsi secondo le volontà umane. Pareva che l’umanità avesse il controllo della situazione, comprese abominevoli degenerazioni ( vedi arsenali nucleari). Con la globalizzazione il mondo ha accelerato a dismisura i suoi tempi, tanto da sfumare il concetto d’epoca ( vedi la sovrapproduzione di “post”), mentre i cittadini che lo abitano non credono più che la loro volontà, in veste di potere, riesca ad indicare il cammino collettivo. Le generazioni più anziane tendono ad acquietarsi in una sorta di rassegnazione per l’impotenza, sopportando sulla loro pelle un disagio mai vissuto da altre generazioni in questi termini: gli anziani d’oggi non riconoscono più la realtà in cui vivono, sia in senso fisico che cognitivo. Non sono i cambiamenti infrastrutturali di una città a creare disagio, bensì la scomparsa di molti suoi luoghi emotivi, cognitivi e inerenti alla socialità quotidiana; disturba vedere che non ci sono più le persone che popolavano il tuo ambiente una volta, comprese quelle che non conoscevi; mutano, quindi luoghi e meta-luoghi. La tecnologia, lo sviluppo digitale ed il resto non fanno che alimentare il senso di smarrimento esistenziale. Proprio l’avvento del digitale è stato un motore d’incolmabili distanze generazionali, divenute quasi abissi cognitivi. Infatti, se dall’inizio alla fine del secolo scorso il mondo aveva comunque cambiato forme e colori, la logica delle generazioni che lo hanno attraversato era rimasta pressoché la medesima: una classica logica argomentativa. Avanzati studi contemporanei di psicologia e sociologia, confermano che i giovani del nuovo secolo hanno abbandonato la vecchia logica argomentativa per una logica cosiddetta digitale. Il modo di pensare delle persone, ovviamente, si articola secondo il tipo di realtà che hanno dinanzi e secondo gli strumenti di comprensione messi disposizione al momento contingente, incidendo così in maniera pregnante sulle mentalità. Per riuscire a categorizzare l’esistente, insomma, e ridurre la complessità del mondo serve una logica d’indagine adeguata, che ai nostri giorni non è più quella argomentativa, quella dei nostri padri, quella della scrittura e dei passaggi teorico-dimostrativi progressivi. Le distanze intergenerazionali, quindi, sono ben più profonde e complesse.
Indirizzi politici nazionali, europei o regionali risulterebbero come sempre molto utili, sebbene la questione possa essere dipanata e consonamente affrontata solo nei livelli più locali. E’ decisivo impegnare risorse nell’integrazione dell’anziano nel paradigma collettivo, con la consapevolezza che le politiche per l’invecchiamento attivo non corrispondono certo all’implementazione di strutture d’assistenza tout court, ma si fanno forti di molteplici interazioni anche di più soggetti pubblici e privati nel ruolo di valorizzazione di competenze ancora utili e spendibili nel contesto sociale di riferimento. L’anziano d’oggi, in estrema sintesi, non è solo quello che ha bisogno di un ospizio efficiente; esiste una fascia d’anziani non più attivi ma attivabili, che rischiano di rimanere bloccati in un ambiente fisico, sociale e culturale che non conoscono o non riconoscono più.
Le giovani generazioni, invece, sempre più si concentrano, tra mille dubbi, difficoltà e frustrazioni, a realizzare il proprio percorso personale, tralasciando l’aspetto dell’impegno sociale e collettivo, specialmente in termini d’impegno politico. D’altra parte è la prima generazione che cresce sapendo che la politica di questi tempi è un’arma spuntata. La sfiducia nella politica e nelle istituzioni conduce i nostri giovani a rinchiudersi in un ambito privatistico al limite del solipsista. Il compito della politica e del Partito Democratico è trovare una strada che accompagni gli sforzi personali ad uscire da anguste mura e convergere su un terreno di progresso collettivo. Ciò è possibile solo attraverso una rete di senso che connetta le spinte produttive ed innovative generazionali con il contesto sociale e comunitario in cui i giovani del terzo millennio sono inseriti. Al proposito, scoprire un rapporto strategico tra “centri della conoscenza” e territorio non è certo una novità . Infatti, lo sviluppo futuro sarà e potrà essere soltanto molto più territorializzato di quello che è stato in questi anni, e le ricadute delle competenze individuali, l’importanza dei “centri della conoscenza” nel territorio saranno il volano non tanto o non solo della crescita, quanto sicuramente del benessere.
La competitività in ambito locale va quindi stimolata in tal senso, pena il rischio di non avere più competitività nel prossimo futuro.
Se la politica e le amministrazioni contribuissero a riconfigurare un ruolo ed una funzione collettiva a giovani generazioni in palese affanno, favorirebbero, con ogni probabilità, anche un rinnovato dialogo generazionale. D’altro canto, è da sempre lo steccato dell’ incomunicabilità a spronare chiusure mentali ed intolleranze socio-culturali. E’ovvio che quanto detto in questa sede sia un tratto quasi infinitesimale dei problemi di fondo richiamati, ma penso che la politica dei piccoli passi sia oggi l’unica che riesca ad arrivare da qualche parte.
La scarsità sempre più preoccupante di risorse dell’erario pubblico, la crisi finanziaria globale, la stagnazione e l’imminente recessione economica, unita ai venti di federalismo fiscale, pongono necessario il ripensamento degli iter di decision-making e problem-solving, soprattutto per quel che concerne l’attività delle amministrazioni locali. I classici interventi amministrativi, validi per lo Stato come per le amministrazioni regionali, provinciali e comunali, si sono da sempre rifatti quasi ed esclusivamente ad un tipico approccio di government , centrato essenzialmente sul ruolo dei soli attori pubblici ed impostato su una dinamica prettamente top-down. Ma “il ricorso a logiche di government è apparso accettabile fino a che il carico fiscale è risultato sopportabile e la spesa pubblica non è uscita da parametri d’equilibrio. Nel momento in cui l’indebitamento pubblico è diventato incontrollabile ed il peso del fisco superiore ai limiti di tollerabilità, i soli meccanismi di government si sono rivelati inadeguati”( Segatori 2007). In effetti, ipotizzare di sovvenzionare opere pubbliche grandi, piccole o medie, ristrutturazioni e conversioni urbanistiche con le uniche risorse pubbliche significa condannarsi all’impotenza. Per investimenti di genere strutturale ed infrastrutturale, ma anche per investimenti in servizi a maggior connotazione immateriale, risorse a carattere privato e provenienti dal terzo settore sono divenute indispensabili. Da tal evidente necessità scaturisce un nuovo stile di governo: non si possono, però, chiedere risorse altrui senza coinvolgere da subito, appunto, i soggetti terzi potenziali fornitori degli investimenti, in altre parole soggetti privati di vario genere, associazioni ed organizzazioni no profit; soggetti, in ultima analisi, chiamati a dare il loro contributo sin dalla fase di partenza progettuale, naturalmente in una logica bottom-up. Da ciò, in breve, prendono abbrivio i processi di governance, ormai strumenti fondamentali nelle mani delle amministrazioni locali più avvedute e consapevoli. Come sintetizza Cassese, la governance non insiste su strutture, istituzioni od organizzazioni precise, ma su processi, regole, comportamenti, tratti funzionali. La governance, dunque, contempla una pluralità d’elementi quali cooperazione, decentramento, condivisione e socializzazione delle scelte, concertazione ed autonomia allo scopo di raggiungere determinati obiettivi, dati dalla politica, perseguiti dall’amministrazione e sostenuti per utile particolare e generale da soggetti appartenenti alla più disparata società civile.
Per quanto riguarda la gestione dei processi di governance non è secondaria una puntualizzazione. Infatti, in tali processi , perlomeno nella loro variante predominante, ovvero tecnocratica, si propone una valorizzazione del ruolo del settore privato e della società civile, intesa in un’accezione “aggregativa -pluralista”. Nel modello che osiamo definire “integrativo-collettivo”, si dà, invece, maggior spazio a processi di collective governance. Tale modello favorisce un’interpretazione della governance nettamente più disposta a meccanismi deliberativi. Questi, semplificando, si dividono in due tipi: “freddi” e “caldi”. I primi tendono a privilegiare una dinamica deliberativa orientata a produrre o compattare opinioni generali, i secondi sono in particolar modo vincolati al raggiungimento di una decisione finale. Le amministrazioni locali italiane non sono ancora pienamente entrate nello spirito della governance, registrando un clamoroso ritardo rispetto ad altri paesi europei come, ad esempio, la Germania, che da tempo nei suoi land è solita usare queste opzioni amministrative, divenute, tra l’altro, indispensabili allo sviluppo territoriale nell’intero continente. Sostenere la governance significa incitare l’emersione di quella civitas che rappresenta il cuore e l’energia motrice dello sviluppo in chiave contemporanea. Una spinta propulsiva che la politica d’inizio secolo non riesce a reperire, ma che può stimolare nelle forze a sé circostanti.

