mercoledì 23 dicembre 2009
IL “GIOCO delle TRE CARTE” dello PSICANALISTA dei POVERI
Nel corso dell’ultimo Consiglio Comunale di Orvieto, dove si discutevano le linee programmatiche del Sindaco, Tony Concina nella replica si è autodefinito “lo psicanalista dei poveri”.
I poveri sarebbero i tanti cittadini orvietani che si rivolgono al Sindaco per sottoporgli i loro problemi.
A quanto pare “il pianista” prestato alla politica inizia a mostrare segni di cedimento per un’avventura che si pensava molto piu’ confortevole. Non si è trovato in un grande salotto dove invitare amici e conoscenti e deliziarli delle bellezze della Rupe, ma in una selva, quasi una casba, piena di problemi.
Si è trovato a condividere dei compagni di strada occasionali e delle vicende, come l’eredità della giunta Mocio, che non può denunciare per le benevolenze ricevute in campagna elettorale ma che ogni giorno presentano nuovi conticini da saldare.
Ma a questo punto il manager delle relazioni ha tirato fuori il mestiere ed ha fatto la “mossa del cavallo”.
Ci ha regalato per Natale il Patto con Roma, un’alleanza strategica con la Capitale.
Ci piace sottolineare la portata del Patto con Roma che consta di ben due pagine e quattro articoli.
Roba da far tremare i polsi a qualsiasi programma di compressione digitale.
In pratica si affida la programmazione urbanistica futura di Orvieto al Comune di Roma.
Infatti all’articolo 1 comma 3 si dice che “Le parti si impegnano a ideare ad elaborare progetti di riqualificazione del centro storico, individuando soluzioni abitative al di fuori dello stesso ed in zone di futura espansione che possano essere di attrattiva anche per tante famiglie romane”.
Ed a seguire all’articolo 2 comma 2 si dice che “Al fine di assicurare l’attuazione degli obbiettivi previsti nel presente protocollo, è istituito in forma concordata e paritaria tra le parti un comitato di coordinamento generale…composta di : due membri designati dal Comune di Orvieto e tre membri designati dal Comune di Roma.”
Esattamente quello che andava predicando Martin Luter King, come era stato anticipato da un noto mensile locale qualche settimana fa.
Evidentemente si tratta di tecniche psicanalitiche sperimentali e moderne.
Di sicuro non seguono l’aritmetica e mostrano una certa considerazione degli orvietani.
Alla presentazione dell’ultimo libro di Riscaldati sono state evocate le vicende della peste nera della metà del XIV secolo quando Orvieto dopo gli splendori dei Monaldeschi e dei Filippeschi conobbe la fame e la malattia mortale che la costrinsero a rinunciare all’autonomia comunale e ad abdicare in favore del Papa.
Non credo che questa sia la storia di oggi che per essere capita, forse, necessita studiare meglio ed a fondo le vicissitudini di Ciaurro, compianto sindaco di Terni.
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Tony Concina
martedì 22 dicembre 2009
Bocciate le proposte per la Ex Piave : persi 5 mesi di tempo.
Finalmente aperte le buste contenenti le offerte per la rifunzionalizzazione della ex caserma Piave e dell'ex Ospedale e per l'individuazione del socio operativo privato di minoranza della società R.P.O. srl.
La commissione composta dall'Ing. Mario Angelo Mazzi, Presidente (Dirigente del Settore tecnico e manutenzione del Comune), dall'Avv. Stefania Rosi Bonci (funzionario amministrativo della Regione Umbria), dall'Avv. Luca Giardini, dall'Arch. Glauco Provani e dal Prof. Stefano Rodotà ha escluso per vizi sostanziali e formali, entrambi i concorrenti: lo studio di Architetti Associati C. e G. Pediconi-R. Magagnini e la RTI (raggruppamento temporaneo d'imprese) fra Compagnia Fondiaria Nazionale Spa, Marsilio Editore Spa, Civita Servizi Srl.
Di fatto alle vicissitudini legate alla gestione della socità RPO si è assomma ora questa lunga attesa per un atto che poteva benissimo essere fatto 5 o 6 mesi fà non appena insediato il nuovo consiglio comunale.
La città si trova di nuovo ad affrontare un nuovo riavvio del progetto dal quale dipende gran parte del proprio rilancio.
Le 14 righe dedicate dal sindaco Tony Concina nelle sue dichiarazioni programmatiche le dicono lunga delle difficoltà del centro destra di affrontare le questioni piu' serie e per dare risposte certe in tempi accettabili.
