mercoledì 23 dicembre 2009
IL “GIOCO delle TRE CARTE” dello PSICANALISTA dei POVERI
Nel corso dell’ultimo Consiglio Comunale di Orvieto, dove si discutevano le linee programmatiche del Sindaco, Tony Concina nella replica si è autodefinito “lo psicanalista dei poveri”.
I poveri sarebbero i tanti cittadini orvietani che si rivolgono al Sindaco per sottoporgli i loro problemi.
A quanto pare “il pianista” prestato alla politica inizia a mostrare segni di cedimento per un’avventura che si pensava molto piu’ confortevole. Non si è trovato in un grande salotto dove invitare amici e conoscenti e deliziarli delle bellezze della Rupe, ma in una selva, quasi una casba, piena di problemi.
Si è trovato a condividere dei compagni di strada occasionali e delle vicende, come l’eredità della giunta Mocio, che non può denunciare per le benevolenze ricevute in campagna elettorale ma che ogni giorno presentano nuovi conticini da saldare.
Ma a questo punto il manager delle relazioni ha tirato fuori il mestiere ed ha fatto la “mossa del cavallo”.
Ci ha regalato per Natale il Patto con Roma, un’alleanza strategica con la Capitale.
Ci piace sottolineare la portata del Patto con Roma che consta di ben due pagine e quattro articoli.
Roba da far tremare i polsi a qualsiasi programma di compressione digitale.
In pratica si affida la programmazione urbanistica futura di Orvieto al Comune di Roma.
Infatti all’articolo 1 comma 3 si dice che “Le parti si impegnano a ideare ad elaborare progetti di riqualificazione del centro storico, individuando soluzioni abitative al di fuori dello stesso ed in zone di futura espansione che possano essere di attrattiva anche per tante famiglie romane”.
Ed a seguire all’articolo 2 comma 2 si dice che “Al fine di assicurare l’attuazione degli obbiettivi previsti nel presente protocollo, è istituito in forma concordata e paritaria tra le parti un comitato di coordinamento generale…composta di : due membri designati dal Comune di Orvieto e tre membri designati dal Comune di Roma.”
Esattamente quello che andava predicando Martin Luter King, come era stato anticipato da un noto mensile locale qualche settimana fa.
Evidentemente si tratta di tecniche psicanalitiche sperimentali e moderne.
Di sicuro non seguono l’aritmetica e mostrano una certa considerazione degli orvietani.
Alla presentazione dell’ultimo libro di Riscaldati sono state evocate le vicende della peste nera della metà del XIV secolo quando Orvieto dopo gli splendori dei Monaldeschi e dei Filippeschi conobbe la fame e la malattia mortale che la costrinsero a rinunciare all’autonomia comunale e ad abdicare in favore del Papa.
Non credo che questa sia la storia di oggi che per essere capita, forse, necessita studiare meglio ed a fondo le vicissitudini di Ciaurro, compianto sindaco di Terni.
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Tony Concina
martedì 22 dicembre 2009
Bocciate le proposte per la Ex Piave : persi 5 mesi di tempo.
Finalmente aperte le buste contenenti le offerte per la rifunzionalizzazione della ex caserma Piave e dell'ex Ospedale e per l'individuazione del socio operativo privato di minoranza della società R.P.O. srl.
La commissione composta dall'Ing. Mario Angelo Mazzi, Presidente (Dirigente del Settore tecnico e manutenzione del Comune), dall'Avv. Stefania Rosi Bonci (funzionario amministrativo della Regione Umbria), dall'Avv. Luca Giardini, dall'Arch. Glauco Provani e dal Prof. Stefano Rodotà ha escluso per vizi sostanziali e formali, entrambi i concorrenti: lo studio di Architetti Associati C. e G. Pediconi-R. Magagnini e la RTI (raggruppamento temporaneo d'imprese) fra Compagnia Fondiaria Nazionale Spa, Marsilio Editore Spa, Civita Servizi Srl.
Di fatto alle vicissitudini legate alla gestione della socità RPO si è assomma ora questa lunga attesa per un atto che poteva benissimo essere fatto 5 o 6 mesi fà non appena insediato il nuovo consiglio comunale.
La città si trova di nuovo ad affrontare un nuovo riavvio del progetto dal quale dipende gran parte del proprio rilancio.
Le 14 righe dedicate dal sindaco Tony Concina nelle sue dichiarazioni programmatiche le dicono lunga delle difficoltà del centro destra di affrontare le questioni piu' serie e per dare risposte certe in tempi accettabili.
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sabato 19 dicembre 2009
Telecom bocciata da JP Morgan, non basta l'ok Ue ad Agcom
CONSIDERANDO IL RUOLO CHE SONO ANDATI ASSUMENDO AD ORVIETO TANTI PERSONAGGI PROVENIENTI O IN FORZA A TELECOM INFORMEREMO I NOSTRI LETTORI, PER QUELLO CHE CI SARA' POSSIBILE, SULLE VICENDE PIU' IMPORTANTI DI QUESTA AZIENDA.
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http://www.milanofinanza.it/news/dettaglio_news.asp?id=200912071432018224&chkAgenzie=TMFI
Telecom Italia non riesce a recuperare l’avvio negativo della giornata nemmeno dopo il via libera da parte della Commissione Europea alla proposta di Agcom sulla liberalizzazione delle linee tlc fisse. Responsabile del calo è il rapporto molto negativo pubblicato da Jp Morgan sull’operatore tlc, che ha confermato il rating di neutral ma abbassato il target price da 1,30 a 1,20 euro.
Secondo la banca americana, infatti, Telecom Italia sta risentendo di una concorrenza agguerrita che le sta strappando quote di mercato e che la spinge a investire per invertire il trend, operazione questa resa molto complicata dal forte indebitamento della società. La debolezza dimostrata dalla società nel 2009 è dovuta, secondo Jp Morgan, alla quota di mercato persa dopo la decisione di un anno fa di alzare i prezzi. Gli analisti ritengono anche troppo ambizioso il piano del management, che prevede di stabilizzare i ricavi nel 2010 tramite il controllo delle spese e un ritorno alla crescita nel 2011. Secondo Jp Morgan, al momento le stime del consensus per il 2010 rimangono troppo elevate.
Buone notizie per il gruppo guidato da Franco Bernabè, invece, dal fronte legale. La Commissione Europea ha infatti autorizzato oggi il piano Agcom per la regolamentazione dei segmenti di terminazione di linee in leasing, con l’eccezione delle connessioni in cui operatori di telefonia mobile abbiano già replicato l'infrastruttura di Telecom Italia o potrebbero farlo facilmente. In una lettera inviata oggi la Commissione ha approvato le proposte di Agcom, chiedendo di rimuovere la regolamentazione solo dopo un periodo di transizione sufficientemente lungo da consentire agli operatori di telefonia mobile di eliminare i restanti colli di bottiglia nella propria rete. Con questo provvedimento si arriverebbe dunque alla piena liberalizzazione del settore tlc sulla rete fissa.
Lo scorso 29 ottobre Agcom aveva notificato alla Commissione i piani di provvedere a una parziale deregulation del leasing di segmenti di terminazione delle linee telefoniche. Le linee in leasing in questione sono connessioni che consentono la trasmissione di voce e dati tra due posti. Esse possono essere acquistate da consumatori oppure da fornitori che hanno accesso alla rete di un operatore e in cambio forniscono ai consumatori i servizi ottenuti in leasing. L'Agcom ha definito due mercati per i segmenti di terminazione di linee in leasing. Uno riguarda le linee in leasing tra i punti di connessione di Telecom Italia, ai quali sono interconnessi un operatore terzo e l'utilizzatore finale del punto di connessione. L'altro è invece quello delle linee in leasing che portano alle stazioni di base di operatori di telefonia mobile.
Agcom ha informato la Commissione di aver rilevato che Telecom Italia, in quanto ex monopolista, è dominante sul primo mercato e ha proposto una serie di rimedi. Per il secondo mercato, invece, Agcom ha spiegato che gli operatori di telefonia mobile stanno replicando l'infrastruttura fissa dell'ex monopolista e per questo ha proposto di rimuovere la regolamentazione.
“Le regole europee sulle telecom”, ha commentato la commissaria Ue alle Tlc, Viviane Reding, “quando vengono correttamente messe infrastrutture, la concorrenza, eliminando i monopoli, a beneficio dei consumatori”. Soddisfatta anche la commissaria Ue alla concorrenza, Neelie Kroes, che sottolinea i vantaggi della cooperazione tra la Commissione Ue e le autorità nazionali di
regolamentazione.
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http://www.milanofinanza.it/news/dettaglio_news.asp?id=200912071432018224&chkAgenzie=TMFI
Telecom Italia non riesce a recuperare l’avvio negativo della giornata nemmeno dopo il via libera da parte della Commissione Europea alla proposta di Agcom sulla liberalizzazione delle linee tlc fisse. Responsabile del calo è il rapporto molto negativo pubblicato da Jp Morgan sull’operatore tlc, che ha confermato il rating di neutral ma abbassato il target price da 1,30 a 1,20 euro.
Secondo la banca americana, infatti, Telecom Italia sta risentendo di una concorrenza agguerrita che le sta strappando quote di mercato e che la spinge a investire per invertire il trend, operazione questa resa molto complicata dal forte indebitamento della società. La debolezza dimostrata dalla società nel 2009 è dovuta, secondo Jp Morgan, alla quota di mercato persa dopo la decisione di un anno fa di alzare i prezzi. Gli analisti ritengono anche troppo ambizioso il piano del management, che prevede di stabilizzare i ricavi nel 2010 tramite il controllo delle spese e un ritorno alla crescita nel 2011. Secondo Jp Morgan, al momento le stime del consensus per il 2010 rimangono troppo elevate.
Buone notizie per il gruppo guidato da Franco Bernabè, invece, dal fronte legale. La Commissione Europea ha infatti autorizzato oggi il piano Agcom per la regolamentazione dei segmenti di terminazione di linee in leasing, con l’eccezione delle connessioni in cui operatori di telefonia mobile abbiano già replicato l'infrastruttura di Telecom Italia o potrebbero farlo facilmente. In una lettera inviata oggi la Commissione ha approvato le proposte di Agcom, chiedendo di rimuovere la regolamentazione solo dopo un periodo di transizione sufficientemente lungo da consentire agli operatori di telefonia mobile di eliminare i restanti colli di bottiglia nella propria rete. Con questo provvedimento si arriverebbe dunque alla piena liberalizzazione del settore tlc sulla rete fissa.
Lo scorso 29 ottobre Agcom aveva notificato alla Commissione i piani di provvedere a una parziale deregulation del leasing di segmenti di terminazione delle linee telefoniche. Le linee in leasing in questione sono connessioni che consentono la trasmissione di voce e dati tra due posti. Esse possono essere acquistate da consumatori oppure da fornitori che hanno accesso alla rete di un operatore e in cambio forniscono ai consumatori i servizi ottenuti in leasing. L'Agcom ha definito due mercati per i segmenti di terminazione di linee in leasing. Uno riguarda le linee in leasing tra i punti di connessione di Telecom Italia, ai quali sono interconnessi un operatore terzo e l'utilizzatore finale del punto di connessione. L'altro è invece quello delle linee in leasing che portano alle stazioni di base di operatori di telefonia mobile.
Agcom ha informato la Commissione di aver rilevato che Telecom Italia, in quanto ex monopolista, è dominante sul primo mercato e ha proposto una serie di rimedi. Per il secondo mercato, invece, Agcom ha spiegato che gli operatori di telefonia mobile stanno replicando l'infrastruttura fissa dell'ex monopolista e per questo ha proposto di rimuovere la regolamentazione.
“Le regole europee sulle telecom”, ha commentato la commissaria Ue alle Tlc, Viviane Reding, “quando vengono correttamente messe infrastrutture, la concorrenza, eliminando i monopoli, a beneficio dei consumatori”. Soddisfatta anche la commissaria Ue alla concorrenza, Neelie Kroes, che sottolinea i vantaggi della cooperazione tra la Commissione Ue e le autorità nazionali di
regolamentazione.
DICEMBRE 2007 : Telecom, Bernabè vara il nuovo organigramma
CONSIDERANDO IL RUOLO CHE SONO ANDATI ASSUMENDO AD ORVIETO TANTI PERSONAGGI PROVENIENTI O IN FORZA A TELECOM INFORMEREMO I NOSTRI LETTORI, PER QUELLO CHE CI SARA' POSSIBILE SULLE VICENDE PIU' IMPORTANTI DI QUESTA AZIENDA. Partiremo dal nuovo organigramma del 2007 che vide l'addio di Tony Concina dalla Direzione delle Relazioni Esterne.
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Telecom, Bernabè vara il nuovo organigramma
Lavori in corso nell'organigramma di Telecom Italia.
Dal 14 gennaio torna nel gruppo Oscar Cicchetti, al quale viene attribuita la responsabilità della neo costituita "Direzione business strategies & international development", alle dirette dipendenze dell'amministratore delegato Franco Bernabè.
Inoltre dal 1ڧgennaio, con il compito di assicurare la gestione delle operazioni di acquisizione e dismissione, viene costituita la funzione Mergers & Acquisitions, affidata a Paolo Ferrari, cui farà capo la funzione Mergers & Acquisitions and International Projects Development, guidata da Francesco Saverio Bruno, che viene ridenominata International Projects.
Dalla stessa data la funzione di gruppo security (Damiano Toselli), passa alle dirette dipendenze dell'a.d.: in precedenza rispondeva alle risorse umane (Gustavo Bracco).
Viene inoltre costituita la funzione Innovation & Business Development, affidata a Luca Tomassini che dal 1ڠgennaio entra a far parte del gruppo.
Lascia il direttore delle relazioni esterne, Antonio Concina. La funzione viene soppressa e sdoppiata in communicazione (Massimiliano Paolucci) e pubblicità (Andrea Imperiali). Alle relazioni con i media- istituzionale arriva Federica Moroni.
http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4...&area=box06
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Telecom, Bernabè vara il nuovo organigramma
Lavori in corso nell'organigramma di Telecom Italia.
Dal 14 gennaio torna nel gruppo Oscar Cicchetti, al quale viene attribuita la responsabilità della neo costituita "Direzione business strategies & international development", alle dirette dipendenze dell'amministratore delegato Franco Bernabè.
Inoltre dal 1ڧgennaio, con il compito di assicurare la gestione delle operazioni di acquisizione e dismissione, viene costituita la funzione Mergers & Acquisitions, affidata a Paolo Ferrari, cui farà capo la funzione Mergers & Acquisitions and International Projects Development, guidata da Francesco Saverio Bruno, che viene ridenominata International Projects.
Dalla stessa data la funzione di gruppo security (Damiano Toselli), passa alle dirette dipendenze dell'a.d.: in precedenza rispondeva alle risorse umane (Gustavo Bracco).
Viene inoltre costituita la funzione Innovation & Business Development, affidata a Luca Tomassini che dal 1ڠgennaio entra a far parte del gruppo.