Infine, una proposta. Il PD ha saputo innescare un complesso processo d’autoriforma della politica a partire dai partiti. Fattori che rendono assai più credibili le autoriforme sono gli indici d’autovalutazione. Questi non sono nemmeno pensabili per quanto concerne i connessi universi della politica, specie intesa come politics, ma sono francamente auspicabili in relazione ai programmi e ai loro impatti reali, insomma, ad ogni momento dell’azione delle policies. Potrebbe essere in un certo qual modo di utile avanguardia proporre indici di valutazione del benessere sociale locale (indici che già esistono, nonostante non siano usati) ed indici relativi alle vere e proprie policies avanzate dal partito. In merito agli ultimi, forse, tre indici su tutti fanno al caso nostro: VIVIBILITA’, COMPETITIVITA’, SOSTENIBILITA’. E’ scontato terminare che su quanto detto servirebbe un ampio approfondimento.

sabato 15 novembre 2008

Le reazioni della Stampa alla Conferenza Programmatica PD Orvieto

Ecco i titoli dei Quotidiani Umbri del 15 novembre 2008

- Il Giornale dell'Umbria

"Alla conferenza programmatica la vicepresidente della Provincia critica l'amministrazione. Il sindaco rinuncia all'intervento.
Pd, Stella attacca e Mocio fugge."