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sabato 19 dicembre 2009
Telecom bocciata da JP Morgan, non basta l'ok Ue ad Agcom
CONSIDERANDO IL RUOLO CHE SONO ANDATI ASSUMENDO AD ORVIETO TANTI PERSONAGGI PROVENIENTI O IN FORZA A TELECOM INFORMEREMO I NOSTRI LETTORI, PER QUELLO CHE CI SARA' POSSIBILE, SULLE VICENDE PIU' IMPORTANTI DI QUESTA AZIENDA.
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http://www.milanofinanza.it/news/dettaglio_news.asp?id=200912071432018224&chkAgenzie=TMFI
Telecom Italia non riesce a recuperare l’avvio negativo della giornata nemmeno dopo il via libera da parte della Commissione Europea alla proposta di Agcom sulla liberalizzazione delle linee tlc fisse. Responsabile del calo è il rapporto molto negativo pubblicato da Jp Morgan sull’operatore tlc, che ha confermato il rating di neutral ma abbassato il target price da 1,30 a 1,20 euro.
Secondo la banca americana, infatti, Telecom Italia sta risentendo di una concorrenza agguerrita che le sta strappando quote di mercato e che la spinge a investire per invertire il trend, operazione questa resa molto complicata dal forte indebitamento della società. La debolezza dimostrata dalla società nel 2009 è dovuta, secondo Jp Morgan, alla quota di mercato persa dopo la decisione di un anno fa di alzare i prezzi. Gli analisti ritengono anche troppo ambizioso il piano del management, che prevede di stabilizzare i ricavi nel 2010 tramite il controllo delle spese e un ritorno alla crescita nel 2011. Secondo Jp Morgan, al momento le stime del consensus per il 2010 rimangono troppo elevate.
Buone notizie per il gruppo guidato da Franco Bernabè, invece, dal fronte legale. La Commissione Europea ha infatti autorizzato oggi il piano Agcom per la regolamentazione dei segmenti di terminazione di linee in leasing, con l’eccezione delle connessioni in cui operatori di telefonia mobile abbiano già replicato l'infrastruttura di Telecom Italia o potrebbero farlo facilmente. In una lettera inviata oggi la Commissione ha approvato le proposte di Agcom, chiedendo di rimuovere la regolamentazione solo dopo un periodo di transizione sufficientemente lungo da consentire agli operatori di telefonia mobile di eliminare i restanti colli di bottiglia nella propria rete. Con questo provvedimento si arriverebbe dunque alla piena liberalizzazione del settore tlc sulla rete fissa.
Lo scorso 29 ottobre Agcom aveva notificato alla Commissione i piani di provvedere a una parziale deregulation del leasing di segmenti di terminazione delle linee telefoniche. Le linee in leasing in questione sono connessioni che consentono la trasmissione di voce e dati tra due posti. Esse possono essere acquistate da consumatori oppure da fornitori che hanno accesso alla rete di un operatore e in cambio forniscono ai consumatori i servizi ottenuti in leasing. L'Agcom ha definito due mercati per i segmenti di terminazione di linee in leasing. Uno riguarda le linee in leasing tra i punti di connessione di Telecom Italia, ai quali sono interconnessi un operatore terzo e l'utilizzatore finale del punto di connessione. L'altro è invece quello delle linee in leasing che portano alle stazioni di base di operatori di telefonia mobile.
Agcom ha informato la Commissione di aver rilevato che Telecom Italia, in quanto ex monopolista, è dominante sul primo mercato e ha proposto una serie di rimedi. Per il secondo mercato, invece, Agcom ha spiegato che gli operatori di telefonia mobile stanno replicando l'infrastruttura fissa dell'ex monopolista e per questo ha proposto di rimuovere la regolamentazione.
“Le regole europee sulle telecom”, ha commentato la commissaria Ue alle Tlc, Viviane Reding, “quando vengono correttamente messe infrastrutture, la concorrenza, eliminando i monopoli, a beneficio dei consumatori”. Soddisfatta anche la commissaria Ue alla concorrenza, Neelie Kroes, che sottolinea i vantaggi della cooperazione tra la Commissione Ue e le autorità nazionali di
regolamentazione.