Lascia il direttore delle relazioni esterne, Antonio Concina. La funzione viene soppressa e sdoppiata in communicazione (Massimiliano Paolucci) e pubblicità (Andrea Imperiali). Alle relazioni con i media- istituzionale arriva Federica Moroni.
http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4...&area=box06
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mercoledì 16 dicembre 2009
ROSE ROSSE : "IL PANE E IL POTERE DEI GIOVANI" a Perugia
INIZIATIVA RINVIATA CAUSA NEVE
IL PANE E IL POTERE DEI GIOVANI
il lavoro, la democrazia per l’Italia di domani
Sabato 19, ore 9.30 – Sala della Partecipazione, Palazzo Cesaroni - Piazza Italia, Perugia
I giovani possono tornare a sognare un futuro migliore? Come si può agire per fare in modo che questo avvenga? A partire da questi interrogativi l’associazione Rose Rosse d’Europa ha organizzato per sabato 19 dicembre alla Sala della Partecipazione di Palazzo Cesaroni (a partire dalle9.30) un seminario dal titolo “IL PANE E IL POTERE DEI GIOVANI – il lavoro, la democrazia per l’Italia di domani”. Al tavolo ci saranno economisti, sindacalisti e politici.
Noi ci proveremo. Proveremo a mettere al centro il futuro dei giovani, oggi quanto mai incerto.
Si partirà dall'inchiesta dell'IRES CGIL, illustrata da Riccardo Sanna, sulla mancanza di mobilità sociale in Umbria, per passare al difficile rapporto tra giovani e sindacato con l’intervento del segretario nazionale della Slc-Cgil, Alessandro Genovesi. Davide Imola dell’associazione Tutelareilavori parlerà della proposta sul salario minimo legale, per poi assaggiare con Michele Mezza, giornalista Rai e docente all’Università di Perugia, un po’ di Manuel Castells e delle sue teorie sul rapporto tra comunicazione e potere.
A chiudere il seminario ci sarà l’economista Stefano Fassina, neo responsabile lavoro ed economia della segreteria nazionale del PD di Pierluigi Bersani.
Programma:
Relazione introduttiva: Roberto VICARETTI, associazione Rose Rosse d’Europa
Comunicazioni: Riccardo SANNA, Ires Cgil
“La mancanza di mobilità sociale in Italia”
Michele MEZZA, giornalista Rai e docente all’Università di Perugia
“Comunicazione è potere”
Alessandro GENOVESI, segretario nazionale Slc – Cgil
“Il sindacato e la sfida dei giovani”
Davide IMOLA, associazione Tutelareilavori
“Per il salario minimo legale”
On. Carlo Emanuele TRAPPOLINO, Pd
“I giovani umbri fra aspirazioni frustrate e potenzialità da esprimere”
Conclusioni: Stefano FASSINA
Segreteria nazionale Pd, resp. Economia e Lavoro
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martedì 15 dicembre 2009
FORTE SCOSSA di TERREMOTO a ORVIETO e in UMBRIA
da www.facebook.com
"Una scossa di terremoto è stata registrata in Val Tiberina, al confine tra Umbria e Toscana. Dai primi rilevamenti preliminari comunicati al Dipartimento della Protezione Civile, il sisma ha avuto una magnitudo di 4.4. Sono in corso le verifiche da parte del Dipartimento. Molta gente a Perugia, in preda al panico, si è... riversata per le strade. L’epicentro è in fase di localizzazione."
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lunedì 14 dicembre 2009
Le lavoratrici di GR.INT.A s.r.l. di Orvieto hanno detto BASTA.
Basta alle menzogne, basta alle promesse non mantenute, basta le umiliazioni, basta sostenere il peso dell'azienda lavorando senza stipendio.
È questo quello che è emerso nell'assemblea tenutasi ieri ( 10/12/09 )nella quale circa 85 dipendenti hanno votato quasi con un plebiscito (un solo voto contrario) l'indisponibilità di tornare al lavoro senza le necessarie certezze ed il pagamento di almeno uno stipendio.
La RSU aziendale e le organizzazioni sindacali FILCEM CGIL e FEMCA CISL respingono al mittente la predica moralista che l'azienda ha messo in campo indicando le lavoratrici come uniche responsabili delle nefaste sorti aziendali qualora le stesse avessero deciso di smettere di lavorare senza salario come fatto fino ad ora.
Più di 350.000,00 € e il contributo che le maestranze hanno messo a disposizione per dare una speranza all’azienda in una fase di criticità che dura ormai da circa un anno, un contributo che supera di gran lunga lo stesso capitale sociale di GR.INT.A.
Non si pensi e non si dica che il “BASTA” espresso dall'assemblea a continuare su questa strada non sia stato sofferto o sia stata una decisione presa a cuor leggero.
I numerosi capi presenti ancora nella catena, le commesse ad oggi ancora potenzialmente realizzabili affidate da committenti di fama mondiale nel segmento dell'alta e altissima moda sono frutto dell’indubbia capacità commerciale dell'imprenditore che poi contrasta con l'assoluta incapacità di una gestione industriale di una realtà produttiva come GR.INT.A.
Amarezza e sdegno va riservata anche al circuito del credito che ha dimostrato e dimostra il tipico atteggiamento del Robin Hood alla rovescia, forte con i deboli e debole con i forti. Un credito che per immagine e apparenza è pronto in pochi minuti è sottoscrivere protocolli istituzionali di sostegno alle imprese quali realtà creatrici di reddito e di occupazione, e dall'altro canto con ritardi di un mese, di un giorno, di un'ora non delibera quelle disponibilità, responsabilmente coscienti che con anche per un solo minuto di ritardo in molti casi può decretare la morte o la sopravvivenza di un'azienda, di tante famiglie, di tanti lavoratori. Ancor più grave appare l’atteggiamento delle banche che pure a fronte delle garanzie offerte dalla finanziaria regionale e dei consorzi fidi non hanno ritenuto di concedere la necessaria copertura economica per far superare la fase di crisi di liquidità che attraversa l’azienda.
Anche gli strumenti che le stesse istituzioni hanno messo in campo, non hanno permesso di cogliere i risultati sperati.
Le lavoratrici e lavoratori di GR.INT.A. per la professionalità che sono in grado di esprimere sono pronti a riprendere qualsiasi sfida e a mettere in campo ulteriori sacrifici ma solo a patto di concrete certezze e precisi impegni in cui, ognuno nel proprio ruolo, faccia un passo avanti per la difesa della più grande azienda tessile della provincia di Terni.
La RSU aziendale
Le OOSS
FILCEM CGIL - FEMCA CISL
È questo quello che è emerso nell'assemblea tenutasi ieri ( 10/12/09 )nella quale circa 85 dipendenti hanno votato quasi con un plebiscito (un solo voto contrario) l'indisponibilità di tornare al lavoro senza le necessarie certezze ed il pagamento di almeno uno stipendio.
La RSU aziendale e le organizzazioni sindacali FILCEM CGIL e FEMCA CISL respingono al mittente la predica moralista che l'azienda ha messo in campo indicando le lavoratrici come uniche responsabili delle nefaste sorti aziendali qualora le stesse avessero deciso di smettere di lavorare senza salario come fatto fino ad ora.
Più di 350.000,00 € e il contributo che le maestranze hanno messo a disposizione per dare una speranza all’azienda in una fase di criticità che dura ormai da circa un anno, un contributo che supera di gran lunga lo stesso capitale sociale di GR.INT.A.
Non si pensi e non si dica che il “BASTA” espresso dall'assemblea a continuare su questa strada non sia stato sofferto o sia stata una decisione presa a cuor leggero.
I numerosi capi presenti ancora nella catena, le commesse ad oggi ancora potenzialmente realizzabili affidate da committenti di fama mondiale nel segmento dell'alta e altissima moda sono frutto dell’indubbia capacità commerciale dell'imprenditore che poi contrasta con l'assoluta incapacità di una gestione industriale di una realtà produttiva come GR.INT.A.
Amarezza e sdegno va riservata anche al circuito del credito che ha dimostrato e dimostra il tipico atteggiamento del Robin Hood alla rovescia, forte con i deboli e debole con i forti. Un credito che per immagine e apparenza è pronto in pochi minuti è sottoscrivere protocolli istituzionali di sostegno alle imprese quali realtà creatrici di reddito e di occupazione, e dall'altro canto con ritardi di un mese, di un giorno, di un'ora non delibera quelle disponibilità, responsabilmente coscienti che con anche per un solo minuto di ritardo in molti casi può decretare la morte o la sopravvivenza di un'azienda, di tante famiglie, di tanti lavoratori. Ancor più grave appare l’atteggiamento delle banche che pure a fronte delle garanzie offerte dalla finanziaria regionale e dei consorzi fidi non hanno ritenuto di concedere la necessaria copertura economica per far superare la fase di crisi di liquidità che attraversa l’azienda.
Anche gli strumenti che le stesse istituzioni hanno messo in campo, non hanno permesso di cogliere i risultati sperati.
Le lavoratrici e lavoratori di GR.INT.A. per la professionalità che sono in grado di esprimere sono pronti a riprendere qualsiasi sfida e a mettere in campo ulteriori sacrifici ma solo a patto di concrete certezze e precisi impegni in cui, ognuno nel proprio ruolo, faccia un passo avanti per la difesa della più grande azienda tessile della provincia di Terni.
La RSU aziendale
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venerdì 11 dicembre 2009
L'Anpi sulle dichiarazioni di Silvio Berlusconi al Congresso PP
La Presidenza Nazionale Anpi sulle dichiarazioni di Silvio Berlusconi al Congresso PP
“Le eversive e volgari aggressioni del Presidente del Consiglio alla Corte Costituzionale ed alle Istituzioni di garanzia suscitano la giusta, forte e indignata riprovazione e protesta di tutti gli antifascisti e di tutti i democratici.
Per la democrazia italiana il momento è difficile.
In nome della Resistenza e della Costituzione si levi forte il monito dei partigiani, dei patrioti, e della più ampia unità degli antifascisti e dei democratici”.
Presidenza e Segreteria Nazionale Anp
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venerdì 4 dicembre 2009
La Carta Segreta di Tony CONCINA
A quanto pare il Sindaco di Orvieto starebbe per tirare fuori la sua carta segreta : guidare una nuova maggioranza “degli uomini e delle donne”. Ovvero coinvolgere il PD ( o una parte del PD ) per turare le falle della sua coalizione che vede di giorno in giorno l’aprirsi di nuove ferite.
L’operazione viene da lontano, qualcuno direbbe dalla stessa campagna elettorale, qualcun altro dall’incapacità manifesta di esprimere un indirizzo convincente su tutte le questioni aperte nella città.
L’elenco degli insuccessi è lunga: si va dalla mancata presentazione del programma del sindaco, alla “copertura” dei debiti fuori bilancio, dai ritardi sul riequilibrio, ai pasticci sul personale e sulla discarica. Anche sulle cose che non costano niente il Sindaco “pianista” ha toppato come la vicenda dell’orario ferroviario. Gran parte degli orvietani si sono andati convincendo che questo gentile pensionato non ha proprio idea di come si amministri una città (seppur piccola ). La raffica di nomine “esterne” hanno segnalato la sua sfiducia negli orvietani ed il suo piglio “manageriale” ha finito per provocare la rivolta dei suoi stessi consiglieri.
Ed ecco che allora si tira fuori dal cappello il “governo di salute pubblica”.
La campagna ha fatto proseliti. C’è chi cita i filosofi e chi chiede di coprire i buchi di bilancio e c’è chi addirittura scomoda il comandamento cristiano della carità.
Eppure tutto si può dire tranne che Concina abbia dovuto affrontare un centro sinistra pregiudiziale e guerrafondaio. Tutte le pratiche spinose sono passate con l’astensione e qualche volta con il voto favorevole del centro sinistra. Allora dove è il problema? A noi la risposta sembra semplice. Il male è nel mozzo attorno a cui gira la ruota del carro. Tony Concina e gran parte del centro destra non hanno la più pallida idea su dove portare la città.
Ovviamente il centro sinistra ha le sue responsabilità ( che ha pagato pesantemente con le elezioni). Ma si è presentato con un programma serio e con una candidata credibile che non si è nascosta dietro un dito, ha parlato il linguaggio della verità, anche quando questa era scomoda e difficile.
Certamente è giunto il tempo che il PD dica chiaramente come la pensa. Non può più nascondersi dietro il gruppo consiliare. In particolare l’on Trappolino, rimasto silente durante tutta la campagna elettorale ( e anche dopo) deve dire come la pensa, indicare una strategia e sottoporla ad un serio confronto negli organismi dirigenti del PD e con gli alleati.
A meno che anche lui non sia stato folgorato da Kant.
Post Scriptum.
Tanti anni fa due miei amici, ora diventati uno giornalista affermato e l’altro valente professore universitario, uscirono con due ragazze viterbesi. Dopo poco si allontanarono un po’dentro la discoteca. Il futuro giornalista fu raggiunto dalla ragazza che stava con il futuro professore universitario che si lamentò pesantemente del fatto che il futuro professore gli parlava solo di “CANTE” ( Kant) invece di invitarla a ballare. Succederà anche ai neoidealisti nostrani?
L’operazione viene da lontano, qualcuno direbbe dalla stessa campagna elettorale, qualcun altro dall’incapacità manifesta di esprimere un indirizzo convincente su tutte le questioni aperte nella città.
L’elenco degli insuccessi è lunga: si va dalla mancata presentazione del programma del sindaco, alla “copertura” dei debiti fuori bilancio, dai ritardi sul riequilibrio, ai pasticci sul personale e sulla discarica. Anche sulle cose che non costano niente il Sindaco “pianista” ha toppato come la vicenda dell’orario ferroviario. Gran parte degli orvietani si sono andati convincendo che questo gentile pensionato non ha proprio idea di come si amministri una città (seppur piccola ). La raffica di nomine “esterne” hanno segnalato la sua sfiducia negli orvietani ed il suo piglio “manageriale” ha finito per provocare la rivolta dei suoi stessi consiglieri.
Ed ecco che allora si tira fuori dal cappello il “governo di salute pubblica”.
La campagna ha fatto proseliti. C’è chi cita i filosofi e chi chiede di coprire i buchi di bilancio e c’è chi addirittura scomoda il comandamento cristiano della carità.
Eppure tutto si può dire tranne che Concina abbia dovuto affrontare un centro sinistra pregiudiziale e guerrafondaio. Tutte le pratiche spinose sono passate con l’astensione e qualche volta con il voto favorevole del centro sinistra. Allora dove è il problema? A noi la risposta sembra semplice. Il male è nel mozzo attorno a cui gira la ruota del carro. Tony Concina e gran parte del centro destra non hanno la più pallida idea su dove portare la città.
Ovviamente il centro sinistra ha le sue responsabilità ( che ha pagato pesantemente con le elezioni). Ma si è presentato con un programma serio e con una candidata credibile che non si è nascosta dietro un dito, ha parlato il linguaggio della verità, anche quando questa era scomoda e difficile.