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- La Nazione

Loriana Stella "Un Pd sovietico sarebbe inutile"

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- Il Corriere dell'Umbria

"Mocio rinuncia al suo intervento alla conferenza ma arriva la "bacchettata" dall'onorevole Franceschini
Elezioni.il Pd sotto una buona Stella"

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E i titoli dei giornali on line:

- www.orvietonews.it
"Il PD celebra la Conferenza programmatica. Tratteggiata l'Orvieto del 2020"

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- www.orvietosi.it

"PD. La stella lancia il sasso"

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- www.tuttorvieto.it
"La Stella all'attacco. Male l'amministrazione e anche il partito"

venerdì 14 novembre 2008

Il caso Obama: dal partito a rete alla rete che diventa partito, la politica al tempo del cloud computing - di Michele MEZZA

da www.umbria2020.it

La vittoria di Obama segna una svolta, oltre che sulla scena geo politica anche su quella dell’idea stessa del fare politica. Obama vince come homo novus che si costruisce il suo seguito e la sua rappresentanza prevalentemente sulla rete, attivando tutti i più innovativi strumenti on line non solo e non tanto per comunicare con i suoi elettori quanto per far comunicare fra loro gli elettori. Obama costruisce comunità attive e non platee passive . E’ una scelta di metodo ma anche di contenuti,infatti il senatore dell’Illinois riesce in pochi anni a diventare un caso sulla rete perché elabora e selezione un progetto, una proposta, diretta al popolo della rete: ambiente, come presupposto di un nuovo modello di business, innovazione come nuova politica industriale, la classe media come la nuova base sociale, il protagonismo dell’individuo come il motore dello sviluppo, la mobilità del sapere come risorsa per un nuovo primato americano. Senza una nuova lingua non ci sarebbero stati i nuovi linguaggi di rete. Obama adotta nella sua elaborazione, e conseguentemente nella sua organizzazione il modello emergente del cloud computing, ossia il nuovo assetto di sviluppo del sapere e delle potenze di calcolo, che vede diluire le capacità operative lungo la rete, riducendo il peso degli apparati proprietari. E’ l’open source dello sviluppo.
Obama costruisce così la sua strada per il successo, riuscendo a superare la fatidica soglia del primo miglio, ossia di quel tratto iniziale di strada politica dove i debuttanti e gli innovatori il più delle volte vengono soffocati e travolti dagli apparati e dagli incumbent.
Questa è la strada che si propone nell’occidente per ricostruire un nuovo rapporto sociale della politica, dove il riformismo ritrova una missione e un popolo per lo sviluppo e il riequilibrio sociale.
E’ questa una strada percorribile in Italia? Ci sono i numeri e gli attori per vincere con questa ricetta? Ovviamente in politica non si può mai tradurre meccanicamente la ricetta di un paese in un altro contesto. Certo è che Obama agisce in un ambiente che non è molto dissimile dal tessuto socio economico di Milano e dell’intera Lombardia. La rete sempre di più si propone come infrastruttura di nuove aggregazioni sociali, di un nuovo modo di produrre ricchezza, di una nuova figura sociale. Lo è negli USA, lo sta diventando in Europa, lo sarà in Italia. La crisi delle opzioni di massa tradizionali- dal welfare alla Tv, dai partiti al consumo- dimostra che anche nel nostro paese la talpa scava.
Quali sono gli attori di un modello a networking nel nostro paese? Ci sono aree sociali raggiungibili con una proposta che investa direttamente il mondo della rete? Ci sono figure e interessi disponibili a mobilitarsi in presenza di una proposta che valorizzi la loro capacità di competizione? Chi sono gli snodi, i luoghi, le aree dove incontrare questi nuovi soggetti? Come attivare un setacciamento della rete che faccia emergere una nuova forza oggi carsicamente immersa nelle nuove forme di organizzazione del sapere? C’e’ una specificità della rete nella città?
Sono le domande che potrebbe avviare una riflessione sul territorio, un nuovo approccio del partito democratico, un progetto a medio termine che preveda di estendere e rinnovare, radicalmente la base sociale dell’organizzazione.
La proposta è quella di un seminario politico, con quadri ed opinion leaders su questi temi, dopo aver fatto un inventario del tessuto innovativo, e aver lanciato sulla rete, attraverso blog esterni di soggetti che già lavorano sul tema una sorta di cloud computing del programma. L’iniziativa andrebbe rafforzata con un programma shock per la competitività in rete:
1)in 12 mesi azzeramento del digital divide nel territorio: accordo con un operatore satellitare (Eutelsat) per un piano di diffusione della connettività per tutti almeno a 10 mega
2)Un piano regolatore della comunicazione che individui aree, dotazioni, interlocutori e missioni per dare al territorio un’identità e un valore nella produzione di sapere. Lanciare la conferenza dei servizi multimediali nelle singole aree territoriali che definisca il quadro delle necessità e degli investimenti.
3) Un piano straordinario di prestiti d’onore per investimenti multimediali, d’intesa con la Cassa depositi e Le Poste diretta a studenti e giovani professionisti
4) In 18 mesi digitalizzare tutti i processi comunicativi degli enti locali. Le comunità locali come nuovi impresari dei linguaggi multimediali , attraverso un piano di adozione delle soluzioni audiovisive nella comunicazione e nella distribuzione dei servizi (web tv e DTT)

E’ una linea che ci porta a sondare un terreno non raggiungibile altrimenti. E’ ovviamente un rischio, ma in caso contrario quale altra possibilità abbiamo per accorciare le distanze? E soprattutto per farlo subito?

giovedì 13 novembre 2008

Il Regolamento PD Umbria per le Primarie


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ORVIETODEMOCRATICA vuole raccogliere e pubblicare le opinioni dei cittadini/e ( tranne quelli che violano la legge e l'educazione).Scrivete a orvietodemocratica@gmail.com
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Regolamento quadro per Ie elezioni primarie
del PD dell'Umbria per Ie elezioni amministrative del 2009


Articolo 1 (Premessa)
II presente regolamento, in attuazione ed in conformità agli Statuti regionale e nazionale, nonché al regolamento quadro per la selezione delle candidature alle cariche istituzionali, approvato dalla Direzione nazionale del 15 luglio 2008, disciplina lo svolgimento delle elezioni primarie promosse dal PO dell'Umbria.