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http://www.milanofinanza.it/news/dettaglio_news.asp?id=200912071432018224&chkAgenzie=TMFI
Telecom Italia non riesce a recuperare l’avvio negativo della giornata nemmeno dopo il via libera da parte della Commissione Europea alla proposta di Agcom sulla liberalizzazione delle linee tlc fisse. Responsabile del calo è il rapporto molto negativo pubblicato da Jp Morgan sull’operatore tlc, che ha confermato il rating di neutral ma abbassato il target price da 1,30 a 1,20 euro.
Secondo la banca americana, infatti, Telecom Italia sta risentendo di una concorrenza agguerrita che le sta strappando quote di mercato e che la spinge a investire per invertire il trend, operazione questa resa molto complicata dal forte indebitamento della società. La debolezza dimostrata dalla società nel 2009 è dovuta, secondo Jp Morgan, alla quota di mercato persa dopo la decisione di un anno fa di alzare i prezzi. Gli analisti ritengono anche troppo ambizioso il piano del management, che prevede di stabilizzare i ricavi nel 2010 tramite il controllo delle spese e un ritorno alla crescita nel 2011. Secondo Jp Morgan, al momento le stime del consensus per il 2010 rimangono troppo elevate.
Buone notizie per il gruppo guidato da Franco Bernabè, invece, dal fronte legale. La Commissione Europea ha infatti autorizzato oggi il piano Agcom per la regolamentazione dei segmenti di terminazione di linee in leasing, con l’eccezione delle connessioni in cui operatori di telefonia mobile abbiano già replicato l'infrastruttura di Telecom Italia o potrebbero farlo facilmente. In una lettera inviata oggi la Commissione ha approvato le proposte di Agcom, chiedendo di rimuovere la regolamentazione solo dopo un periodo di transizione sufficientemente lungo da consentire agli operatori di telefonia mobile di eliminare i restanti colli di bottiglia nella propria rete. Con questo provvedimento si arriverebbe dunque alla piena liberalizzazione del settore tlc sulla rete fissa.
Lo scorso 29 ottobre Agcom aveva notificato alla Commissione i piani di provvedere a una parziale deregulation del leasing di segmenti di terminazione delle linee telefoniche. Le linee in leasing in questione sono connessioni che consentono la trasmissione di voce e dati tra due posti. Esse possono essere acquistate da consumatori oppure da fornitori che hanno accesso alla rete di un operatore e in cambio forniscono ai consumatori i servizi ottenuti in leasing. L'Agcom ha definito due mercati per i segmenti di terminazione di linee in leasing. Uno riguarda le linee in leasing tra i punti di connessione di Telecom Italia, ai quali sono interconnessi un operatore terzo e l'utilizzatore finale del punto di connessione. L'altro è invece quello delle linee in leasing che portano alle stazioni di base di operatori di telefonia mobile.
Agcom ha informato la Commissione di aver rilevato che Telecom Italia, in quanto ex monopolista, è dominante sul primo mercato e ha proposto una serie di rimedi. Per il secondo mercato, invece, Agcom ha spiegato che gli operatori di telefonia mobile stanno replicando l'infrastruttura fissa dell'ex monopolista e per questo ha proposto di rimuovere la regolamentazione.
“Le regole europee sulle telecom”, ha commentato la commissaria Ue alle Tlc, Viviane Reding, “quando vengono correttamente messe infrastrutture, la concorrenza, eliminando i monopoli, a beneficio dei consumatori”. Soddisfatta anche la commissaria Ue alla concorrenza, Neelie Kroes, che sottolinea i vantaggi della cooperazione tra la Commissione Ue e le autorità nazionali di
regolamentazione.
DICEMBRE 2007 : Telecom, Bernabè vara il nuovo organigramma
CONSIDERANDO IL RUOLO CHE SONO ANDATI ASSUMENDO AD ORVIETO TANTI PERSONAGGI PROVENIENTI O IN FORZA A TELECOM INFORMEREMO I NOSTRI LETTORI, PER QUELLO CHE CI SARA' POSSIBILE SULLE VICENDE PIU' IMPORTANTI DI QUESTA AZIENDA. Partiremo dal nuovo organigramma del 2007 che vide l'addio di Tony Concina dalla Direzione delle Relazioni Esterne.
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Telecom, Bernabè vara il nuovo organigramma
Lavori in corso nell'organigramma di Telecom Italia.
Dal 14 gennaio torna nel gruppo Oscar Cicchetti, al quale viene attribuita la responsabilità della neo costituita "Direzione business strategies & international development", alle dirette dipendenze dell'amministratore delegato Franco Bernabè.