Certamente è giunto il tempo che il PD dica chiaramente come la pensa. Non può più nascondersi dietro il gruppo consiliare. In particolare l’on Trappolino, rimasto silente durante tutta la campagna elettorale ( e anche dopo) deve dire come la pensa, indicare una strategia e sottoporla ad un serio confronto negli organismi dirigenti del PD e con gli alleati.
A meno che anche lui non sia stato folgorato da Kant.
Post Scriptum.
Tanti anni fa due miei amici, ora diventati uno giornalista affermato e l’altro valente professore universitario, uscirono con due ragazze viterbesi. Dopo poco si allontanarono un po’dentro la discoteca. Il futuro giornalista fu raggiunto dalla ragazza che stava con il futuro professore universitario che si lamentò pesantemente del fatto che il futuro professore gli parlava solo di “CANTE” ( Kant) invece di invitarla a ballare. Succederà anche ai neoidealisti nostrani?
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mercoledì 2 dicembre 2009
Enrico LETTA risponde a Miriam MAFAI
Miriam Mafai aveva posto a Enrico Letta ed ai dirigenti del PD alcune domande.
Oggi sempre su Reppubblica risponde l'esponente democratico.
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Caro Direttore
Miriam Mafai, nel suo editoriale di ieri, mi rivolge una serie di quesiti in merito alla qualità della nostra opposizione a Berlusconi. Provo a offrire alcune risposte.
Questa settimana in Parlamento condurremo la nostra battaglia per far saltare il "processo breve". Perché riteniamo sbagliato il provvedimento e ingiusto il ricatto che vi è alla base, cioè l'immunità per il premier o, in alternativa, lo sfascio ulteriore di una giustizia già in crisi. La linea del Pd l'ha espressa in modo chiaro Bersani domenica: "No a leggi ad personam, sì a riforme di sistema". Mi chiedo dove mai si possano trovare posizioni del PD che autorizzino a scrivere il contrario. Affermare che il premier, come qualunque cittadino, può difendersi nel e dal processo, secondo la legislazione vigente, non lo mette sopra la legge, ma, appunto, al livello di qualsiasi cittadino. Ribadisco: secondo noi, volendosi difendere dal processo, Berlusconi sbaglia. Eppure, questa possibilità gliela concedono i suoi giudici, applicando le regole del legittimo impedimento, oggi previste.
Miriam Mafai critica la mia affermazione secondo cui "mai le forze politiche pur così divise sono state tanto vicine a un'intesa sul merito delle riforme istituzionali". Credo, invece, sia proprio così. Se ripensiamo alle distanze degli ultimi quindici anni sui modelli istituzionali, possiamo dire che la condivisione essenziale della bozza Violante sia una convergenza a portata di mano, a partire dal voto di oggi in Senato sulle mozioni sulle riforme istituzionali. Lo stesso auspicio che formula il presidente Napolitano.
Se queste riforme non si faranno, non dovrà essere responsabilità dell'opposizione, ma della maggioranza. E se, invece, si faranno, sarà una conquista per il Paese e per i cittadini, a prescindere dal colore del governo in carica. Istituzioni più efficienti e meno inutilmente costose sono un vantaggio per tutti.
Un atteggiamento di opposizione e di contemporanea alternativa lo proporremo anche sulle grandi questioni sociali che attanagliano l'Italia. Il dato-record di ieri della disoccupazione (in particolare di quella giovanile, arrivata al 26,9 per cento) è l'ultimo tassello di un mosaico che smonta la tesi del governo su un'Italia che esce meglio degli altri dalla crisi. Purtroppo non è così. I nostri emendamenti in Finanziaria sulle protezioni per i lavoratori e sulle riduzioni fiscali per i redditi medio-bassi e per le piccole imprese saranno la base per le "1000 piazze per l'alternativa", con cui l'11 e il 12 dicembre presenteremo i nostri "no" al governo Berlusconi e i nostri "sì" per l'alternativa.
Costruire l'alternativa vincente: è questa l'ossessione del Pd. E per farlo non basterà riportare al voto tutti gli elettori del centrosinistra. Perché oggi siamo minoranza. Se l'obiettivo è il 51 per cento dobbiamo convincere qualcuno che ha votato o al centro o addirittura dall'altra parte. Senza perdere l'anima e mantenendo la speranza che questo Paese, con un governo di riforme e di progresso, possa uscire dalle drammatiche difficoltà nelle quali si sta dibattendo. Dobbiamo farlo anche per rispondere alla provocazione di Pierluigi Celli, che auspicava su "la Repubblica" del 30 novembre per il proprio figlio un futuro all'estero. Dall'Italia si può non fuggire. In Italia si possono cambiare le cose. Dipende anche dall'alternativa a questo governo che saremo in grado di costruire.
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martedì 24 novembre 2009
CATIUSCIA MARINI nella segreteria nazionale delPD. Tutti i nomi ed i presidenti dei Forum
Nella Direzione in corso presso la sede del partito Pier Luigi Bersani ha presentato i nomi dei componenti della Segreteria (leggi le loro biografie) ed i presidenti di alcuni forum
Durante la Direzione Nazionale in corso presso la sede del PD il segretario del Partito Democratico Pier Luigi Bersani, ha comunicato i nomi della nuova segreteria, e di alcuni dei presidenti dei forum
Coordinatore della Segreteria: Maurizio Migliavacca
Roberta Agostini
Stella Bianchi
Cecilia Carmassi
Stefano Fassina
Catiuscia Marini
Matteo Mauri
Marco Meloni
Matteo Orfini
Anna Maria Parente
Francesca Puglisi
Nico Stumpo
Davide Zoggia.
E' una squadra di sei donne e sei uomini, età media 41 anni, che sarà coordinata da Maurizio Migliavacca. Una segreteria di “giovani sperimentati” che hanno fatto esperienza sul territorio come amministratori o con l’attività politica.
Le biografie.
Catiuscia Marini, 42 anni, eletta sindaco di Todi nel 1998, riconfermata nel 2002, europarlamentare dal maggio 2008 al giugno 2009;
Stella Bianchi, 40 anni, economista e giornalista, nel 1995 ha dato vita ai Giovani per l’Ulivo facendo parte del coordinamento nazionale, ha fatto parte
dell’Assemblea costituente del PD;
Cecilia Carmassi, 41 anni, già presidente della Fuci, è stata assessore alla provincia di Lucca e oggi è vicepresidente del consiglio comunale della città;
è presidente di “La città delle donne”, associazione di volontariato;
Francesca Puglisi, 39 anni, consigliere comunale di Bologna, ha iniziato il suo impegno politico nel 1995 con l’Ulivo, di cui è stata responsabile nazionale Giovani fino al 1997. Ha contribuito alla nascita della Consulta
infanzia e Adolescenza “Gianni Rodari”;
Annamaria Parente, 49 anni, sindacalista della Cisl, è stata responsabile nazionale della Formazione del PD;
Roberta Agostini, 43 anni, consigliere provinciale a Roma, è responsabile delle politiche culturali e della comunicazione per il PD romano;
Matteo Orfini, 35 anni, è responsabile delle relazioni internazionali della Fondazione ItalianiEuropei;
Nico Stumpo, 40 anni, nella segreteria nazionale della Sinistra giovanile fino al 2001, responsabile del tesseramento dei Ds fino al 2003, quindi membro
della direzione e responsabile della segreteria dei Ds, è stato componente della direzione del PD e vice-responsabile dell’organizzazione;
Matteo Mauri, 39 anni, attualmente capogruppo PD in Consiglio provinciale a Milano, è stato assessore della Giunta di centrosinistra;
Marco Meloni, 38 anni, consigliere regionale in Sardegna, ricercatore Arel e segretario generale di “TrecentoSessanta”;
Davide Zoggia, 45 anni, è stato Presidente della Provincia di Venezia;
Stefano Fassina, 43 anni, direttore scientifico di Nens, è stato responsabile Finanza pubblica ed Economia del PD.
Presidenti Forum
Economia Paolo Guerrieri
Lavoro Emilio Gabaglio
Università Saperi e Ricerca Maria Chiara Carrozza
Giustizia Andrea Orlando
Esteri Piero Fassino
Politiche agricole Enzo Lavarra
Progetto Mezzogiorno Umberto Ranieri
Politiche Locali Claudio Martini
Welfare Giuseppe Fioroni
Politiche sociali e immigrazione Livia Turco
Politiche dell’Istruzione Giovanni Bachelet
Politiche ambientali Laura Puppato
ICT Paolo Gentiloni
Riforma sistema radiotelevisivo Carlo Rognoni
Riforma dello Stato Luciano Violante
CENTRO STUDI Gianni Cuperlo
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domenica 22 novembre 2009
Pd, segreteria e nuovi incarichi Bersani apre alla minoranza
da www.unita.it articolo di Simone Collini
Fine settimana di incontri e colloqui, per Pier Luigi Bersani. Il segretario del Pd presenterà la sua squadra alla Direzione di martedì, ma il puzzle dell’organigramma del Pd si sta dimostrando di non facile soluzione. E ora il leader democrat ha deciso di inserire un elemento in più, che solo le prossime ore diranno se renderà la pratica più o meno complicata. Bersani ha infatti deciso di far entrare nella segreteria anche esponenti delle minoranze. A Dario Franceschini e a Ignazio Marino ha proposto di presentare una serie di nomi che corrispondano alle caratteristiche anticipate alla Direzione di lunedì: giovani, con alle spalle esperienza politica o amministrativa, non parlamentari. Né il capogruppo alla Camera né il senatore chirurgo si sono tirati indietro, e tra oggi e domani presenteranno al segretario i loro nomi. Gianluca Lioni, ventottenne sardo esperto di terzo settore, è tra i nomi su cui potrebbe puntare Franceschini, mentre Marino ha avviato una consultazione tra i suoi coordinatori locali.
LA SQUADRA DI BERSANI
L’ultima parola spetterà comunque a Bersani. Quelli che deciderà di «coinvolgere» andranno ad affiancare i nomi già messi in lista: Nico Stumpo, che si occuperà dell’organizzazione del partito, il braccio destro di D’Alema a Italianieuropei Matteo Orfini, il direttore del Nens Stefano Fassina responsabile Economia, l’ex presidente della Provincia di Venezia Davide Zoggia, l’ex sindaco di Todi ed ex europarlamentare Katiuscia Marini, Stefano Di Traglia, portavoce di Bersani quando era ministro e prima ancora quando era responsabile Economia dei Ds ed eurodeputato. A questa squadra di quarantenni (più o meno) che a lista completata arriverà a 12 membri (ognuno con la sua competenza tematica) verranno affiancati i presidenti dei forum. Per questo ruolo saranno indicate personalità politiche di più lunga esperienza. E anche in questo caso Bersani ha proposto alle minoranze di proporre dei nomi. Tra le caselle già occupate c’è il governatore della Toscana (in scadenza) Fabio Martini, che dovrebbe andare a sostituire Piero Fassino agli Esteri, Marco Follini, Giovanni Bachelet, Laura Puppato. Dovrebbero esserci Paolo Gentiloni e Beppe Fioroni per «Area democratica» e Sandro Gozi e Anna Paola Concia per l’area Marino. Gianni Cuperlo dovrebbe mettersi alla guida di un centro studi su cui Bersani punta molto. L’idea è di lavorare coinvolgendo le fondazioni, da Italianieuropei al Nens, da Astrid all’Arel a Glocus (che può tra l’altro essere il mezzo attraverso cui riallacciare un dialogo con la sua fondatrice, Linda Lanzillotta). Bersani è convinto che la formula stessa dei forum, come organismi che siano in grado di collegare il partito con il mondo delle associazioni, riesca più dei dipartimenti classici a «riattivare un’apertura verso l’esterno del Pd». E che il centro studi, insieme a un’attività di formazione «che va rilanciata», possa colmare una lacuna che si è formata in questi due anni. «Abbiamo lasciato andare gli intellettuali - è uno dei chiodi fissi di Bersani - e ora dobbiamo recuperarli». E tra le varie iniziative che chiederà di mettere in campo, c’è una «ricerca sui grandi flussi di opinione». Il terzo organismo che Bersani presenta martedì è il coordinamento politico, composto da circa 25 personalità di punta di tutte le anime del Pd. Tra gli altri, ci saranno Massimo D’Alema e Walter Veltroni.
IL NODO DEI VICECAPOGRUPPO
Ancora tutto da sciogliere, invece, il nodo dei vicecapogruppo di Camera e Senato. Che non a caso sarà affrontato dopo Direzione, quando tutte le caselle interne al partito saranno riempite. A Montecitorio l’unico punto fermo è Rosa Calipari, sostenuta dalla componente che fa capo a Marino. Sono ancora due i nomi tra cui deve scegliere la maggioranza: l’“esperto” Michele Ventura e il “giovane” Andrea Orlando. Per quanto riguarda «Area democratica» il franceschiniano Gianclaudio Bressa potrebbe dover passare il testimone al veltroniano Andrea Martella. Discussione aperta nella componente che ha sostenuto Franceschini anche al Senato, dove l’ala popolare vorrebbe sostituire il rutelliano Luigi Zanda con l’ex-ppi Paolo Giaretta.
21 novembre 2009
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venerdì 20 novembre 2009
Enrico BRUGNOLI guiderà l'Intercomunale del PD Orvietano
Il Dott. Enrico Brugnoli è stato eletto unanimemente alla guida del Coordinamento Comunale del PD dell'Orvietano nella riunione del 18 novembre alla presenza di Roberto Montagnoli segretario provinciale del PD.
Enrico Brugnoli ha una lunga esperienza politica ed amministrativa, ha fatto il sindaco di Porano per due mandati, ha coordinato l'ambito turistico dell'orvietano e molti altri incarichi amministrativi. E' stato tra i fondatori dell D nell'orvietano e nell'ultime primarie haa coordinato la mozione bersani, per la quale è atato eletto nella direzione regionale.
Con questa decisione il PD orvietano da gambe alla scelta compiuta nel dibattito post elettorale di mettere in campo una nuova gennerazione di dirigenti
Il Documento presentato per l'elezione
COSTRUIRE UNA MODERNA AGGREGAZIONE SOCIALE E CULTURALE, TRA LE MIGLIORI FORZE PROGRESSISTE E DEMOCRATICHE, PER RIDARE PESO POLITICO E CAPACITA’ DECISIONALE AL TERRITORIO ORVIETANO
Il recente congresso del Partito Democratico ha sancito una svolta politica che restituisce centralità ai territorio e ai processi di radicamento politico. Nell’Orvietano, nonostante una situazione certamente complessa e non priva di tensioni, il PD ha saputo mobilitare, negli ultimi mesi, un numero assolutamente consistente di persone. Ecco pertanto l’estrema sintesi dei nostri numeri: 2125 tesserati, 1232 votanti per le convenzioni regionali e provinciali, 4326 votanti alle primarie. Dati importanti che ci suggeriscono alcune cose: anzitutto che il PD è, e resta, un essenziale punto di riferimento politico; in secondo luogo, che la nostra proposta politica esibisce una grande capacità di attrazione; infine, che il PD viene ancora riconosciuto come il luogo dell’alternativa al governo delle destre.