Articolo 2 (Convocazione delle elezioni primarie)
Le elezioni primarie per la selezione delle candidature per Ie elezioni amministrative del 2009, sono convocate, per i diversi livelli interessati, nel periodo che va dal 10 gennaio 2009 al 22 febbraio 2009.
La medesima assemblea stabilisce altresì, nel rispetto di quanta previsto dal Regolamento quadro nazionale i termini per i vari adempimenti previsti dal presente Regolamento quadro regionale.
I seggi rimarranno aperti dalle ore 8 alle ore 21 del giorno stabilito

Articolo 3 (Comitato organizzatore)
1. Le Assemblee di ciascun livello interessato dalle elezioni amministrative eleggono, entro il 22 novembre 2008, il Comitato organizzatore delle primarie, di cui all'art. 3 del regolamento quadro nazionale. Il Comitato organizzatore è composto da un minimo di 5 ad un massimo di 15 membri. La composizione del Comitato organizzatore dovrà rispettare il pluralismo interno e la rappresentanza dei territori interessati.
2. Il Comitato organizzatore: sovraintende allo svolgimento dei lavori; supervisiona il corretto svolgimento delle operazioni; predispone la modulistica per la raccolta delle firme; accerta i requisiti di ammissione delle candidature e la regolarità delle firme raccolte; ufficializza la lista dei candidati ammessi e non ammessi e la rende pubblica.
3. Il Comitato organizzatore inoltre: definisce composizione, numero e localizzazione dei seggi elettorali; nomina scrutatori e presidenti di seggio; predispone il materiale necessario allo svolgimento delle Primarie; predispone la stampa, la consegna ed il ritiro della modulistica relativa all'esercizio del voto; fornisce i moduli di ricevuta dei contributi versati dagli elettori; raccoglie i fondi e li contabilizza.
4. Le cariche di componente del Comitato organizzatore, componente del Comitato dei garanti nazionale, regionale o provinciale, sono incompatibili tra di loro nonché con la candidatura alle Primarie.
Articolo 4 (Candidatura)

Articolo 4 (Candidatura)

1. Il Sindaco o Presidente di Provincia uscente, quando risulti rieleggibile a norma di legge e dei requisiti richiesti dagli Statuti nazionale e regionale,
comunica in forma scritta al Comitato organizzatore del livello corrispondente, entro iI termine previsto dall'Assemblea competente, la disponibilità a ricandidarsi, accompagnandola ad una relazione sulla attività svolta e sui risultati conseguiti.
2. Qualora il Sindaco o il Presidente di Provincia uscente, al termine del primo mandato, avanzi nuovamente la propria candidatura ai sensi del comma precedente, essa non necessita, ai fini della partecipazione alle primarie, di alcuna sottoscrizione a sostegno. In questa caso Ie candidature alternative di cittadini che si dichiarino elettori del Partito Democratico, possono essere presentate con il quorum minima di sottoscrizioni previsto dallo Statuto regionale, nonché dall'art. 4, comma 4, del Regolamento quadro nazionale.
3. In tutti gli altri casi, ove cioè non vi sia la conferma della candidatura del Sindaco o del Presidente di Provincia uscente, Ie nuove candidature a Sindaco o Presidente di Provincia, di cittadini che si dichiarino elettori del Partito Democratico ed aderiscano allo Statuto, al Codice Etico e alle norme del presente Regolamento, possono essere avanzate con Ie modalità e con il quorum di sottoscrizioni richiesto dallo Statuto regionale e dal Regolamento quadro nazionale.
4. Le sottoscrizioni a sostegno delle candidature a Sindaco 0 Presidente di Provincia, possono essere raccolte entro il trentacinquesimo giorno antecedente a quello fissato per Ie primarie e debbono essere consegnate al Comitato organizzatore entro Ie 24 ore successive.
5. II Comitato organizzatore procede nelle 48 ore successive alla verifica della documentazione sulla base di quanta previsto dall'Art. 4 del Regolamento quadro nazionale.
6. Eventuali ricorsi, che devono essere presentati non oltre Ie 48 ore successive al termine di cui al comma precedente vengono esaminati dalla commissione di garanzia regionale entro i tre giorni successivi alla presentazione del ricorso, in modo che ciascun comitato organizzatore possa procedere rapidamente al sorteggio previsto dall'art. 4 del Regolamento quadro nazionale.

Articolo 5 (Campagna di informazione e partecipazione)
1. Le iniziative di presentazione delle primarie si tengono a partire almeno dal ventesimo giorno antecedente a quello fissato per I'elezione. Esse sono coordinate dal Comitato organizzatore, che ne assicura I'efficace e corretto svolgimento, con i seguenti obiettivi: favorire la più ampia partecipazione al voto; promuovere la conoscenza delle idee e dei programmi del Partito Democratico; promuovere dibattiti e confronti pubblici tra i candidati; trasmettere un messaggio unitario, promuovere in egual modo tutte Ie candidature e Ie rispettive dichiarazioni di intenti.
2. II codice di autoregolamentazione, che verrà approvato successivamente dalla Direzione regionale, conterrà i principi e Ie norme di comportamento cui si dovranno attenere i candidati. II codice di autoregolamentazione stabilirà un tetto alle spese individuali di ciascun candidato, nonché gli strumenti e Ie modalità di comunicazione coerenti con il profilo del Partito Democratico.