Inoltre dal 1ڧgennaio, con il compito di assicurare la gestione delle operazioni di acquisizione e dismissione, viene costituita la funzione Mergers & Acquisitions, affidata a Paolo Ferrari, cui farà capo la funzione Mergers & Acquisitions and International Projects Development, guidata da Francesco Saverio Bruno, che viene ridenominata International Projects.
Dalla stessa data la funzione di gruppo security (Damiano Toselli), passa alle dirette dipendenze dell'a.d.: in precedenza rispondeva alle risorse umane (Gustavo Bracco).
Viene inoltre costituita la funzione Innovation & Business Development, affidata a Luca Tomassini che dal 1ڠgennaio entra a far parte del gruppo.
Lascia il direttore delle relazioni esterne, Antonio Concina. La funzione viene soppressa e sdoppiata in communicazione (Massimiliano Paolucci) e pubblicità (Andrea Imperiali). Alle relazioni con i media- istituzionale arriva Federica Moroni.
http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4...&area=box06
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Telecom, Bernabè vara il nuovo organigramma
Lavori in corso nell'organigramma di Telecom Italia.
Dal 14 gennaio torna nel gruppo Oscar Cicchetti, al quale viene attribuita la responsabilità della neo costituita "Direzione business strategies & international development", alle dirette dipendenze dell'amministratore delegato Franco Bernabè.
Inoltre dal 1ڧgennaio, con il compito di assicurare la gestione delle operazioni di acquisizione e dismissione, viene costituita la funzione Mergers & Acquisitions, affidata a Paolo Ferrari, cui farà capo la funzione Mergers & Acquisitions and International Projects Development, guidata da Francesco Saverio Bruno, che viene ridenominata International Projects.
Dalla stessa data la funzione di gruppo security (Damiano Toselli), passa alle dirette dipendenze dell'a.d.: in precedenza rispondeva alle risorse umane (Gustavo Bracco).
Viene inoltre costituita la funzione Innovation & Business Development, affidata a Luca Tomassini che dal 1ڠgennaio entra a far parte del gruppo.
Lascia il direttore delle relazioni esterne, Antonio Concina. La funzione viene soppressa e sdoppiata in communicazione (Massimiliano Paolucci) e pubblicità (Andrea Imperiali). Alle relazioni con i media- istituzionale arriva Federica Moroni.
http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4...&area=box06
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mercoledì 16 dicembre 2009
ROSE ROSSE : "IL PANE E IL POTERE DEI GIOVANI" a Perugia
INIZIATIVA RINVIATA CAUSA NEVE
IL PANE E IL POTERE DEI GIOVANI
il lavoro, la democrazia per l’Italia di domani
Sabato 19, ore 9.30 – Sala della Partecipazione, Palazzo Cesaroni - Piazza Italia, Perugia
I giovani possono tornare a sognare un futuro migliore? Come si può agire per fare in modo che questo avvenga? A partire da questi interrogativi l’associazione Rose Rosse d’Europa ha organizzato per sabato 19 dicembre alla Sala della Partecipazione di Palazzo Cesaroni (a partire dalle9.30) un seminario dal titolo “IL PANE E IL POTERE DEI GIOVANI – il lavoro, la democrazia per l’Italia di domani”. Al tavolo ci saranno economisti, sindacalisti e politici.
Noi ci proveremo. Proveremo a mettere al centro il futuro dei giovani, oggi quanto mai incerto.
Si partirà dall'inchiesta dell'IRES CGIL, illustrata da Riccardo Sanna, sulla mancanza di mobilità sociale in Umbria, per passare al difficile rapporto tra giovani e sindacato con l’intervento del segretario nazionale della Slc-Cgil, Alessandro Genovesi. Davide Imola dell’associazione Tutelareilavori parlerà della proposta sul salario minimo legale, per poi assaggiare con Michele Mezza, giornalista Rai e docente all’Università di Perugia, un po’ di Manuel Castells e delle sue teorie sul rapporto tra comunicazione e potere.
A chiudere il seminario ci sarà l’economista Stefano Fassina, neo responsabile lavoro ed economia della segreteria nazionale del PD di Pierluigi Bersani.