Noi dobbiamo ripartire da questi elementi positivi per risolvere le nostre contraddizioni, che pur esistono, lavorando alla creazione di nuovi strumenti politici e di organizzazione fra i quali il Coordinamento intercomunale che resta determinante per l’identità delle politiche del PD di area vasta.
La decisione di costituire un coordinamento e una direzione politica delle organizzazioni comunali del Partito Democratico nei 13 Comuni dell'Orvietano è stata approvata nei congressi che si sono tenuti nel mese di settembre. E' una decisione unanime che ha visto concordi tutti i partecipanti alle varie fasi congressuali e che ha confermato l'orientamento assunto dal gruppo dirigente nella riunione del 1 settembre 2009 presieduta dal segretario provinciale Roberto Montagnoli.
Con l’odierna riunione si andrà alla elezione del coordinatore e si approveranno i criteri per la costituzione di una segreteria che supporterà nel lavoro esecutivo il coordinare stesso. Ai tre nomi già indicati (Enrico Brugnoli, Marco Spallacini e Isauro Grasselli ) nella sopra citata riunione, si affiancheranno il deputato del territorio, il Capogruppo del Comune di Orvieto ed i rappresentanti delle tre mozioni che si sono confrontate nel recente congresso nel rispetto della pluralità interna del nostro partito. All'interno della segreteria dovranno essere individuati dal Coordinatore: l'organizzatore (con funzioni di coordinamento dei tesorieri) ed il responsabile delle feste.
Il compito principale di questo organismo sarà quello di collaborare con i vari livelli di direzione politica del partito per realizzare quanto scaturito dal recente congresso e che ha, come obbiettivi principali: (a) la costruzione, assieme alle altre forze del centrosinistra, di un'alternativa di governo al centro destra: (b) il rafforzamento di un più incisivo rapporto fiduciario con i cittadini; (c) il radicamento del PD nel territorio, soprattutto nei luoghi di lavoro e di studio; (d) nuovi strumenti di governance territoriale che tengano conto sia dei fenomeni a scala planetaria ed europea (globalizzazione, riscaldamento globale, nuove economie del manifatturiero e agricolte, coesione sociale e nuovi bisogni sociali, società ed economia della conoscenza, “wellness economy”) sia di nuove metodologie di programmazione atte ad impegnare tutti gli attori economici e sociali del territorio in un comune progetto di sviluppo.
Al tempo stesso il Coordinamento Intercomunale dell'Orvietano dovrà lavorare, d'intesa con i circoli territoriali e le rappresentanze istituzionali del PD, per ricostruire un punto di osservazione autonomo ed autorevole sulle questioni principali del territorio, nella prospettiva di alimentare e condividere una comune cultura politica comune per quel che riguarda i temi dello sviluppo sostenibile, della società della conoscenza e della green economy (più in particolare, per i temi relativi alla sanità, welfare, urbanistica, tutela del paesaggio e dei beni comuni, politiche agricole, ambientali e di sviluppo delle fonti rinnovabili di energia, politiche della formazione, politiche della mobilità, politiche del benessere). A tal fine, il Coordinamento del Partito Democratico dell’Orvietano è impegnato nell’organizzazione una serie di appuntamenti “politici-programmatici” attraverso i quali definire, assieme alle organizzazioni sociali, alle imprese e ai cittadini, le proprie idee di governo del territorio di area vasta.
Un progetto, questo, che si inscrive nella prospettiva della non più rinviabile necessità di procedere all’immediato e profondo rinnovamento della classe dirigente ed in sintonia con quanto previsto dalle funzioni assegnate al coordinamento intercomunale. In tal senso, ci preme indicare i criteri per il profilo e la selezione dei rappresentanti del PD negli organismi pubblici: (a) capacità di rappresentare l’unità del Partito; (b) meriti acquisiti per studi, conoscenze specifiche, esperienze e cultura generale; (c) autorevolezza indiscussa tra l’opinione pubblica; (d) autorevolezza morale e trasparenza; (e) fedeltà passata e presente allo statuto del partito e al Patto etico in esso contenuto; (f) propensione a lavorare su progetti condivisi attraverso i quali consentire di misurare le proprie capacità e la capacità di lavorare in squadra; (g) propensione a rendere tracciabili le proprie decisioni politiche; (h) capacità di far evolvere una nuova classe dirigente attraverso percorsi tracciabili di valorizzazione delle risorse umane; (i) propensione alla ricerca, all’indagine, allo studio dei nuovi fenomeni da valutare nella concretezza di iniziative e attività politiche.
Anche l'Orvietano è investito dalla crisi economica; per contrastare questa crisi il governo nazionale è stato completamente assente soprattutto negli interventi a sostegno delle piccole e medie imprese.
Tuttavia, la mancanza di un'adeguata politica governativa si fa sentire non solo verso le imprese ma anche nel settore dei servizi che è vitale per la protezione e l'assistenza alle fasce deboli e in perduranti gravi difficoltà.
Anche nel nostro territorio l'atteggiamento degli istituti di credito rischia di strangolare un'economia già in forte sofferenza, mentre l'agricoltura ed il turismo subiscono pesantemente la contrazione della domanda interna ed internazionale.
Sul versante della sicurezza locale assistiamo a problematiche nuove. L'incremento della microcriminalità, i reati contro la Pubblica Amministrazione, anche se ben lontane dai livelli raggiunti in altre aree del paese, sono decisamente in aumento producendo spesso un forte allarme sociale.
In ragione di ciò il Partito Democratico dell’Orvietano non può esimersi da una puntuale e innovativa riflessione sulle politiche urbanistiche e sull’uso dei suoli.
Il sistema politico-istituzionale che per anni ha rappresentato per il territorio un elemento dinamico e propositivo appare oggi frammentato e incapace di far fronte alle nuove problematiche sociali ed alla rapidità dei cambiamenti e dell’evoluzione dei sistemi economici-produttivi.
Occorre rilanciare dunque una pianificazione strategica di territorio tesa a recuperare, in una dimensione di governance più ampia, vocazioni e originalità, sviluppo sostenibile e tenuta della coesione sociale. Pianificazione strategica che significa trasformazione delle relazioni con gli attori dello sviluppo economico, sociale e culturale nella dimensione di una comune, condivisa e responsabile co-progettazione del futuro, attraverso accordi volontari, pubblici e trasparenti, a fronte dei quale la politica riscrive il patto di legittimazione con i cittadini e le articolazioni della società civile.
L'esito elettorale delle ultime elezioni amministrative denunzia questa debolezza, l’incapacità di stare sul fronte più avanzato della governance anche di area vasta, così come risulta evidente dalle affermazioni di giunte di Centro Destra al Comune di Orvieto (pur con una larga maggioranza consiliare di centro-sinistra) e Porano e di maggioranze di cnetrosinistra con il PD all'opposizione a Montecchio e Allerona. La fase nuova, apertasi a seguito del recento congresso, deve essere quindi adeguatamente rappresentata sui territori attraverso scelte politiche tali da determinare effettive, misurabili e trasparenti pratiche riformistiche ordinate secondo la logica dell’interesse generale e dei beni comuni
E' evidente che le soluzioni alle questioni aperte nell'Orvietano non verranno dall'esterno. Come è già accaduto più volte in passato è solo riorganizzando e unendo le forze migliori della nostra società che riusciremo a superarte la crisi e avviare una nuova stagione di sviluppo e di benessere. Crediamo che i programmi presentati alle recenti elezioni comunali e provinciali possano rappresenta una valida base di partenza. Quello che manca è la definizione di un preciso profilo politico del nostro territorio, una chiara indicazione sui soggetti che possono spingere in avanti una situazione che oggi appare stagnante.
Il Coordinamento intercomunale non può tuttavia esaurire la propria missione in un’attività “compensativa” e “rivendicazionista”. L’ambizione è diversa. Si tratta di recuperare guadagni in termini di democratica, intelligenza diffusa, saperi diffusi, approcci condivisi ai problemi per mezzo di conoscenze comuni, pubbliche e delle quali si può rendere ragione. Siamo chiamati a costruire una grammatica e una sintassi politica riformista che saranno poi declinate secondo le singolarità dei territori e che nondimeno restano egualmente patrimonio della classe dirigente chiamata alla politica di area vasta. In uno slogan: più democrazia per una più convincente qualità dello sviluppo
La scelta compiuta anni fa di adeguare la direzione politica alla dimensione dell'area vasta provinciale mantiene la sua validità ma bisogna riflettere, anche i questo caso, sui risultati conseguiti. Le nostre difficoltà, frutto sicuramente dei nostri errori, non hanno trovato quasi mai un contributo positivo da parte delle competenti sedi provinciali.
Certamente hanno pesato le vicissitudini politiche e i problemi legati alla nascita del Partito Democratico ma talora sul territorio orvietano si sono spesso scaricati i ritardi della direzione politica provinciale.
La vicenda della Comunità Montana Umbria Sud è, da questo punto di vista, esemplare.
Pertanto è necessario ribadire, nel momento in cui si mette mano alla definizione degli assetti territoriali e di area vasta e al perseguimento degli obiettivi imposti dal nuovo piano sanitario regionale per ciò che concerne il nostro ospedale, che non è più possibile scaricare sul nostro territorio astrusi equilibri generali come è avvenuto recentemente all'ANCI e all’ASL. Per quanto ci riguarda, ribadiamo l’assoluta priorità per l'Orvietano della guida di governo della Comunità Montana, a cui vanno peraltro date risposte immediate visto l’aggravarsi delle difficoltà politiche, organizzative e finanziarie in cui versa l’Ente.
Il nostro congresso ha tracciato indirizzi chiari ed equilibri politici ben definiti. Pertanto deve finire la stagione delle decisioni cadute dall’alto e prese al di fuori dagli organismi dirigenti e con atteggiamenti di trasversalismo politico non chiari ed equivoci.
Anche il rapporto con le forze di Centro Destra, che ovviamente assume tutt’altro significato dopo che sono alla guida di importanti comuni come Orvieto, deve essere improntato alla chiarezza ed avere un limpido ancoraggio politico - territoriale.
Infine, il Partito Democratico dell’Orvietano deve darsi strumenti organizzativi adeguati agli obiettivi che si propone e che tendono al recupero di autorevolezza, capacità progettuali, originalità, rafforzamento del consenso attorno alla missione politica del PD. E’ quindi necessario che il PD dell’Orvietano compia una ricognizione sui territori – ciò in vista del prossimo confronto elettorali sulle regionali - per ricostruire un suo punto di vista generale sulle principali questioni inerenti allo sviluppo e alle politiche di coesione sociale. A tal fine, è di fondamentale importanza realizzare strumenti di comunicazione all’altezza dei compiti, adeguati sia agli obiettivi politici contingenti sia all’urgenza di alimentare quella solida cultura politica e di progetto in precedenza richiamata.
Il peso politico dell’Orvietano in ambito provinciale e regionale passa attraverso la sfida dell’innovazione, del sapere, della democrazia e della riconquista di tratti di originalità progettuale. Elementi, questi, da iscrivere nel DNA della nuova classe dirigente del PD e dentro le visibili scelte politiche delle amministrazioni municipali e di area vasta.
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domenica 15 novembre 2009
Lamberto Bottini è il nuovo segretario del Partito Democratico dell'Umbria
da www.perugianews.it
Lamberto Bottini è il nuovo segretario regionale del Partito Democratico. L'assemblea regionale gli ha riconosciuto 154 voti, mentre sono state 96 le schede bianche ed un voto nullo. L'assemblea ha anche eletto il presidente del Pd regionale Pierluigi Castellani e i due vice segretari Mercanti e Ruina. Bottini che non ha nascosto il proprio stato di commozione ha parlato di un partito plurale, di un partito nuovo da costruire onorando la fiducia attribuita dai cittadini in occasione delle Primarie, che sia capace di fare delle proprie differenze elemento di confronto e di dialogo, un partito che sappia guardare al futuro interpretando le nuove sfide nell'ottica di n protagonismo dell'Umbria in sintonia ed in sinergia con le altre regioni del centro Italia ed all'interno di un sistema che colleghi la nostra regione all'Italia, all'Europa, al mondo. Bottini ha parlato dei rapporti che si sono avviati con le altre mozioni valutandoli positivamente: "Certo sicuramente poteva andare meglio - ha detto - a a me interessa guardare avanti. Si sono compiuti passi significativi, ci sono pezzi di analisi delle altre mozioni che condivido, si sono compiuti tutti i passaggi per cominciare a costruire da oggi un partito nuovo". Quindi il suo discorso passa al tanto discusso rinnovamento generazionale e ricambio della classe dirigente. E' un tema che va affrontato seriamente e sul quale tutte le mozioni hanno assunto degli impegni - ha detto -. Abbiamo stabilito il calendario delle decisioni che il partito dovrà prendere da qui a dicembre, per definire il quadro che ci proietta verso l'elezione regionale". Quindi uno sguardo verso il passato: "L'Umbria non sarà un'isola felice - ha detto il nuovo segretario - ma non possiamo nascondere l'immagine che di essa si ha all'esterno sul fronte della qualità della vita dei suoi cittadini e rispetto agli indici sulla povertà, che parlano dell'Umbria come di una regione nella quale le differenze sono ridotte rispetto alle altre regioni d'Italia". Conclude Bottini parlando dell'Umbria del domani: il futuro va affrontato guardando alla green economy, alla filiera cultura - turismo - ambiente. Il nostro partito deve occupare un ruolo centrale per vincere queste sfide, ma deve essere un partito vero, organizzato, trasparente e aperto alla società". Ha preso la parola anche Alberto Stramaccioni che ha ritirato a propria candidatura dal ballottagio di oggi dichiarando la sua astensione costruttiva al voto. Straaccioni ha ribadito che va aperta una fase nuova per il partito democratico che deve partire dal rispetto delle reciproche differenze all'interno del Pd e dal rispetto degli impegni presi quanto alle decisioni che si dovranno affrontare rispetto alle prossime elezioni regionali e alla nuova classe dirigente. Si è detto non sufficientemente soddisfatto su alcuni punti che la sua mozione ha sottoposto alla mozione di Bottini riscontrando risposte "aleatorie". Tuttavia ha offerto la sua disponibilità al dialogo ed al lavoro comune, chiudendo il suo discorso con una affermazione: "Voglio portare a termine il mio mandato di segretario provinciale e se qualcuno dovesse pensare ad una mia candidatura istituzionale come quella alla Regione, voglio sgombrare il campo da ogni equivoco dicendo che non mi candiderò. Tengo a ribadire che deve esserci autonomia tra la politica e i doveri istituzionali, entrambi i ruoli talmente autorevoli da richiedere una chiara distinzione".