Articolo 6 (Primarie di coalizione)
1. L'assemblea del Iivello territoriale competente in presenza di un accordo con altre forze politiche, 0 in vista di tale accordo, assume, entro i termini

previsti dal presente Regolamento, la decisione di impegnare il partito in primarie di coalizione. Tale scelta viene assunta di concerto con il livello territoriale superiore.
2. II PD ad ogni livello si impegna affinché il regolamento che disciplina Ie primarie di coalizione garantisca la medesima modalità di presentazione delle candidature, attraverso la raccolta delle firme tra gli elettori.
3. Quando Ie primarie promosse dalla coalizione prevedano modalità diverse, il PD individua Ie proprie candidature nel rispetto delle norme statutarie.
4. Qualora Ie primarie di coalizione già decise non dovessero avere luogo entro il termine previsto, in quel Iivello territoriale il PD, per individuare la candidatura a sindaco 0 a presidente di Provincia, promuove primarie aperte agli elettori.

mercoledì 12 novembre 2008

IL PD VERSO LE PRIMARIE: COMMENTI ed OPINIONI






Sembra proprio che questa volta saranno le primarie a decidere chi sarà il candidato a Sindaco di Orvieto per il centrosinistra.

ORVIETODEMOCRATICA
vuole raccogliere e pubblicare le opinioni dei cittadini/e ( tranne quelli che violano la legge e l'educazione).Scrivete a orvietodemocratica@gmail.com

Iniziamo dando conto di alcune prese di posizione che hanno seguito la riunione della Direzione PD di Orvieto.
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Eeee…………. vai con le primarie ! (forse)
di Silvia Fringuello - Costituente Nazionale del PD

Ebbene sì, anche ad Orvieto avremo le primarie per il candidato sindaco (credo). Lunedì sera al coordinamento comunale di Orvieto, Loriana Stella si è candidata a sindaco della città e Stefano Mocio, sindaco uscente, non ha sciolto la riserva, ovvero non ha dichiarato di voler svolgere il secondo mandato. Che significa? Ma, le ipotesi sono due. Dando per scontato che Loriana Stella non ritorna sulla decisione presa, visto che l’esposizione della propria persona, della sua credibilità, è oramai allo scoperto, è ufficiale, se fosse altrimenti, in gergo politichese “sarebbe bruciata”, Stefano Mocio può: sciogliere la riserva successivamente, entro i termini previsti dal regolamento regionale delle primarie od optare per una ipotetica “liquidazione istituzionale” propostagli da qualche segretario del PD sovra-comunale, tutto ciò, per sventare possibili spaccature del partito orvietano, dal quale scaturirebbe un incerto risultato elettorale (vedi Todi).

Inoltre bisogna considerare anche le primarie di coalizione, che si potranno verificare soltanto se il candidato sindaco non sia “ben accetto” dalla stessa coalizione. Infatti le alleanze avverranno sulla piattaforma programmatica proposta dal PD e concertata con gli ipotetici alleati e non sulle persone candidate a sindaco. Solo successivamente, si discuterà della scelta del candidato, e se questo non fosse gradito allora si proseguirebbe con le primarie di coalizione. Certo, una forza politica minoritaria potrebbe comunque volere le primarie, a prescindere dal candidato sindaco, per potersi “misurare” all’interno della coalizione.

Le primarie potrebbero apparire un gioco sporco, atto solo alla “conta” dei vari poteri, detti in modo più elegante “varie anime”, ma per le esperienza vissuta da me direttamente, alle primarie del PD del 14 ottobre 2007 per l’assemblea costituente del partito nuovo, hanno dimostrato di essere lo strumento diametralmente opposto alla vecchio modo di fare politica, ovvero quello delle decisioni calate dall’alto, dall’apparato. Le motivazioni che mi hanno spinto a candidarmi a costituente nazionale sonno state molteplici, certamente mosse dall’entusiasmo di partecipare alla costituzione del PD, evento storico dei nostri tempi, ma nella consapevolezza di portare un messaggio nuovo, di proporre un modo diverso di fare politica da quello fino allora conosciuto, di far partecipare i cittadini e le cittadine ai processi decisionali, dandogli l’opportunità diretta di scegliere i dirigenti di un partito ed i programmi.

Tutti coloro che hanno contribuito alla nascita del partito nuovo sapevano esattamente cosa stava succedendo, una rivoluzione del sistema partito italiano, un innovativo metodo di scelta della propria classe dirigente, che sfugge al controllo delle lobbies, dei poteri sommersi. Una testa un voto! Se ci fosse qualcuno che ancora non ha ben compreso le “nuove regole” è bene che faccia un “ripasso” sulle motivazioni che hanno spinto la nascita del PD. I vecchi partiti hanno fallito, sono rimasti imbottigliati dalla loro stessa classe dirigente, sono implosi; ce lo ricordiamo o no che non riuscivano più a fare sintesi, che ogni qualvolta si doveva affrontare una selezione della classe dirigente contemporaneamente nasceva un nuovo partito!

Auspico perciò, per il bene di tutta la collettività, per l’interesse generale dei cittadini, che le primarie siano “la sintesi”. Ci sarà un vincente ed un perdente, come in ogni competizione democratica, e poi, avvenuta la selezione, il partito unito, sosterrà il proprio candidato alle elezioni, forte del consenso popolare, raccolto in precedenza, non potrà altro che vincere !