Programma:
Relazione introduttiva: Roberto VICARETTI, associazione Rose Rosse d’Europa
Comunicazioni: Riccardo SANNA, Ires Cgil
“La mancanza di mobilità sociale in Italia”
Michele MEZZA, giornalista Rai e docente all’Università di Perugia
“Comunicazione è potere”
Alessandro GENOVESI, segretario nazionale Slc – Cgil
“Il sindacato e la sfida dei giovani”
Davide IMOLA, associazione Tutelareilavori
“Per il salario minimo legale”
On. Carlo Emanuele TRAPPOLINO, Pd
“I giovani umbri fra aspirazioni frustrate e potenzialità da esprimere”
Conclusioni: Stefano FASSINA
Segreteria nazionale Pd, resp. Economia e Lavoro
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martedì 15 dicembre 2009
FORTE SCOSSA di TERREMOTO a ORVIETO e in UMBRIA
da www.facebook.com
"Una scossa di terremoto è stata registrata in Val Tiberina, al confine tra Umbria e Toscana. Dai primi rilevamenti preliminari comunicati al Dipartimento della Protezione Civile, il sisma ha avuto una magnitudo di 4.4. Sono in corso le verifiche da parte del Dipartimento. Molta gente a Perugia, in preda al panico, si è... riversata per le strade. L’epicentro è in fase di localizzazione."
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lunedì 14 dicembre 2009
Le lavoratrici di GR.INT.A s.r.l. di Orvieto hanno detto BASTA.
Basta alle menzogne, basta alle promesse non mantenute, basta le umiliazioni, basta sostenere il peso dell'azienda lavorando senza stipendio.
È questo quello che è emerso nell'assemblea tenutasi ieri ( 10/12/09 )nella quale circa 85 dipendenti hanno votato quasi con un plebiscito (un solo voto contrario) l'indisponibilità di tornare al lavoro senza le necessarie certezze ed il pagamento di almeno uno stipendio.
La RSU aziendale e le organizzazioni sindacali FILCEM CGIL e FEMCA CISL respingono al mittente la predica moralista che l'azienda ha messo in campo indicando le lavoratrici come uniche responsabili delle nefaste sorti aziendali qualora le stesse avessero deciso di smettere di lavorare senza salario come fatto fino ad ora.
Più di 350.000,00 € e il contributo che le maestranze hanno messo a disposizione per dare una speranza all’azienda in una fase di criticità che dura ormai da circa un anno, un contributo che supera di gran lunga lo stesso capitale sociale di GR.INT.A.
Non si pensi e non si dica che il “BASTA” espresso dall'assemblea a continuare su questa strada non sia stato sofferto o sia stata una decisione presa a cuor leggero.
I numerosi capi presenti ancora nella catena, le commesse ad oggi ancora potenzialmente realizzabili affidate da committenti di fama mondiale nel segmento dell'alta e altissima moda sono frutto dell’indubbia capacità commerciale dell'imprenditore che poi contrasta con l'assoluta incapacità di una gestione industriale di una realtà produttiva come GR.INT.A.
Amarezza e sdegno va riservata anche al circuito del credito che ha dimostrato e dimostra il tipico atteggiamento del Robin Hood alla rovescia, forte con i deboli e debole con i forti. Un credito che per immagine e apparenza è pronto in pochi minuti è sottoscrivere protocolli istituzionali di sostegno alle imprese quali realtà creatrici di reddito e di occupazione, e dall'altro canto con ritardi di un mese, di un giorno, di un'ora non delibera quelle disponibilità, responsabilmente coscienti che con anche per un solo minuto di ritardo in molti casi può decretare la morte o la sopravvivenza di un'azienda, di tante famiglie, di tanti lavoratori. Ancor più grave appare l’atteggiamento delle banche che pure a fronte delle garanzie offerte dalla finanziaria regionale e dei consorzi fidi non hanno ritenuto di concedere la necessaria copertura economica per far superare la fase di crisi di liquidità che attraversa l’azienda.
Anche gli strumenti che le stesse istituzioni hanno messo in campo, non hanno permesso di cogliere i risultati sperati.
Le lavoratrici e lavoratori di GR.INT.A. per la professionalità che sono in grado di esprimere sono pronti a riprendere qualsiasi sfida e a mettere in campo ulteriori sacrifici ma solo a patto di concrete certezze e precisi impegni in cui, ognuno nel proprio ruolo, faccia un passo avanti per la difesa della più grande azienda tessile della provincia di Terni.
La RSU aziendale
Le OOSS
FILCEM CGIL - FEMCA CISL
È questo quello che è emerso nell'assemblea tenutasi ieri ( 10/12/09 )nella quale circa 85 dipendenti hanno votato quasi con un plebiscito (un solo voto contrario) l'indisponibilità di tornare al lavoro senza le necessarie certezze ed il pagamento di almeno uno stipendio.