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giovedì 12 novembre 2009
L’ORVIETANO, TERRA DA CONQUISTARE di Silvia Fringuello
L’attuale scenario politico dell’orvietano, scaturito dalle elezioni amministrative, la perdita dei Sindaci e le scissioni delle sperimentate coalizioni, nel comune di Orvieto, di Allerona, di Porano, di Montecchio, hanno prodotto un ulteriore frammentazione delle forze politiche del centro sinistra e, cosa ancor più grave, incidono negativamente sui processi programmatici e decisionali di area vasta, generando sofferenze economiche ed occasioni di mancato sviluppo su tutto il territorio dell’Orvietano. Alla crisi economica mondiale si può attribuire soltanto in parte lo sbandamento e la perdita del management territoriale. La stasi economica e di elaborazione e pianificazione, si avverte ed è più evidente sui luoghi del lavoro, nei consumi. La politica è assente.
A tutt’oggi il comune di Orvieto non ha prodotto una linea politica economica chiara e comprensibile, su come s’intende sviluppare nel prossimo futuro il territorio, vive e vegeta sulla programmazione delle passate amministrazioni e stenta ad avere una visione ed una gestione complessiva della macchina comunale, i provvedimenti sono presi a macchia di leopardo, sull’urgenza amministrativa del momento ovvero, si amministra “alla giornata”.
I comuni del comprensorio subiscono drammaticamente l’assenza del ruolo politico del comune capofila e si affannano sui tavoli provinciali e regionali cercando di salvare il salvabile, tentando di operare in rete e di sostituirsi al vecchio compito trainante del comune di Orvieto. Il problema è sono troppo piccoli, non riescono a competere con le altre aree umbre, essendo quest’ultime forti di una loro direzione politica unita e coesa, di sistema.
E’ dunque impellente, per tutte le forze del centro sinistra, in particolare per il Partito Democratico dell’Orvietano, affrontare le debolezze politiche e costruire un’ unione ed una sintesi che dia inizio ad un nuovo ruolo centrale e non periferico del territorio. Questo per evitare, che altri politici o soggetti economici, siano loro di destra o di centro sinistra, si affaccendino alla risoluzione dei nostri problemi, trasformando in questo modo l’Orvietano in una vera e propria colonia tutta da sfruttare.
Per ovviare al pericolo strisciante della “colonizzazione”, la risolutezza dell’opposizione del consiglio comunale di Orvieto è determinate . E’opportuno imporre una linea politica che ha per primo obiettivo l’interesse generale dei cittadini, fatta di proposte e di idee nuove, alternative alla destra, che si distinguano dalle passate amministrazioni e dalla giunta attuale, che diano continuità al tanto annunciato cambiamento ed innovamento. E’ necessaria un’attività politica che esca dal labirinto degli errori del passato e da una posizione di difesa, ma che invece allarghi la visone e la concezione di programmazione del sistema, progetti il futuro del territorio. I numeri in consiglio comunale ci sono, il centro sinistra è maggioranza è solo questione di volontà politica.
Le primarie del Partito Democratico appena passate, ci hanno consegnato un unico, vero ed autentico messaggio: l’assunzione di responsabilità. Ancora una volta in massa gli elettori hanno riposto, confermato, nel partito e nei candidati all’ assemblea nazionale e regionale la loro fiducia, delegando con il proprio voto l’amministrazione politica di una parte importante del proprio vissuto quotidiano, che vale la loro qualità della vita. Questa volta non sono concessi errori agli eletti, ai dirigenti, al “partito”, non si può deludere l’aspettativa e la speranza profusa nella campagna elettorale per le primarie, non è più permesso di discostari dal dire e dal fare. La coerenza è un valore e in quanto tale va praticato e non solo predicato.
Domenica 15 novembre 2009, prima assemblea regionale del Partito Democratico, Lamberto Bottini sarà confermato segretario regionale. I dirigenti del partito regionale, eletti grazie all’ampio consenso conseguito dalla lista “Con Bersani e bottini 09 per l’Umbria”, si dovranno impegnare fin da subito a farsi portavoce della nostra terra, rappresentando le istanze del popolo delle primarie. A loro spetterà l’arduo compito di generare nel Partito Democratico e nel centro sinistra di Orvieto e dell’Orvietano un dialogo positivo e costruttivo, che inverta l’attuale tendenza alla disgregazione e dunque al progressivo abbandono della pratica della buona politica, che abbia come risultato un nuovo intervento politico unito e compatto, che la nostra gente reclama ad alta voce.
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domenica 8 novembre 2009
Storico sì della Camera alla riforma sanitaria di Obama
Washington, 08-11-2009
Decisione storica da parte della Camera degli Stati Uniti: per la prima volta in decenni i deputati americani hanno detto si' alla riforma del sistema sanitario. La Camera, in una rara seduta di sabato che si è conclusa a notte fonda, ha votato a favore della riforma fortemente voluta dal presidente, Barack Obama.
Il testo e' passato nonostante l'opposizione compatta di tutti i deputati repubblicani, tranne uno: 220 i voti a favore, 215 i contrari. Affinche' la riforma diventi legge, tuttavia, e' necessario che si esprima anche il Senato, dove la maggioranza democratica non e' affatto data per scontata. Allo stesso tempo, pero', il si' della Camera rappresenta una vittoria politica di straordinaria portata per l'amministrazione Obama. Lo stesso presidente, infatti, subito dopo la votazione ha telefonato alla Speaker della Camera, Nancy Pelosi, per congratularsi con lei e con tutti i deputati democratici per "un voto storico". "Ora l'America e' a soli due passi dall'avere una riforma sanitaria che consente assistenza di qualita' a tutti gli americani" ha dichiarato.
Il primo passo e' il passaggio del testo del Senato
Il secondo e' la trasformazione in legge con la firma del presidente. Obama si e' detto "assolutamente fiducioso" che potra' firmare la legge "entro la fine dell'anno".
Parole analoghe aveva usato la Speaker della Camera, Nancy Pelosi: "Oggi - aveva detto - e' una giornata storica per l'America. I nostri pensieri vanno al senatore Ted Kennedy, che era solito definire la riforma sanitaria come il grande lavoro incompiuto del nostro Paese".
La riforma prevede l'assistenza sanitaria nei confronti di 36 milioni di cittadini americani che attualmente non godono di alcuna copertura, e nuove possibilita' per coloro che gia' godono di copertura. Inoltre contempla in un arco di dieci anni di arrivare a coprire il 96% della popolazione, per un ammontare complessivo di 1.200 miliardi di dollari.
Il testo introduce una serie di norme restrittive per le compagnie assicurative rispetto al sistema attuale. Non solo prevede di introdurre nel mercato la tanto contestata 'public option', l'opzione pubblica voluta dal governo per 'calmierare' il mercato, ma contiene regole nuove come per esempio l'obbligo da parte dei datori di lavoro di assicurare i loro dipendenti; oppure il divieto nei confronti delle compagnie di assicurazione
di negare ai clienti la copertura sulla base delle cosiddette "condizioni mediche preesistenti", oppure di alzare in misura significativa il prezzo delle polizze nei confronti delle persone piu' anziane.
http://www.rainews24.rai.it/it/news.php?newsid=133794
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sabato 7 novembre 2009
Queremos primarias en la izquierda madrileña - Vogliamo primarie nella sinistra madrilena
Nel 2008 alcuni ragazzi dell'organizzazione giovanile del partito socialista spagnolo parteciparono alla campagna elettorale del PD ed in particolare di Carlo Emanuele Trappolino. Oggi ci hanno inviato la notizia di questa loro iniziativa che ci fa molto piacere.
Las personas de izquierda que vivimos y votamos en la Comunidad de Madrid estamos hartos de que nuestro voto cada vez cuente menos, y de que cada vez sea más fuerte la hegemonía política de Esperanza Aguirre y del Partido Popular en la Comunidad de Madrid.
Creemos que esto es así porque PSM e IU-CM no son capaces de articular una alternativa ni de presentar unos candidatos que muevan mínimamente a un voto esperanzado y con opciones de traslucirse en una nueva mayoría política de izquierdas que sea reflejo de la mayoría social progresista de nuestra comunidad.
Por eso, y a la vista de las cosas que están ocurriendo en Madrid en torno a la corrupción y al uso partidario y sectario de las instituciones que son de todos, así como de los movimientos preocupantes que se están produciendo en los partidos polítios de la izquierda madrileña, hemos decidido movilizarnos para exigir a ambos partidos que nos consulten mediante elecciones primarias, como se hace en otros lugares. (read less)
Las personas de izquierda que vivimos y votamos en la Comunidad de Madrid estamos hartos de que nuestro voto cada vez cuente menos, y de que cada vez sea más fuerte la hegemonía política de Esperanza Aguirre y del Partido Popular en la Comunidad de Madrid.
Creemos que esto es así porque PSM e IU-CM no son capaces de articular una alternativa ni de presentar unos candidatos que muevan mínimamente a un voto esperanzado y con opciones de traslucirse en una nueva mayoría política de izquierdas ... (read more)
Missione:
Recaudar firmas para pedir a los partidos de la izquierda madrileña que elijan a sus candidatos mediante elecciones primarias abiertas a nuestra participación.
¡Queremos opinar sobre lo que los partidos nos van a pedir que votemos!
Le persone di sinistra che viviamo e votiamo nella Comunità di Madrid siamo stufi che il nostro voto ogni volta conti meno, e che ogni volta sia più forte l'egemonia politica di Speranza Aguirre e del Partito Popolare nella Comunità di Madrid.
Crediamo che questo è così perché PSM ed IU-cm non sono capaci di articolare un'alternativa né di presentare alcuni candidati che muovano minimamente ad un voto speranzoso e con opzioni di traslucirse in una nuova maggioranza politica di sinistre che sia riflesso della maggioranza sociale progressista della nostra comunità.
Per quel motivo, ed in presenza delle cose che stanno succedendo a Madrid intorno alla corruzione ed all'uso a favore e settario delle istituzioni che sono di tutti, come dei movimenti preoccupanti che si stanno prodursi nei partiti polítios della sinistra madrilena, abbiamo deciso di mobilitarci per esigere ad entrambi i partiti che ci consultino mediante elezioni primarie, come si fa in altri posti.
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giovedì 5 novembre 2009
IL PORTO DELLE NEBBIE DELLA CASERMA PIAVE
Il Gattopardo si è insediato saldamente nella foresta dell'Amministrazione Comunale orvietana, allietato dalla musica frizzante del “pattugliatore di salotti in”.
Gli orvietani dovranno rassegnarsi, niente “GRANDE CAMBIAMENTO”. Solo un po’ di nomine per gratificare gli amici romani, magari con la villa in collina e con un occhio di riguardo a chi ha portato acqua per la vittoria pur proclamandosi avversario.
I proclami di guerra sui buchi di bilancio e nefandezze varie, denunciate per anni, si sono arenate sul voto si fiducia a favore del riequilibrio dell'ottobre scorso. Al tempo stesso su tutti i problemi aperti l'Amministrazione è arrivata fuori tempo massimo e con soluzioni pasticciate e approssimative.
Ma il bello deve ancora venire e riguarda il futuro della caserma Piave.
Questa estate per rispondere alle critiche del nostro blog il musicista aveva fatto sapere su un altro giornale che a Cortina, mentre faceva il mattatore con i big della politica, aveva avuto “una lunga colazione di lavoro con Cesare De Michelis” uno degli investitori, attraverso le Edizioni Marsilio, interessati al progetto della Piave.
La cosa ci ha un po’ sorpreso e abbiamo aspettato per settimane che uscisse una smentita o una precisazione del Sindaco e dell'Amministrazione.
Come sapete in Italia alcuni anni fa è stato messo in croce Piero Fassino per una telefonata avuta con Giovanni Consorte a commento dell'ormai avvenuta operazione BNL-UNIPOL.
Abbiamo pensato che se Fassino non poteva chiacchierare con un manager di fatti già avvenuti forse il Sindaco di Orvieto non poteva parlare con dei manager di fatti che dovevano ancora avvenire, per di più oggetto di una gara i cui contendenti dovrebbero essere segreti fino all'apertura.
Ma stranamente nessuno, tranne i capigruppo di PD e Sinistra e Libertà, ha obiettato niente.
Allora siamo andati a documentarci su questo manager interessato alla caserma Piave.
Ovviamente il nostro lavoro è artigianale e utilizza internet, che non è propriamente la bibbia. Comunque questo è quello che abbiamo trovato.
Sull'Espresso, in un articolo di Roberto Di Caro e Vittorio Malagutti dal titolo “VADO, FALLISCO E TORNO” che si occupava di falliti eccellenti dopo la caduta, ad un certo punto riferendosi a Giancarlo Parretti è scritto : “Al suo ex-socio Parretti (socio di Florio Fiorini) è andata anche meglio. In galera c'è entrato quattro volte, ma non c'è rimasto a lungo. Lo scorso anno si è inventato la Fondazione Walter Pierpaoli per le scienze della vita: vende un medicinale a base di melatonina, presentato come una sorta di elisir di lunga vita … Chi c'è nel consiglio della sua fondazione? Cesare De Michelis, cioè Marsilio Editore, fratello dell'ex ministro Gianni”.
Il 16 febbraio 2005 a Roma era stata costituita infatti la Fondazione denominata “VATERAI PIERPAOLI INSTITUTUM STUDIIS NATURAE AC HUMANAE VITAE PROVEHENDIS”. Tra i fondatori ci sono Giancarlo Parretti e Cesare De Michelis. La Fondazione ha sede in via dei Dolci n. 1 ad Orvieto.
In un articolo del Corriere della Sera del 15 ottobre 1996 dal titolo “TRENI IN CAMBIO DI FILM: LO STRANO AFFARE ALTA VELOCITA' METRO GOLDWIN MAYER” nel quale si parla del ruolo di Florio Fiorini, Bettino Craxi, Gianni De Michelis e Lorenzo Necci nella scalata alla Metro Goldwyn Mayer si dice che “Al vertice della holding di Parretti sedeva Cesare De Michelis, fratello del ministro.”
Sul Corriere della Sera del 28 ottobre 1992 Ivo Caizzi scrive un articolo dal titolo “I MISTERI DI FIORINI DALL’ENI FINO A HOLLYWOOD” dove viene ricostruita la carriera del finanziere arrivata al massimo splendore con la scalata alla Metro Goldwyn Mayer e poi la caduta sotto i colpi della magistratura. Nel ripercorrere la carriera di Fiorini dopo il 1982 Caizzi scrive: “Dopo un po’ di apnea, riemerse in Svizzera come manovratore dei miliardi della SASEA, un'antica holding quotata in Borsa, appartenuta fino al crac Ambrosiano proprio al Vaticano. Tra i suoi partner c'era Antonio Lefevre D'Ovidio, noto per il suo coinvolgimento nel caso Lockheed, famoso scandalo a base di tangenti politiche degli anni Settanta. In seguito arrivarono altri vecchi amici dell'ENI, dall'ex presidente Giorgio Mazzanti (dimessosi proprio per lo scandalo Eni Petromin, al dirigente Ivo Calcagni, a Hans Willi, discusso collaboratore per gli affari petroliferi in Nigeria. Una vera lavanderia”.
Su la Repubblica del 26 giugno 1990 in un articolo titolato “CONTRO PARRETTI NIENTE PROVE” Sergio Luciano aveva scritto: “Cesare De Michelis, un professore universitario, editore (controlla la Marsilio), ex assessore, ex consigliere della Biennale - a dispetto di questa gragnula di grane - anziché prendere le distanze da Parretti, ha negli ultimi mesi stretto i suoi rapporti con le sue società.”