La lezione democratica impartitaci dalle elezioni statunitensi deve esserci d’esempio:

- Primarie del partito democratico: Obama- Clinton
Vincitore delle primarie del partito democratico: Obama
Ricomposizione del partito democratico: Clinton for Obama
Elezioni Presidente degli Stati Uniti : Obama- McCain
Eletto Presidente degli Stati Uniti: Obama

Questa è democrazia! Competere sulla base dei programmi, ma anche sulle capacità di raccogliere consenso del singolo individuo, riconoscendogli democraticamente, anche all’interno dello stesso partito, il merito di essere il candidato giusto e dunque contribuire, in modo costruttivo, alla sua elezione alla carica istituzionale.

Trasferendo l’esperienza statunitense in Italia, ad Orvieto, potrei dire che, se una classe dirigente non è riuscita a far conciliare e concertare le varie espressioni e sensibilità del partito, siano esse state su basi programmatiche diverse o motivate da un riconoscimento meritocratico individuale, l’unica soluzione possibile, è quella di delegare la scelta al popolo. Come ? Con le primarie!




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Coordinamento della Sinistra Orvietana
 
Si è svolta la direzione comunale di Orvieto del PD, dalle notizie di stampa si evidenziano resoconti anche contrastanti, anche se sembra trasparire una posizione consistente che esprime perplessità sulla gestione dell’amministrazione dei questi ultimi anni.
Alcune criticità sollevate dalla Sinistra Unita dell’Orvietano sembrano trovare una condivisione anche nel giudizio di una parte del PD, soprattutto il tema del futuro della caserma Piave, la questione delle infrastrutture, della perdita di peso specifico del territorio orvietano rispetto al territorio provinciale e regionale, l’assenza di confronto con i cittadini.
A questo punto sembra che le posizioni espresse dalla Sinistra Orvietana siano sempre più centrali e quindi la questione programmatica, la discontinuità rispetto all’attuale Amministrazione Comunale sia nei contenuti che nelle rappresentanze, la necessità di primarie di coalizione, vere ed aperte, senza paracadute per nessuno.
Per quanto ci riguarda abbiamo avviato una fase di confronto e di ascolto con tutte le realtà produttive e le forze sane di Orvieto, senza vincoli ne’ steccati, concluderemo nelle prossime settimane il nostro documento programmatico, sul quale siamo disponibili al confronto.
Quindi, ben vengano le proposte che sembrano uscire dalla direzione comunale del PD, che lanciano un forte rinnovamento nei metodi e negli uomini, che, a nostro giudizio, devono passare per lo svolgimento di primarie di coalizione che daranno un giudizio sull’Amministrazione uscente e sceglieranno il miglior candidato da contrapporre al centro destra per evitare esperienze negative che qua e la per l’Umbria fanno capolino.
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Maurizio Conticelli

Un Sindaco che ritiene di aver bene governato non deve avere timore della verifica del suo operato, né del confronto con altri candidati sindaco, così da garantire la democrazia all'interno del partito e concorrere ad elevare la proposta per affrontare le sfide che attendono la nostra Città ed il suo Territorio.
Ben vengano le primarie e nuove candidature per traguardare al nostro futuro e per abbattere la autoreferenzialità, il carrierismo ed il verticismo.

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lunedì 10 novembre 2008

Una lunga riunione della Direzione del PD apre la strada alle primarie



Una lunga maratona conclusa a notte inoltrata, con oltre venti interventi, ha aperto ufficialmente la campagna elettorale per le amministrative 2009.
Riunione molto partecipata e piena di tensione politica ma che si è sviluppata senza polemiche.
Non doveva pensarla così un Democratico che si è presentato con un caschetto blu da cantiere, ma anche questo episodio ha finito per rendere piacevole la serata.
Il segretario on. Trappolino ha fatto una relazione con la quale che ha cercato di smarcarsi dal dover scegliere nel consueto duello di queste occasioni tra i concorrenti che si apprestano a correre alle primarie, ha invocato il gruppo dirigente piu' anziano a fare un passo indietro e l'ha buttata in politica.
Il dibattito è stato molto approfondito ed ha visto l'ufficializzazione della candidatura della Stella per le primarie e la difesa dell'operato amministrativo da parte del sindaco uscente Mocio.
A metà seduta è sono stai approvati all'unanimità il documento ed il comitato di garanzia proposti dall'on. Trappolino.
Senza esagerare si piu' dire che ieri sera si è scritta una pagina importante della fondazione del PD orvietano che forse riuscirà a superare la centenaria storia medievale dove i concorrenti diventano nemici che una volta sconfitti vengono giustiziati
Ovvero ha prevalso lo spirito delle primarie.

GRANDE ATTESA PER LA DIREZIONE PD ORVIETO DEL 10 NOVEMBRE

La Direzione Comunale del PD del 10 Novembre stà suscitando un grande interesse all'interno ed all'esterno dei Democtratici. Da giorni si susseguono gli incontri e le telefonate per preparare il terreno ad un giudizio positivo sull'amministrazione uscente. Ne ha fatto le spese la stessa conferenza programmatica regionale dove gli orvietani si contavano sul palmo delle mani,( assente il Sindaco Mocio ) e che ha visto solo gli interventi di Filippetti e della Grasso.

Dopo tanti tatticismi il nuovo gruppo dirigente dovrà uscire allo scoperto e dire come e cosa fare a pochi giorni dal via ufficiale delle primarie. Nei giorni scorsi una lunghissima riunione della segreteria non era riuscita a raggiungere un punto di vista comune ed anzi aveva visto una spaccatura a metà tra i critici e gli aspologeti della giunta Mocio.

In realtà gli oggetti del contendere sono molteplici, dalle primarie ( chi le ritiene fondanti per il PD e chi dannose) sulle alleanze ( tra chi lavora ad un'alleanza PD SDI PdCI e chi vorrebbe alleanze piu' ampie

Sarà anche la serata di Loriana Stella che potrà dire la sua opinione direttamente e non attraverso le tante indiscrezioni giornalistiche.