La RSU aziendale e le organizzazioni sindacali FILCEM CGIL e FEMCA CISL respingono al mittente la predica moralista che l'azienda ha messo in campo indicando le lavoratrici come uniche responsabili delle nefaste sorti aziendali qualora le stesse avessero deciso di smettere di lavorare senza salario come fatto fino ad ora.
Più di 350.000,00 € e il contributo che le maestranze hanno messo a disposizione per dare una speranza all’azienda in una fase di criticità che dura ormai da circa un anno, un contributo che supera di gran lunga lo stesso capitale sociale di GR.INT.A.
Non si pensi e non si dica che il “BASTA” espresso dall'assemblea a continuare su questa strada non sia stato sofferto o sia stata una decisione presa a cuor leggero.
I numerosi capi presenti ancora nella catena, le commesse ad oggi ancora potenzialmente realizzabili affidate da committenti di fama mondiale nel segmento dell'alta e altissima moda sono frutto dell’indubbia capacità commerciale dell'imprenditore che poi contrasta con l'assoluta incapacità di una gestione industriale di una realtà produttiva come GR.INT.A.
Amarezza e sdegno va riservata anche al circuito del credito che ha dimostrato e dimostra il tipico atteggiamento del Robin Hood alla rovescia, forte con i deboli e debole con i forti. Un credito che per immagine e apparenza è pronto in pochi minuti è sottoscrivere protocolli istituzionali di sostegno alle imprese quali realtà creatrici di reddito e di occupazione, e dall'altro canto con ritardi di un mese, di un giorno, di un'ora non delibera quelle disponibilità, responsabilmente coscienti che con anche per un solo minuto di ritardo in molti casi può decretare la morte o la sopravvivenza di un'azienda, di tante famiglie, di tanti lavoratori. Ancor più grave appare l’atteggiamento delle banche che pure a fronte delle garanzie offerte dalla finanziaria regionale e dei consorzi fidi non hanno ritenuto di concedere la necessaria copertura economica per far superare la fase di crisi di liquidità che attraversa l’azienda.
Anche gli strumenti che le stesse istituzioni hanno messo in campo, non hanno permesso di cogliere i risultati sperati.
Le lavoratrici e lavoratori di GR.INT.A. per la professionalità che sono in grado di esprimere sono pronti a riprendere qualsiasi sfida e a mettere in campo ulteriori sacrifici ma solo a patto di concrete certezze e precisi impegni in cui, ognuno nel proprio ruolo, faccia un passo avanti per la difesa della più grande azienda tessile della provincia di Terni.
La RSU aziendale
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venerdì 11 dicembre 2009
L'Anpi sulle dichiarazioni di Silvio Berlusconi al Congresso PP
La Presidenza Nazionale Anpi sulle dichiarazioni di Silvio Berlusconi al Congresso PP
“Le eversive e volgari aggressioni del Presidente del Consiglio alla Corte Costituzionale ed alle Istituzioni di garanzia suscitano la giusta, forte e indignata riprovazione e protesta di tutti gli antifascisti e di tutti i democratici.
Per la democrazia italiana il momento è difficile.
In nome della Resistenza e della Costituzione si levi forte il monito dei partigiani, dei patrioti, e della più ampia unità degli antifascisti e dei democratici”.
Presidenza e Segreteria Nazionale Anp
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venerdì 4 dicembre 2009
La Carta Segreta di Tony CONCINA
A quanto pare il Sindaco di Orvieto starebbe per tirare fuori la sua carta segreta : guidare una nuova maggioranza “degli uomini e delle donne”. Ovvero coinvolgere il PD ( o una parte del PD ) per turare le falle della sua coalizione che vede di giorno in giorno l’aprirsi di nuove ferite.
L’operazione viene da lontano, qualcuno direbbe dalla stessa campagna elettorale, qualcun altro dall’incapacità manifesta di esprimere un indirizzo convincente su tutte le questioni aperte nella città.
L’elenco degli insuccessi è lunga: si va dalla mancata presentazione del programma del sindaco, alla “copertura” dei debiti fuori bilancio, dai ritardi sul riequilibrio, ai pasticci sul personale e sulla discarica. Anche sulle cose che non costano niente il Sindaco “pianista” ha toppato come la vicenda dell’orario ferroviario. Gran parte degli orvietani si sono andati convincendo che questo gentile pensionato non ha proprio idea di come si amministri una città (seppur piccola ). La raffica di nomine “esterne” hanno segnalato la sua sfiducia negli orvietani ed il suo piglio “manageriale” ha finito per provocare la rivolta dei suoi stessi consiglieri.