Ovviamente la frammentarietà delle informazioni non permette di ricavare un'idea definita su chi sia Cesare De Michelis, cosa rappresenti e tanto meno cosa vuole fare.
Noi rimaniamo perciò al vecchio proverbio contadino “DIMMI CON CHI VAI E TI DIRO' CHI SEI”. E la compagnia ci sembra proprio ben assortita.
Gli orvietani dovranno rassegnarsi, niente “GRANDE CAMBIAMENTO”. Solo un po’ di nomine per gratificare gli amici romani, magari con la villa in collina e con un occhio di riguardo a chi ha portato acqua per la vittoria pur proclamandosi avversario.
I proclami di guerra sui buchi di bilancio e nefandezze varie, denunciate per anni, si sono arenate sul voto si fiducia a favore del riequilibrio dell'ottobre scorso. Al tempo stesso su tutti i problemi aperti l'Amministrazione è arrivata fuori tempo massimo e con soluzioni pasticciate e approssimative.
Ma il bello deve ancora venire e riguarda il futuro della caserma Piave.
Questa estate per rispondere alle critiche del nostro blog il musicista aveva fatto sapere su un altro giornale che a Cortina, mentre faceva il mattatore con i big della politica, aveva avuto “una lunga colazione di lavoro con Cesare De Michelis” uno degli investitori, attraverso le Edizioni Marsilio, interessati al progetto della Piave.
La cosa ci ha un po’ sorpreso e abbiamo aspettato per settimane che uscisse una smentita o una precisazione del Sindaco e dell'Amministrazione.
Come sapete in Italia alcuni anni fa è stato messo in croce Piero Fassino per una telefonata avuta con Giovanni Consorte a commento dell'ormai avvenuta operazione BNL-UNIPOL.
Abbiamo pensato che se Fassino non poteva chiacchierare con un manager di fatti già avvenuti forse il Sindaco di Orvieto non poteva parlare con dei manager di fatti che dovevano ancora avvenire, per di più oggetto di una gara i cui contendenti dovrebbero essere segreti fino all'apertura.
Ma stranamente nessuno, tranne i capigruppo di PD e Sinistra e Libertà, ha obiettato niente.
Allora siamo andati a documentarci su questo manager interessato alla caserma Piave.
Ovviamente il nostro lavoro è artigianale e utilizza internet, che non è propriamente la bibbia. Comunque questo è quello che abbiamo trovato.
Sull'Espresso, in un articolo di Roberto Di Caro e Vittorio Malagutti dal titolo “VADO, FALLISCO E TORNO” che si occupava di falliti eccellenti dopo la caduta, ad un certo punto riferendosi a Giancarlo Parretti è scritto : “Al suo ex-socio Parretti (socio di Florio Fiorini) è andata anche meglio. In galera c'è entrato quattro volte, ma non c'è rimasto a lungo. Lo scorso anno si è inventato la Fondazione Walter Pierpaoli per le scienze della vita: vende un medicinale a base di melatonina, presentato come una sorta di elisir di lunga vita … Chi c'è nel consiglio della sua fondazione? Cesare De Michelis, cioè Marsilio Editore, fratello dell'ex ministro Gianni”.
Il 16 febbraio 2005 a Roma era stata costituita infatti la Fondazione denominata “VATERAI PIERPAOLI INSTITUTUM STUDIIS NATURAE AC HUMANAE VITAE PROVEHENDIS”. Tra i fondatori ci sono Giancarlo Parretti e Cesare De Michelis. La Fondazione ha sede in via dei Dolci n. 1 ad Orvieto.
In un articolo del Corriere della Sera del 15 ottobre 1996 dal titolo “TRENI IN CAMBIO DI FILM: LO STRANO AFFARE ALTA VELOCITA' METRO GOLDWIN MAYER” nel quale si parla del ruolo di Florio Fiorini, Bettino Craxi, Gianni De Michelis e Lorenzo Necci nella scalata alla Metro Goldwyn Mayer si dice che “Al vertice della holding di Parretti sedeva Cesare De Michelis, fratello del ministro.”
Sul Corriere della Sera del 28 ottobre 1992 Ivo Caizzi scrive un articolo dal titolo “I MISTERI DI FIORINI DALL’ENI FINO A HOLLYWOOD” dove viene ricostruita la carriera del finanziere arrivata al massimo splendore con la scalata alla Metro Goldwyn Mayer e poi la caduta sotto i colpi della magistratura. Nel ripercorrere la carriera di Fiorini dopo il 1982 Caizzi scrive: “Dopo un po’ di apnea, riemerse in Svizzera come manovratore dei miliardi della SASEA, un'antica holding quotata in Borsa, appartenuta fino al crac Ambrosiano proprio al Vaticano. Tra i suoi partner c'era Antonio Lefevre D'Ovidio, noto per il suo coinvolgimento nel caso Lockheed, famoso scandalo a base di tangenti politiche degli anni Settanta. In seguito arrivarono altri vecchi amici dell'ENI, dall'ex presidente Giorgio Mazzanti (dimessosi proprio per lo scandalo Eni Petromin, al dirigente Ivo Calcagni, a Hans Willi, discusso collaboratore per gli affari petroliferi in Nigeria. Una vera lavanderia”.
Su la Repubblica del 26 giugno 1990 in un articolo titolato “CONTRO PARRETTI NIENTE PROVE” Sergio Luciano aveva scritto: “Cesare De Michelis, un professore universitario, editore (controlla la Marsilio), ex assessore, ex consigliere della Biennale - a dispetto di questa gragnula di grane - anziché prendere le distanze da Parretti, ha negli ultimi mesi stretto i suoi rapporti con le sue società.”
Ovviamente la frammentarietà delle informazioni non permette di ricavare un'idea definita su chi sia Cesare De Michelis, cosa rappresenti e tanto meno cosa vuole fare.
Noi rimaniamo perciò al vecchio proverbio contadino “DIMMI CON CHI VAI E TI DIRO' CHI SEI”. E la compagnia ci sembra proprio ben assortita.
lunedì 2 novembre 2009
CI SARA’ UNA VOLTA L’ITALIA: idee e scenari per la politica di domani
Vivere in Italia, oggi, significa anzitutto capire che viviamo nell’Italia “di” Berlusconi. L’Italia è sua: la sua narrazione del Paese non è solo vincente. E’ l’unica. Ma come sarà l’Italia “dopo” Berlusconi? Il futuro dell’Italia non sarà scritto con gli scandali e i complotti di oggi. Va immaginato attraverso alcuni temi fondamentali, che trasformino i luoghi comuni in progetti: lo “stato” del nostro Stato. L’economia in declino ed il Made in Italy preso sul serio. La sfida dell’integrazione. La leadership femminile. L’energia che consumeremo. I nuovi leader e le nuove narrazioni politiche. Il tutto in un confronto trasversale con l’Italia “di” Berlusconi, quella degli ultimi quindici anni, anche questa da ripensare e comprendere. Un incontro da non perdere. Vi aspettiamo a Roma, giovedì 5 novembre, per il nostro nuovo seminario. Ecco il programma ed i dettagli organizzativi.
CI SARA’ UNA VOLTA L’ITALIA: idee e scenari per la politica di domani. Roma, giovedì 5 novembre, 15-17.30
Camera dei Deputati, sala del Refettorio, Palazzo San Macuto (via del Seminario 76, zona Pantheon)
Interventi iniziali di: Alessandro Aresu, Raffaele Mauro, Moris Gasparri, Caterina Pikiz Gattinoni, Federica Colonna (Lo Spazio della Politica)
Ne discutono:
LUCIO CARACCIOLO (direttore di Limes)
ANDREA ROMANO (editorialista del Sole 24 ore e direttore di Italia Futura)
ALBERTO CASTELVECCHI (editore e consulente)
ANGELO MELLONE (editorialista de Il Tempo
CI SARA’ UNA VOLTA L’ITALIA: idee e scenari per la politica di domani. Roma, giovedì 5 novembre, 15-17.30
Camera dei Deputati, sala del Refettorio, Palazzo San Macuto (via del Seminario 76, zona Pantheon)
Interventi iniziali di: Alessandro Aresu, Raffaele Mauro, Moris Gasparri, Caterina Pikiz Gattinoni, Federica Colonna (Lo Spazio della Politica)
Ne discutono:
LUCIO CARACCIOLO (direttore di Limes)
ANDREA ROMANO (editorialista del Sole 24 ore e direttore di Italia Futura)
ALBERTO CASTELVECCHI (editore e consulente)
ANGELO MELLONE (editorialista de Il Tempo
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domenica 25 ottobre 2009
Pd, Bersani nuovo segretario. Ad Orvieto ha preso il 53 %
Festa al Comitato Elettorale con Rosy Bindi, D'Alema, Letta e Bersani
Le PRIMARIE del PD hanno segnato una straordinaria partecipazione di elettori del centrosinistra. Ancora non ci sono ancora dati definiti ma si dovrebbe arrivare tra i 2,5 e i 3 milioni. Anche ad Orvieto grande partecipazione popolare con 1917 cittadini che si sono recati alle urne.
Bersani esce dalle primarie con una forte investitura che gli permette di avviare i cambiamenti necessari per rimettere in pista il PD. Ad Orvieto le Primarie hanno confermato i dati del congresso. Nonostante il super attivismo, soprattutto postale, ed i tentativi di metterla in rissa Mocio, Liliana Grasso, Marricchi e Meffi escono sonoramente sconfitti.Bersani raccoglie il 55% nel comprensorio ed oltre il 52% ad Orvieto. Castelviscardo, Parrano, Ficulle e Fabro si confermano le roccaforti bersaniane nel territorio mentre ad Orvieto Sferracavallo rimane insieme alle frazioni ed al centro storico il punto di forza di Bersani. Risultato al di sotto delle aspettative a Ciconia mentre a Orvieto Scalo per 7 voti vince Franceschini che però paga la difesa a spada tratta di Purgatorio.
Significativo il risultato della mozione Marino, il migliore in ambito regionale.Il senatore chirurgo raccoglie attorno al 16% sia nella città che nel comprensorio. Con questi risultati ci sono tutte le condizioni per mettersi alle spalle il passato e finalmente avviare il dopo Mocio.
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Welfare, l'Italia è un paese bloccato : 1° rapporto sulla mobilità sociale realizzato da Italia Futura.
Dal 1° rapporto sulla mobilità sociale realizzato da Italia Futura emerge che povertà e disuguaglianze sono in aumento. La situazione è critica soprattutto per le nuove generazioni. E' infatti molto alto il numero dei bambini che crescono in famiglie con gravi difficoltà economiche e la percentuale dei ragazzi provenienti dai ceti inferiori che riescono a laurearsi è tra le più basse d'Europa: il 10%, contro il 35% della Francia ed il 40% della Gran Bretagna
Verso la fine degli anni Cinquanta meno della metà della popolazione italiana aveva accesso ad una televisione, per le strade circolava una macchina ogni trentasei abitanti, e più della metà degli italiani faceva l'operaio. Trent'anni dopo l'Italia aveva un prodotto interno lordo tra i più alti del mondo occidentale, superando anche l'Inghilterra; televisioni, telefoni e automobili abbondavano ormai in tutte le famiglie e molti dei figli degli operai degli anni Cinquanta erano diventati impiegati di buon livello, medici, avvocati, commercialisti.
Questi risultati sono stati possibili grazie ad un periodo di grande dinamismo e mobilità della nostra società. Una mobilità che ha consentito non solo a milioni di italiani di raggiungere condizioni di benessere individuale, ma a tutto il paese di crescere e svilupparsi, di conquistarsi un posto tra i grandi del mondo e di acquistare fiducia in se stesso. Perché è questo il grande potere della mobilità sociale: non solo il recupero di efficienza economica legato ad una distribuzione di opportunità più ampia e paritaria, ma il recupero dell'ottimismo e della voglia di guardare avanti.
Una società mobile alimenta la fiducia nel domani, dà il senso della possibilità, e motiva gli individui ad investire in tutto quello che aiuta a crescere: lo studio, il lavoro, il sacrificio, la collaborazione. In poche parole: stimola ad investire nella costruzione del futuro.
Ma è ancora così? Da alcuni anni ormai l'Italia sembra aver perso quello slancio che per decenni ne ha sostenuto la crescita. Si è diffusa nella società la sensazione di un paese che in qualche modo si è fermato, che non è più in grado di dare ai propri cittadini quelle opportunità di crescita e realizzazione a cui aspirano. Una sensazione che demoralizza e demotiva soprattutto le generazioni più giovani, ma alla quale non si è ancora riusciti a dare una delle risposte. È mancata una riflessione sistematica, che definisse in modo chiaro i contorni del fenomeno, ne cogliesse l'importanza e provasse ad unire le varie forze politiche per identificare delle soluzioni efficaci, fuori dalla logica della propaganda e delle ideologie.
È questo l'obiettivo del primo Rapporto sulla mobilità sociale. Avviare una riflessione approfondita sul tema della mobilità sociale in Italia fornendo dati, analisi, confronti internazionali assieme ad alcune proposte concrete. Una riflessione aperta, non meramente accademica, che possa contribuire ad alimentare un dibattito partecipato, diffuso e, sperabilmente, fruttuoso.
In alegato: Rapporto: L'Italia è un paese bloccato. Muoviamoci!
Due estratti del Rapporto:
Povertà e disuguaglianze
Povertà e disuguaglianze nella distribuzione dei redditi sono elementi molto importanti della mobilità sociale.
Innanzitutto perché vivere in condizioni di privazione economica limita l'accesso ad opportunità non solo materiali ma anche culturali e sociali, che rappresentano risorse fondamentali per lo sviluppo e la realizzazione del pieno potenziale di un individuo. Inoltre la diffusione di povertà e disuguaglianze aumenta a dismisura la percezione di una società iniqua e sempre più difficile da "scalare", demotivando e marginalizzando molte energie.
L'Italia non è certo un paese povero. Tuttavia negli ultimi anni ha visto un sostanziale declino del reddito procapite rispetto agli altri paesi, e ha visto aumentare notevolmente le disuguaglianze, tanto che oggi è uno dei paesi con maggiore disparità nella distribuzione dei redditi non solo in Europa, ma in tutta la comunità dei paesi Ocse.
Per dare una misura più concreta e tangibile di cosa ciò significhi, basta pensare che in Italia il 20% delle famiglie più ricche detiene quasi il 40% del reddito totale nazionale, mentre il 20% delle famiglie più povere percepisce redditi pari solo all'8% del reddito totale.
Ma i problemi dell'Italia su questo fronte non si esauriscono qui. In Italia la povertà ha tratti distintivi che la rendono particolarmente insidiosa. Mentre in molti paesi la povertà colpisce soprattutto anziani e disoccupati, in Italia colpisce in modo particolare le famiglie con figli, anche quelle in cui vi sia almeno un componente che lavora. Il 76% della povertà infantile italiana riguarda bambini in famiglie con un genitore occupato (contro una media Ocse del 47%). La situazione delle famiglie italiane appare particolarmente penalizzata, soprattutto quelle con figli piccoli.