Questo Blog tifa per le Primarie senza se e senza ma sperando che tutto il PD la pensi allo stesso modo.

venerdì 7 novembre 2008

ORVIETONEWS : Loriana Stella si candida ad Orvieto



da www.orvietonews.it

Si cominceranno forse a sciogliere la prossima settimana i nodi che, in vista delle prossime elezioni amministrative, ancora avvitano in se stesso il Pd orvietano, che uscirà pubblicamente il prossimo venerdì 14 novembre con la sua Conferenza programmatica: "Orvieto, nell'Umbria migliore". C'è da augurarselo, anche se non sarà certamente facile, data la situazione tutt'altro che semplice su molti fronti. E soprattutto, dato che si va alle amministrative, interessa che sia migliore Orvieto; o meglio, visto che Orvieto è tutto sommato un gioiello di città, chi dovrà governarla e valorizzarla. Forse sarà a ridosso di questa occasione, o subito dopo, che verrà reso pubblico il regolamento delle primarie, pronto dal 24 ottobre: momento clou, questo dell'uscita dalle stanze dei vertici, che tutti/tutte coloro che le vogliono – la netta maggioranza – aspettano per dare, come si suol dire, "fuoco alle micce". Alcuni non si spiegano questo temporeggiare della direzione regionale: precisione, bisogno di limare o, ancora una volta, tatticismo?

E' pressoché certo e scontato, comunque, che le primarie si faranno; e che, con ogni probabilità, saranno primarie di coalizione. Più esplicite, in proposito, le esternazioni della Sinistra orvietana che, impegnata a costruire il suo programma dal basso, è disponibile, partendo da posizioni critiche al governo Mocio, a un'alleanza; e ha apertamente reso noto che ritiene le primarie di coalizione lo strumento più democratico non solo per scegliere l'eventuale candidato/a, ma anche per esprimere un implicito giudizio sull'operato delle amministrazioni comunali.

Appare anche inevitabile e imminente, a questo punto, l'aperto proporsi, per il Pd, di Loriana Stella, che già da tempo ha fatto sapere di essere pronta a mettersi al servizio della città. Ma questa volta l'incontrastata signora della politica locale è ben decisa a mettersi al servizio non in seconda, come è sempre stato, ma direttamente in prima. Insomma, dopo una vita da vice e da affidabile supporto, la Stella vuole, finalmente, un ruolo da leader. O questo o niente, "tanto – dichiara – non ho più nulla da perdere".

Dalla sua dichiarazione d'intenti, ormai risalente a un paio di mesi fa, nessuno, dal partito, l'ha contattata ufficialmente, ma pare che la vecchia guardia le abbia inviato più di un messaggio cifrato per indurla a recedere dai suoi propositi. Il più ameno, quello di candidarsi come sindaco a Porano. Una diminutio, con tutto il rispetto per il bel comune del Comprensorio – che certo l'accoglierebbe a braccia aperte, dato il tenace impegno della Vice Presidente provinciale per Villa Paolina e per il Concorso Ippico – che deve aver reso la Stella ancor più determinata sul percorso di candidarsi alle primarie. Alle quali, tuttavia, potrebbe non essere, per il Pd, la sola opzione a Mocio, specie se si facesse avanti qualche candidatura anche dalla società civile.

Pur non incarnando in assoluto il nuovo, data la sua solida carriera politica che ha ormai diciotto anni compiuti, Loriana Stella potrebbe rappresentarlo per approccio e modalità. Pragmatica, concreta, ben vista se non altro per i molti progetti e finanziamenti portati sul territorio dal suo ruolo in Provincia, sempre pronta al confronto e alla relazione, potrebbe circondarsi di uno staff di esperti competenti e di giovani da seguire e coltivare di cui ben potrebbe costituire il fulcro; ponendosi come punto di riferimento per traghettare, fornendo loro una guida vera e gli strumenti dell'esperienza, i giovani e le giovani della nuova generazione che, a parte la folgorante quanto inattesa affermazione di Trappolino e l'assessorato conferito a Pier Paolo Vincenzi, sono rimasti finora piuttosto silenziosi e in ombra.

La sua carriera politica è iniziata nel 1990, con una candidatura alle elezioni comunali di Orvieto nelle liste dell'allora PCI. Eletta, passata da consigliera a capogruppo per il transito a Rifondazione Comunista di Valentino Filippetti, venne nominata in Giunta da Stefano Cimicchi nel 1991. Segretaria di federazione dal 1995 al 1999, ha vissuto in questo ruolo chiave le trasformazioni del partito prima in Pds e poi in Ds. In Provincia il suo lavoro ha coperto due mandati, a partire dal luglio 1999, entrambi vissuti come assessore e vice presidente. Le sue sono state sempre deleghe forti, quelle raramente assegnate alle donne: bilancio, personale, comunicazione con la Giunta Cimicchi; lavori pubblici, protezione civile (nella scorsa consiliatura), circondario in Provincia. Infine, una candidatura di servizio per il Senato nel 2006: di servizio perché, data la sua posizione nelle liste a metodo bloccato, era tacito che non sarebbe stata eletta.