Ed ecco che allora si tira fuori dal cappello il “governo di salute pubblica”.
La campagna ha fatto proseliti. C’è chi cita i filosofi e chi chiede di coprire i buchi di bilancio e c’è chi addirittura scomoda il comandamento cristiano della carità.
Eppure tutto si può dire tranne che Concina abbia dovuto affrontare un centro sinistra pregiudiziale e guerrafondaio. Tutte le pratiche spinose sono passate con l’astensione e qualche volta con il voto favorevole del centro sinistra. Allora dove è il problema? A noi la risposta sembra semplice. Il male è nel mozzo attorno a cui gira la ruota del carro. Tony Concina e gran parte del centro destra non hanno la più pallida idea su dove portare la città.
Ovviamente il centro sinistra ha le sue responsabilità ( che ha pagato pesantemente con le elezioni). Ma si è presentato con un programma serio e con una candidata credibile che non si è nascosta dietro un dito, ha parlato il linguaggio della verità, anche quando questa era scomoda e difficile.
Certamente è giunto il tempo che il PD dica chiaramente come la pensa. Non può più nascondersi dietro il gruppo consiliare. In particolare l’on Trappolino, rimasto silente durante tutta la campagna elettorale ( e anche dopo) deve dire come la pensa, indicare una strategia e sottoporla ad un serio confronto negli organismi dirigenti del PD e con gli alleati.
A meno che anche lui non sia stato folgorato da Kant.
Post Scriptum.
Tanti anni fa due miei amici, ora diventati uno giornalista affermato e l’altro valente professore universitario, uscirono con due ragazze viterbesi. Dopo poco si allontanarono un po’dentro la discoteca. Il futuro giornalista fu raggiunto dalla ragazza che stava con il futuro professore universitario che si lamentò pesantemente del fatto che il futuro professore gli parlava solo di “CANTE” ( Kant) invece di invitarla a ballare. Succederà anche ai neoidealisti nostrani?
L’operazione viene da lontano, qualcuno direbbe dalla stessa campagna elettorale, qualcun altro dall’incapacità manifesta di esprimere un indirizzo convincente su tutte le questioni aperte nella città.
L’elenco degli insuccessi è lunga: si va dalla mancata presentazione del programma del sindaco, alla “copertura” dei debiti fuori bilancio, dai ritardi sul riequilibrio, ai pasticci sul personale e sulla discarica. Anche sulle cose che non costano niente il Sindaco “pianista” ha toppato come la vicenda dell’orario ferroviario. Gran parte degli orvietani si sono andati convincendo che questo gentile pensionato non ha proprio idea di come si amministri una città (seppur piccola ). La raffica di nomine “esterne” hanno segnalato la sua sfiducia negli orvietani ed il suo piglio “manageriale” ha finito per provocare la rivolta dei suoi stessi consiglieri.
Ed ecco che allora si tira fuori dal cappello il “governo di salute pubblica”.
La campagna ha fatto proseliti. C’è chi cita i filosofi e chi chiede di coprire i buchi di bilancio e c’è chi addirittura scomoda il comandamento cristiano della carità.
Eppure tutto si può dire tranne che Concina abbia dovuto affrontare un centro sinistra pregiudiziale e guerrafondaio. Tutte le pratiche spinose sono passate con l’astensione e qualche volta con il voto favorevole del centro sinistra. Allora dove è il problema? A noi la risposta sembra semplice. Il male è nel mozzo attorno a cui gira la ruota del carro. Tony Concina e gran parte del centro destra non hanno la più pallida idea su dove portare la città.
Ovviamente il centro sinistra ha le sue responsabilità ( che ha pagato pesantemente con le elezioni). Ma si è presentato con un programma serio e con una candidata credibile che non si è nascosta dietro un dito, ha parlato il linguaggio della verità, anche quando questa era scomoda e difficile.
Certamente è giunto il tempo che il PD dica chiaramente come la pensa. Non può più nascondersi dietro il gruppo consiliare. In particolare l’on Trappolino, rimasto silente durante tutta la campagna elettorale ( e anche dopo) deve dire come la pensa, indicare una strategia e sottoporla ad un serio confronto negli organismi dirigenti del PD e con gli alleati.