Come mostra un'approfondita ricerca sulla povertà in Italia condotta dall'Istat, la presenza di figli all'interno della famiglia si associa a un disagio economico superiore alla media. L'incidenza di povertà infatti risulta pari al 14% tra le coppie con due figli e al 22,8% tra quelle con almeno tre, percentuali che salgono rispettivamente al 15,5% e al 27,1% se i figli sono minori , contro una media nazionale dell'11%. Un dato allarmante anche confrontato con gli altri paesi europei: il tasso medio di povertà per le famiglie con figli è del 7% in Francia, 9% in Inghilterra, per non parlare dei paesi del nord Europa, dove oscilla tra il 2% della Danimarca e il 4% di Svezia, Norvegia e Finlandia.
Questo è uno dei motivi alla base del triste primato negativo detenuto dall'Italia: uno dei tassi di povertà infantile più alti d'Europa.
Secondo i dati dell'Ocse, che misura la povertà come un reddito inferiore al 60% del reddito mediano, l'Italia annovera uno dei tassi di povertà infantile più elevati: il 16%.
Secondo i dati Eurostat, che adotta una soglia di povertà leggeremente più elevata (intesa come reddito inferiore al 50% del reddito mediano), in Italia il 25% dei bambini vive in famiglie povere: il tasso più alto tra i paesi europei.
Il 25%, una cifra altissima. Questo significa che due milioni e mezzo di bambini italiani vivono in condizioni di privazione materiale e, molto spesso, sociale e culturale. Bambini che si porteranno dietro uno svantaggio di cui non sono responsabili. Non a caso i test scolastici dell'Ocse condotti sui quindicenni mostrano che il 67% dei ragazzi italiani che conseguono cattivi risultati nei test provengono da famiglie di basso status sociale. E sono sempre i figli delle famiglie più povere e meno istruite che hanno la minore probabilità di andare all'università e laurearsi, in Italia più che altrove. L'80% dei laureati ha almeno un genitore laureato. E tali probabilità non sono migliorate nel tempo, anzi, per i figli di diplomati la probabilità di laurearsi è più bassa oggi di quanto non fosse una generazione fa.
Le difficoltà economiche descritte colpiscono soprattutto le famiglie giovani, quelle in cui i genitori sono agli inizi delle loro carriere - carriere che in Italia sono sempre più faticose e lente -, e in cui i bimbi sono piccoli, con tutta una serie di spese e vincoli collegati con la cura dell'infanzia nel nostro paese.
Le condizioni attuali di queste giovani famiglie e dei loro figli rappresenta un'ombra sulla nostra crescita e competitività futura. Anche perchè, come vedremo tra poco, la mobilità dei redditi tra generazioni in Italia è molto bassa: ovvero i figli dei poveri tendono a restare poveri e i figli dei ricchi a rimanere ricchi.
Conclusioni
In questo Rapporto si è cercato di adottare un approccio che cogliesse le varie dimensioni della mobilità sociale: dalla povertà alle disuguaglianze, alla mobilità dei redditi e così via. Le proposte elaborate sono partite dai risultati di queste analisi, focalizzandosi su alcune priorità. Restano comunque altri temi collegati agli aspetti affrontati sin qui di cui è necessario tenere conto per impostare un dibattito sulla mobilità sociale completo e per immaginare politiche efficaci e di lungo periodo.
Scuola
Sia l'analisi che le proposte avanzate nel Rapporto hanno messo molto in evidenza la necessità di incentivare i giovani a intraprendere e completare percorsi di studio e formazione e sostenerli in queste scelte, nella convinzione che istruzione e formazione siano strumenti fondamentali per costruire migliori opportunità sia per loro che per tutto il paese. Tuttavia, quella della scuola e dell'istruzione è una medaglia a due facce. E se da un lato è importante fare in modo che i ragazzi abbiano l'opportunità e l'incentivo a studiare, dall'altro lato è fondamentale assicurarci che la scuola a cui hanno accesso sia una scuola funzionante e autorevole. La qualità dell'insegnamento, i saperi e i processi di apprendimento a cui i ragazzi sono esposti, sono elementi cruciali per il loro futuro e la competitività del paese. Sono la molla più potente della mobilità sociale. Non è un caso se paesi come la Gran Bretagna o gli Stati Uniti, che stanno cercando di rimettere in moto una mobilità che si era andata perdendo negli ultimi anni, stanno investendo molto non solo nei ragazzi, ma anche nella riqualificazione degli insegnanti e della scuola. È importante quindi non dimenticare che per rimettere in moto il paese sono necessari interventi anche in quest'ambito.
Immigrazione
Da sempre i paesi che hanno saputo accogliere e valorizzare il contributo di lavoro, idee e passione di persone provenienti da tutto il mondo sono quelli più in grado di coltivare un'elevata mobilità sociale. Sono paesi capaci di proiettare nelle loro società e altrove il senso della possibilità, dell'opportunità per tutti, generando così in ogni cittadino una forte motivazione a fare del proprio meglio. Al contrario, l'incapacità di integrare e valorizzare le energie di chi arriva da fuori ha effetti devastanti sia sulla crescita economica di un paese che sul suo sviluppo sociale. Per questo affrontare il tema dell'immigrazione in modo positivo e lungimirante è fondamentale per il futuro del paese. Perché è solo coltivando questo dinamismo economico e sociale che un paese diventa attrattivo, ottimista e capace di generare entusiasmo. Per esempio, il dinamismo e la capacità attrattiva della Spagna degli ultimi anni sono legati anche alla facilità con cui migliaia di giovani provenienti da tutta Europa hanno potuto trasferirsivi e accedere alle stesse agevolazioni ed opportunità dei giovani nati in Spagna. In Italia vi sono agevolazioni che non possono applicarsi neppure fuori dalla regione in cui si è nati. Con questa mentalità provinciale si condanna l'Italia all'implosione, alla morte per asfissia. Una nazione deve valutare le persone per quello che possono e vogliono fare in e per il paese, non per dove sono nate. Così si crea un grande paese, amato e rispettato da tutte le persone che ci vivono.
Specificità territoriali
L'analisi condotta in questo Rapporto non è entrata nel dettaglio della distribuzione territoriale dei fenomeni descritti. Certamente, alcuni aspetti tra quelli affrontati hanno una forte connotazione geografica come, per esempio, il tasso di povertà infantile e il tasso di inattività delle donne con figli piccoli, assai più pronunciati al sud che al nord. Si tratta di aspetti importanti di cui è opportuno tenere in considerazione nell'elaborazione di alcune politiche specifiche. Tuttavia, pensare che il tema della mobilità sociale e delle opportunità sia un tema che riguarda solo il sud sarebbe un gravissimo errore. Le disuguaglianze nella distribuzione dei redditi, per esempio, sono evidenti anche in molte regioni del centro-nord. Il Lazio, per esempio, ha un indice di disuglianza nella distribuzione dei redditi superiore a quello, già altissimo, della Sicilia o della Calabria. Similmente, la dispersione scolastica è elevata in certe zone del nord come al sud, così come la difficoltà ad accedere ad alcune opportunità di realizzazione professionale, i ritardi dei giovani nel rendersi autonomi, e altri segnali rintracciabili tanto al nord quanto al sud. Andando a guardare la ripartizione geografica dei risultati del sondaggio sulla mobilità sociale citato nella prima parte di questo Rapporto, si nota che non vi sono sostanziali divergenze tra i giovani del nord e quelli del sud. Insomma, la sensazione di vivere in un paese bloccato è una triste realtà che accomuna i giovani di tutta Italia. Questi dati non fanno che confermare che la mobilità sociale è e deve essere una priorità per il nostro paese.
Continuità, coordinamento e controllo
L'elaborazione di nuove politiche per la mobilità sociale dovrà necessariamente accompagnarsi ad una riflessione non solo su proposte e risorse ma anche su alcuni aspetti chiave finora mancanti: continuità, coordinamento e controllo. L'analisi degli interventi realizzati in Italia in materia di politiche sociali, per l'infanzia e per i giovani ha mostrato un quadro sconcertante su questi fronti.
Manca innanzitutto continuità: nelle iniziative, nei criteri sui quali sono impostate, e nei finanziamenti. Criteri di allocazione che cambiano nel tempo generando sovrapposizioni e inefficienze (come per gli assegni familiari, di cui pare che oggi beneficino migliaia di famiglie che non hanno nemmeno figli minori), piani biennali che divengono decennali (come il Piano Nazionale per l'Infanzia, biennale, scomparso dal 2002), fondi nazionali istituiti e poi scomparsi, accorpati, o distribuiti solo ad alcuni enti (come il Fondo Nazionale per l'Infanzia, decimato rispetto agli obiettivi iniziali e distribuito solo a tredici città italiane). È difficile pensare di intervenire in modo efficace sui problemi più critici del paese con questa discontinuità di strumenti, di risorse, di criteri. Ma quel che più colpisce è la mancanza di un coordinamento vero ed efficace sulle priorità e sulle modalità di intervento nelle varie regioni, nonché operazioni sistematiche di monitoraggio e controllo sul raggiungimento degli obiettivi e di determinati standard di prestazione su tutto il territorio nazionale. Monitoraggi che negli altri paesi avvengono ormai con regolarità e in modo rigoroso, con raccolta, elaborazione e pubblicazione di dati e risultati, con l'obiettivo non di glorificare le azioni intraprese, ma di valutarne l'efficacia e correggerne le debolezze. In Italia tutto questo non esiste se non in modo frammentario e inefficiente. Alcune regioni conducono monitoraggi dettagliati e sistematici, altre sono buchi neri in cui non si riesce a trovar traccia di come o dove vengono investite le risorse. Questo comporta disparità e divari che non sono accettabili in uno stato civile. Peraltro un'efficace opera di coordinamento e controllo sarebbe fondamentale non solo per limitare e punire gli abusi ma anche per poter riconoscere e premiare le eccellenze locali che pure esistono in molte parti d'Italia e diffonderle nel resto del paese.
Non sono obiettivi impossibili. Si tratta di problemi risolvibili se solo si affrontassero con tempestività alcuni nodi fondamentali. Molte difficoltà di coordinamento e monitoraggio non sono dovute a cattiva volontà degli operatori, ma derivano spesso da questioni "tecniche" lasciate irrisolte. Per quanto riguarda i temi affrontati in questo rapporto un nodo rilevante è legato alla modifica del Titolo V della Costituzione del 2001, con la quale molti aspetti delle politiche sociali sono divenuti di competenza esclusiva delle Regioni. Questo cambiamento sembra aver bloccato la capacità di iniziativa, coordinamento e controllo da parte dello Stato centrale. Ma si tratta di un'impasse che potrebbe essere risolta stabilendo in modo più chiaro le competenze e le responsabilità ai vari livelli, cosa che manca. Per esempio, da anni si attende una definizione dettagliata dei cosidetti "livelli essenziali delle prestazioni sociali". Una definizione che non è mai avvenuta, lasciando un alone di ambiguità che alimenta ritardi e pratiche di scaricabarile. Occorre fare attenzione che il decentramento non diventi una scusa per abbandonare molte comunità a se stesse e deresponsabilizzare un'intera classe dirigenziale. Nessuna modifica delle forme di amministrazione pubblica può esimere lo Stato dallo svolgere quel ruolo di coordinamento e controllo che garantisca l'accesso di tutti i cittadini a servizi di qualità e pari opportunità di sviluppo.
Da: www.italiafutura.it
Verso la fine degli anni Cinquanta meno della metà della popolazione italiana aveva accesso ad una televisione, per le strade circolava una macchina ogni trentasei abitanti, e più della metà degli italiani faceva l'operaio. Trent'anni dopo l'Italia aveva un prodotto interno lordo tra i più alti del mondo occidentale, superando anche l'Inghilterra; televisioni, telefoni e automobili abbondavano ormai in tutte le famiglie e molti dei figli degli operai degli anni Cinquanta erano diventati impiegati di buon livello, medici, avvocati, commercialisti.
Questi risultati sono stati possibili grazie ad un periodo di grande dinamismo e mobilità della nostra società. Una mobilità che ha consentito non solo a milioni di italiani di raggiungere condizioni di benessere individuale, ma a tutto il paese di crescere e svilupparsi, di conquistarsi un posto tra i grandi del mondo e di acquistare fiducia in se stesso. Perché è questo il grande potere della mobilità sociale: non solo il recupero di efficienza economica legato ad una distribuzione di opportunità più ampia e paritaria, ma il recupero dell'ottimismo e della voglia di guardare avanti.
Una società mobile alimenta la fiducia nel domani, dà il senso della possibilità, e motiva gli individui ad investire in tutto quello che aiuta a crescere: lo studio, il lavoro, il sacrificio, la collaborazione. In poche parole: stimola ad investire nella costruzione del futuro.
Ma è ancora così? Da alcuni anni ormai l'Italia sembra aver perso quello slancio che per decenni ne ha sostenuto la crescita. Si è diffusa nella società la sensazione di un paese che in qualche modo si è fermato, che non è più in grado di dare ai propri cittadini quelle opportunità di crescita e realizzazione a cui aspirano. Una sensazione che demoralizza e demotiva soprattutto le generazioni più giovani, ma alla quale non si è ancora riusciti a dare una delle risposte. È mancata una riflessione sistematica, che definisse in modo chiaro i contorni del fenomeno, ne cogliesse l'importanza e provasse ad unire le varie forze politiche per identificare delle soluzioni efficaci, fuori dalla logica della propaganda e delle ideologie.
È questo l'obiettivo del primo Rapporto sulla mobilità sociale. Avviare una riflessione approfondita sul tema della mobilità sociale in Italia fornendo dati, analisi, confronti internazionali assieme ad alcune proposte concrete. Una riflessione aperta, non meramente accademica, che possa contribuire ad alimentare un dibattito partecipato, diffuso e, sperabilmente, fruttuoso.
In alegato: Rapporto: L'Italia è un paese bloccato. Muoviamoci!
Due estratti del Rapporto:
Povertà e disuguaglianze
Povertà e disuguaglianze nella distribuzione dei redditi sono elementi molto importanti della mobilità sociale.
Innanzitutto perché vivere in condizioni di privazione economica limita l'accesso ad opportunità non solo materiali ma anche culturali e sociali, che rappresentano risorse fondamentali per lo sviluppo e la realizzazione del pieno potenziale di un individuo. Inoltre la diffusione di povertà e disuguaglianze aumenta a dismisura la percezione di una società iniqua e sempre più difficile da "scalare", demotivando e marginalizzando molte energie.
L'Italia non è certo un paese povero. Tuttavia negli ultimi anni ha visto un sostanziale declino del reddito procapite rispetto agli altri paesi, e ha visto aumentare notevolmente le disuguaglianze, tanto che oggi è uno dei paesi con maggiore disparità nella distribuzione dei redditi non solo in Europa, ma in tutta la comunità dei paesi Ocse.