Sostenuta, più o meno esplicitamente, da buona parte del partito, gradita alla Sinistra, dopo tanto servizio in seconda, del resto svolto portando progetti e risorse provinciali non indifferenti a tutto l'Orvietano, Loriana Stella sembra aver deciso che è arrivato il momento di giocare in prima posizione. O almeno di provarci con le primarie, "fosse pure – afferma – per prendere solo il 3%". Di fronte alle pressioni, indirette, dei vecchi metodi che persistono, oppone il fatto che non le serve proprio niente di suppletivo o di procrastinato (vedi un'ipotetica candidatura in Regione), se non un riconoscimento, da sottoporre a verifica degli elettori, di una sudata e conquistata autorevolezza. Insomma, anche per lei, giunta alla meravigliosa libertà femminile del mezzo secolo, sembra valere quel lapidario, folgorante verso della poeta americana Maxine Kumin: "quando la bella addormentata si sveglia ha cinquant'anni". Dove "la bella addormentata" non ha nulla di offensivo né per la presidente Stella né per nessun'altra donna, ma indica semplicemente che si è ormai abbastanza grandi per poter fare a meno del bacio e del sostegno di qualsivoglia principe azzurro.

giovedì 6 novembre 2008

La Sinistra Orvietana parte dal Programma

da www.orvietonews.it

Sinistra orvietana in movimento: gruppi di lavoro aperti per la stesura del programma

"Abbiamo deciso di lavorare per costruire il nostro programma per le elezioni del 2009": lo annuncia Valentino Rocchigiani, coordinatore della Sinistra orvietana, Sinistra Democratica, ARS e Rifondazione Comunista, "un programma - continua - costruito nel confronto con tutte le forze sociali, le associazioni, singoli cittadini, un progetto condiviso che tracci l'analisi sullo stato della situazione cittadina e faccia emergere proposte per il suo rilancio e cambiamento".

Solo con un grande sforzo collettivo di ascolto della Città delle sue istanze, e non con atteggiamenti di decisionismo o di sistematico annuncio ad effetto di strategie per poi non darvi seguito si potrà, secondo la Sinistra orvietana, rimuovere la pesante situazione di immobilismo politico ed economico nella quale si trova Orvieto. "Serve una iniziativa di grande coinvolgimento - dichiara ancora Rocchigiani - sia per la stesura del programma, sia per l'individuazione dei candidati, per questo con altri pensiamo che le primarie di coalizione siano lo strumento democratico per esprimere un giudizio anche sull'operato delle amministrazioni comunali.

In questa prospettiva, la Sinistra orvietana comincerà il lavoro di stesura di una prima bozza di programma che aprirà al confronto di tutti. Per questo la Sinistra si è strutturata in gruppi di lavoro aperti e ne comunicherà le riunioni tramite i siti web locali e le proprie bacheche. Tutti possono partecipare ai lavori, "in un processo di inclusione di confronto - afferma la Sinistra -perché si possa costruire il meglio per il futuro di Orvieto.

lunedì 3 novembre 2008

Sulla ricandidatura di Mocio si spacca il Pd ?

Continuano le indiscrezioni pubblicate dai gionali e dai siti internet sulle prossime elezioni amministrative ad Orvieto. Ovviamente l'interesse maggiore è concentrato sul PD per il ruolo ed il peso elettorale dei Democratici ma anche per la debolezza del centro destra.
In realtà quelle pubblicate sembrano piu' tentativi di smuovere le acque che cose serie. Nel PD in realtà si aspetta la definizione del nuovo statuto e del regolamento delle primare che ci saranno sicuramente ( se ci saranno i candidati).


dal sito www.orvietosi.it


"Da un lato la corrente “amministrativa” con il sindaco che punta dritto al secondo mandato, dall’altro chi rema per le primarie di coalizione, puntando su un candidato ormai quasi certo: Loriana Stella

Sulla ricandidatura di Mocio si spacca il Pd

ORVIETO – Sulla ricandidatura di Mocio si spacca il Pd: da un lato la corrente “amministrativa” con il sindaco che punta dritto al secondo mandato, dall’altro chi rema per le primarie di coalizione, puntando su un candidato ormai quasi certo: Loriana Stella. Da sempre personaggio di punta della sinistra orvietana, con ambizioni da sindaco mai celate, nell’attuale vicepresidente della Provincia molti democratici, ma anche molta parte della sinistra, intravedono quel punto di equilibrio in grado di ricompattare una coalizione (inglobando anche AltaCittà) e contemporaneamente agevolare il rinnovamento tanto auspicato.

La “disponibilità” della Stella era nota ufficialmente da metà settembre. Ma il dado ormai sembra tratto: la candidatura di Loriana Stella per le primarie pare scontata. Attorno alla sua possibile candidatura si sta concentrando sostanzialmente il malcontento sull’operato dell’amministrazione e la volontà, almeno dichiarata, di far piazza pulita di quei dirigenti che popolano i palazzi della politica da più tempo.

Una ventata di rinnovamento?

Quel che è certo è che quanti stanno lavorando in tal senso sembrano molto convinti dell’operazione. Obiettivo: portare Mocio alle primarie, nonostante tutte le resistenze del caso, evidenziate recentemente anche dalle dichiarazioni del vicesindaco Marino Capoccia.

Altrimenti? Altrimenti, a quanto pare, il partito Democratico rischia la spaccatura. E alle amministrative 2009, allora, potrebbe succedere davvero di tutto. Anche che mezzo partito decida di correre da solo per la competizione elettorale. Questo almeno è quanto si respira negli ambienti della politica cittadina nella fase più delicata dello scontro. L’ora delle primarie scatterà il 15 novembre (lo statuto prevede che possano tenersi tra il 15 novembre e il 31 gennaio). Per allora dovrebbe essere tutto molto più chiaro."