A meno che anche lui non sia stato folgorato da Kant.
Post Scriptum.
Tanti anni fa due miei amici, ora diventati uno giornalista affermato e l’altro valente professore universitario, uscirono con due ragazze viterbesi. Dopo poco si allontanarono un po’dentro la discoteca. Il futuro giornalista fu raggiunto dalla ragazza che stava con il futuro professore universitario che si lamentò pesantemente del fatto che il futuro professore gli parlava solo di “CANTE” ( Kant) invece di invitarla a ballare. Succederà anche ai neoidealisti nostrani?
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mercoledì 2 dicembre 2009
Enrico LETTA risponde a Miriam MAFAI
Miriam Mafai aveva posto a Enrico Letta ed ai dirigenti del PD alcune domande.
Oggi sempre su Reppubblica risponde l'esponente democratico.
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Caro Direttore
Miriam Mafai, nel suo editoriale di ieri, mi rivolge una serie di quesiti in merito alla qualità della nostra opposizione a Berlusconi. Provo a offrire alcune risposte.
Questa settimana in Parlamento condurremo la nostra battaglia per far saltare il "processo breve". Perché riteniamo sbagliato il provvedimento e ingiusto il ricatto che vi è alla base, cioè l'immunità per il premier o, in alternativa, lo sfascio ulteriore di una giustizia già in crisi. La linea del Pd l'ha espressa in modo chiaro Bersani domenica: "No a leggi ad personam, sì a riforme di sistema". Mi chiedo dove mai si possano trovare posizioni del PD che autorizzino a scrivere il contrario. Affermare che il premier, come qualunque cittadino, può difendersi nel e dal processo, secondo la legislazione vigente, non lo mette sopra la legge, ma, appunto, al livello di qualsiasi cittadino. Ribadisco: secondo noi, volendosi difendere dal processo, Berlusconi sbaglia. Eppure, questa possibilità gliela concedono i suoi giudici, applicando le regole del legittimo impedimento, oggi previste.
Miriam Mafai critica la mia affermazione secondo cui "mai le forze politiche pur così divise sono state tanto vicine a un'intesa sul merito delle riforme istituzionali". Credo, invece, sia proprio così. Se ripensiamo alle distanze degli ultimi quindici anni sui modelli istituzionali, possiamo dire che la condivisione essenziale della bozza Violante sia una convergenza a portata di mano, a partire dal voto di oggi in Senato sulle mozioni sulle riforme istituzionali. Lo stesso auspicio che formula il presidente Napolitano.
Se queste riforme non si faranno, non dovrà essere responsabilità dell'opposizione, ma della maggioranza. E se, invece, si faranno, sarà una conquista per il Paese e per i cittadini, a prescindere dal colore del governo in carica. Istituzioni più efficienti e meno inutilmente costose sono un vantaggio per tutti.
Un atteggiamento di opposizione e di contemporanea alternativa lo proporremo anche sulle grandi questioni sociali che attanagliano l'Italia. Il dato-record di ieri della disoccupazione (in particolare di quella giovanile, arrivata al 26,9 per cento) è l'ultimo tassello di un mosaico che smonta la tesi del governo su un'Italia che esce meglio degli altri dalla crisi. Purtroppo non è così. I nostri emendamenti in Finanziaria sulle protezioni per i lavoratori e sulle riduzioni fiscali per i redditi medio-bassi e per le piccole imprese saranno la base per le "1000 piazze per l'alternativa", con cui l'11 e il 12 dicembre presenteremo i nostri "no" al governo Berlusconi e i nostri "sì" per l'alternativa.
Costruire l'alternativa vincente: è questa l'ossessione del Pd. E per farlo non basterà riportare al voto tutti gli elettori del centrosinistra. Perché oggi siamo minoranza. Se l'obiettivo è il 51 per cento dobbiamo convincere qualcuno che ha votato o al centro o addirittura dall'altra parte. Senza perdere l'anima e mantenendo la speranza che questo Paese, con un governo di riforme e di progresso, possa uscire dalle drammatiche difficoltà nelle quali si sta dibattendo. Dobbiamo farlo anche per rispondere alla provocazione di Pierluigi Celli, che auspicava su "la Repubblica" del 30 novembre per il proprio figlio un futuro all'estero. Dall'Italia si può non fuggire. In Italia si possono cambiare le cose. Dipende anche dall'alternativa a questo governo che saremo in grado di costruire.
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