Per dare una misura più concreta e tangibile di cosa ciò significhi, basta pensare che in Italia il 20% delle famiglie più ricche detiene quasi il 40% del reddito totale nazionale, mentre il 20% delle famiglie più povere percepisce redditi pari solo all'8% del reddito totale.
Ma i problemi dell'Italia su questo fronte non si esauriscono qui. In Italia la povertà ha tratti distintivi che la rendono particolarmente insidiosa. Mentre in molti paesi la povertà colpisce soprattutto anziani e disoccupati, in Italia colpisce in modo particolare le famiglie con figli, anche quelle in cui vi sia almeno un componente che lavora. Il 76% della povertà infantile italiana riguarda bambini in famiglie con un genitore occupato (contro una media Ocse del 47%). La situazione delle famiglie italiane appare particolarmente penalizzata, soprattutto quelle con figli piccoli.
Come mostra un'approfondita ricerca sulla povertà in Italia condotta dall'Istat, la presenza di figli all'interno della famiglia si associa a un disagio economico superiore alla media. L'incidenza di povertà infatti risulta pari al 14% tra le coppie con due figli e al 22,8% tra quelle con almeno tre, percentuali che salgono rispettivamente al 15,5% e al 27,1% se i figli sono minori , contro una media nazionale dell'11%. Un dato allarmante anche confrontato con gli altri paesi europei: il tasso medio di povertà per le famiglie con figli è del 7% in Francia, 9% in Inghilterra, per non parlare dei paesi del nord Europa, dove oscilla tra il 2% della Danimarca e il 4% di Svezia, Norvegia e Finlandia.
Questo è uno dei motivi alla base del triste primato negativo detenuto dall'Italia: uno dei tassi di povertà infantile più alti d'Europa.
Secondo i dati dell'Ocse, che misura la povertà come un reddito inferiore al 60% del reddito mediano, l'Italia annovera uno dei tassi di povertà infantile più elevati: il 16%.
Secondo i dati Eurostat, che adotta una soglia di povertà leggeremente più elevata (intesa come reddito inferiore al 50% del reddito mediano), in Italia il 25% dei bambini vive in famiglie povere: il tasso più alto tra i paesi europei.
Il 25%, una cifra altissima. Questo significa che due milioni e mezzo di bambini italiani vivono in condizioni di privazione materiale e, molto spesso, sociale e culturale. Bambini che si porteranno dietro uno svantaggio di cui non sono responsabili. Non a caso i test scolastici dell'Ocse condotti sui quindicenni mostrano che il 67% dei ragazzi italiani che conseguono cattivi risultati nei test provengono da famiglie di basso status sociale. E sono sempre i figli delle famiglie più povere e meno istruite che hanno la minore probabilità di andare all'università e laurearsi, in Italia più che altrove. L'80% dei laureati ha almeno un genitore laureato. E tali probabilità non sono migliorate nel tempo, anzi, per i figli di diplomati la probabilità di laurearsi è più bassa oggi di quanto non fosse una generazione fa.
Le difficoltà economiche descritte colpiscono soprattutto le famiglie giovani, quelle in cui i genitori sono agli inizi delle loro carriere - carriere che in Italia sono sempre più faticose e lente -, e in cui i bimbi sono piccoli, con tutta una serie di spese e vincoli collegati con la cura dell'infanzia nel nostro paese.
Le condizioni attuali di queste giovani famiglie e dei loro figli rappresenta un'ombra sulla nostra crescita e competitività futura. Anche perchè, come vedremo tra poco, la mobilità dei redditi tra generazioni in Italia è molto bassa: ovvero i figli dei poveri tendono a restare poveri e i figli dei ricchi a rimanere ricchi.
Conclusioni
In questo Rapporto si è cercato di adottare un approccio che cogliesse le varie dimensioni della mobilità sociale: dalla povertà alle disuguaglianze, alla mobilità dei redditi e così via. Le proposte elaborate sono partite dai risultati di queste analisi, focalizzandosi su alcune priorità. Restano comunque altri temi collegati agli aspetti affrontati sin qui di cui è necessario tenere conto per impostare un dibattito sulla mobilità sociale completo e per immaginare politiche efficaci e di lungo periodo.
Scuola
Sia l'analisi che le proposte avanzate nel Rapporto hanno messo molto in evidenza la necessità di incentivare i giovani a intraprendere e completare percorsi di studio e formazione e sostenerli in queste scelte, nella convinzione che istruzione e formazione siano strumenti fondamentali per costruire migliori opportunità sia per loro che per tutto il paese. Tuttavia, quella della scuola e dell'istruzione è una medaglia a due facce. E se da un lato è importante fare in modo che i ragazzi abbiano l'opportunità e l'incentivo a studiare, dall'altro lato è fondamentale assicurarci che la scuola a cui hanno accesso sia una scuola funzionante e autorevole. La qualità dell'insegnamento, i saperi e i processi di apprendimento a cui i ragazzi sono esposti, sono elementi cruciali per il loro futuro e la competitività del paese. Sono la molla più potente della mobilità sociale. Non è un caso se paesi come la Gran Bretagna o gli Stati Uniti, che stanno cercando di rimettere in moto una mobilità che si era andata perdendo negli ultimi anni, stanno investendo molto non solo nei ragazzi, ma anche nella riqualificazione degli insegnanti e della scuola. È importante quindi non dimenticare che per rimettere in moto il paese sono necessari interventi anche in quest'ambito.
Immigrazione
Da sempre i paesi che hanno saputo accogliere e valorizzare il contributo di lavoro, idee e passione di persone provenienti da tutto il mondo sono quelli più in grado di coltivare un'elevata mobilità sociale. Sono paesi capaci di proiettare nelle loro società e altrove il senso della possibilità, dell'opportunità per tutti, generando così in ogni cittadino una forte motivazione a fare del proprio meglio. Al contrario, l'incapacità di integrare e valorizzare le energie di chi arriva da fuori ha effetti devastanti sia sulla crescita economica di un paese che sul suo sviluppo sociale. Per questo affrontare il tema dell'immigrazione in modo positivo e lungimirante è fondamentale per il futuro del paese. Perché è solo coltivando questo dinamismo economico e sociale che un paese diventa attrattivo, ottimista e capace di generare entusiasmo. Per esempio, il dinamismo e la capacità attrattiva della Spagna degli ultimi anni sono legati anche alla facilità con cui migliaia di giovani provenienti da tutta Europa hanno potuto trasferirsivi e accedere alle stesse agevolazioni ed opportunità dei giovani nati in Spagna. In Italia vi sono agevolazioni che non possono applicarsi neppure fuori dalla regione in cui si è nati. Con questa mentalità provinciale si condanna l'Italia all'implosione, alla morte per asfissia. Una nazione deve valutare le persone per quello che possono e vogliono fare in e per il paese, non per dove sono nate. Così si crea un grande paese, amato e rispettato da tutte le persone che ci vivono.
Specificità territoriali
L'analisi condotta in questo Rapporto non è entrata nel dettaglio della distribuzione territoriale dei fenomeni descritti. Certamente, alcuni aspetti tra quelli affrontati hanno una forte connotazione geografica come, per esempio, il tasso di povertà infantile e il tasso di inattività delle donne con figli piccoli, assai più pronunciati al sud che al nord. Si tratta di aspetti importanti di cui è opportuno tenere in considerazione nell'elaborazione di alcune politiche specifiche. Tuttavia, pensare che il tema della mobilità sociale e delle opportunità sia un tema che riguarda solo il sud sarebbe un gravissimo errore. Le disuguaglianze nella distribuzione dei redditi, per esempio, sono evidenti anche in molte regioni del centro-nord. Il Lazio, per esempio, ha un indice di disuglianza nella distribuzione dei redditi superiore a quello, già altissimo, della Sicilia o della Calabria. Similmente, la dispersione scolastica è elevata in certe zone del nord come al sud, così come la difficoltà ad accedere ad alcune opportunità di realizzazione professionale, i ritardi dei giovani nel rendersi autonomi, e altri segnali rintracciabili tanto al nord quanto al sud. Andando a guardare la ripartizione geografica dei risultati del sondaggio sulla mobilità sociale citato nella prima parte di questo Rapporto, si nota che non vi sono sostanziali divergenze tra i giovani del nord e quelli del sud. Insomma, la sensazione di vivere in un paese bloccato è una triste realtà che accomuna i giovani di tutta Italia. Questi dati non fanno che confermare che la mobilità sociale è e deve essere una priorità per il nostro paese.
Continuità, coordinamento e controllo
L'elaborazione di nuove politiche per la mobilità sociale dovrà necessariamente accompagnarsi ad una riflessione non solo su proposte e risorse ma anche su alcuni aspetti chiave finora mancanti: continuità, coordinamento e controllo. L'analisi degli interventi realizzati in Italia in materia di politiche sociali, per l'infanzia e per i giovani ha mostrato un quadro sconcertante su questi fronti.
Manca innanzitutto continuità: nelle iniziative, nei criteri sui quali sono impostate, e nei finanziamenti. Criteri di allocazione che cambiano nel tempo generando sovrapposizioni e inefficienze (come per gli assegni familiari, di cui pare che oggi beneficino migliaia di famiglie che non hanno nemmeno figli minori), piani biennali che divengono decennali (come il Piano Nazionale per l'Infanzia, biennale, scomparso dal 2002), fondi nazionali istituiti e poi scomparsi, accorpati, o distribuiti solo ad alcuni enti (come il Fondo Nazionale per l'Infanzia, decimato rispetto agli obiettivi iniziali e distribuito solo a tredici città italiane). È difficile pensare di intervenire in modo efficace sui problemi più critici del paese con questa discontinuità di strumenti, di risorse, di criteri. Ma quel che più colpisce è la mancanza di un coordinamento vero ed efficace sulle priorità e sulle modalità di intervento nelle varie regioni, nonché operazioni sistematiche di monitoraggio e controllo sul raggiungimento degli obiettivi e di determinati standard di prestazione su tutto il territorio nazionale. Monitoraggi che negli altri paesi avvengono ormai con regolarità e in modo rigoroso, con raccolta, elaborazione e pubblicazione di dati e risultati, con l'obiettivo non di glorificare le azioni intraprese, ma di valutarne l'efficacia e correggerne le debolezze. In Italia tutto questo non esiste se non in modo frammentario e inefficiente. Alcune regioni conducono monitoraggi dettagliati e sistematici, altre sono buchi neri in cui non si riesce a trovar traccia di come o dove vengono investite le risorse. Questo comporta disparità e divari che non sono accettabili in uno stato civile. Peraltro un'efficace opera di coordinamento e controllo sarebbe fondamentale non solo per limitare e punire gli abusi ma anche per poter riconoscere e premiare le eccellenze locali che pure esistono in molte parti d'Italia e diffonderle nel resto del paese.
Non sono obiettivi impossibili. Si tratta di problemi risolvibili se solo si affrontassero con tempestività alcuni nodi fondamentali. Molte difficoltà di coordinamento e monitoraggio non sono dovute a cattiva volontà degli operatori, ma derivano spesso da questioni "tecniche" lasciate irrisolte. Per quanto riguarda i temi affrontati in questo rapporto un nodo rilevante è legato alla modifica del Titolo V della Costituzione del 2001, con la quale molti aspetti delle politiche sociali sono divenuti di competenza esclusiva delle Regioni. Questo cambiamento sembra aver bloccato la capacità di iniziativa, coordinamento e controllo da parte dello Stato centrale. Ma si tratta di un'impasse che potrebbe essere risolta stabilendo in modo più chiaro le competenze e le responsabilità ai vari livelli, cosa che manca. Per esempio, da anni si attende una definizione dettagliata dei cosidetti "livelli essenziali delle prestazioni sociali". Una definizione che non è mai avvenuta, lasciando un alone di ambiguità che alimenta ritardi e pratiche di scaricabarile. Occorre fare attenzione che il decentramento non diventi una scusa per abbandonare molte comunità a se stesse e deresponsabilizzare un'intera classe dirigenziale. Nessuna modifica delle forme di amministrazione pubblica può esimere lo Stato dallo svolgere quel ruolo di coordinamento e controllo che garantisca l'accesso di tutti i cittadini a servizi di qualità e pari opportunità di sviluppo.
Da: www.italiafutura.it
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venerdì 23 ottobre 2009
25 Ottobre Primarie PD vota Bersani e Bottini
Costruiamo un partito in grado di “Pensare l’Umbria del domani”, da soggetto protagonista.
Per farlo possiamo contare non solo su solide radici storiche, politiche e culturali, ma su nuove gambe snelle e veloci perché fatte di nuove idee, proposte e scommesse per il futuro.
VIDEO
http://www.facebook.com/video/video.php?v=1278392879661&ref=nf
Per farlo possiamo contare non solo su solide radici storiche, politiche e culturali, ma su nuove gambe snelle e veloci perché fatte di nuove idee, proposte e scommesse per il futuro.
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giovedì 22 ottobre 2009
BERSANI : PD, vecchia e nuova generazione
Vi proponiamo un video intervento di Bersani moltooooo...interessante
http://www.youtube.com/watch?v=7ENSrPccE7A&feature=player_embedded
http://www.youtube.com/watch?v=7ENSrPccE7A&feature=player_embedded
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sabato 17 ottobre 2009
Incontro fra il candidato del Pd BERSANI e il terzo settore.
LUNEDI 19 alle ore 18,00 al Circolo Arci di Sferracavallo (Orvieto-TR) Catiuscia Marini incintra il III settore in una iniziativa della Mozione Bersani
========================================================================================
da www.associazioniinrete.it/
«Negli ultimi due anni non c'è stato confronto Un errore per chi punta alla coesione sociale».
Le proposte, più o meno, sono quelle. «Welfare efficace e sostenibile », ovviamente «da riformare», ma senza dimenticare«le grandi riforme» targate centrosinistra (old version), quelle Turco (Livia) per l'assistenza e quella Bindi (Rosy) per la sanità, ma anche l'innalzamento delle pensioni a 700 euro (governo Prodi bis, last version). L'idea anche, è sempre quella: «Riqualificare l'intervento pubblico e promuovere una nuova alleanza tra Stato, terzo settore e soggetti privati, ispirata al principio di sussidiarietà, nella chiarezza delle diverse responsabilità », ma qui sa un po' di criptico.
In ogni caso, l'incontro tra il candidato alla segreteria nazionale del Pd, Pierluigi Bersani, e il mondo dell'associazionismo, volontariato e non profit è molto nello stile dell'uomo (e del candidato).
Low profile, sala vuotina («c'è in contemporanea il Consiglio generale del Forum del terzo settore», spiega Emiliano Monteverde, giovane ex diessino bersaniano sul palco assieme al candidato alla segreteria regionale del Pd, Lorenzo Mazzoli, e alla ex presidente dell'Auser ed ex portavoce del Forum, Maria Guidotti, molti discorsi "pancia a terra" e pochissime concessioni alla "dittatura" dei media.
In sala, quella tutta romana dell'Auditorium di via Rieti, non è che manchi, il terzo settore, anzi. Il mondo del non profit è presente ad alto livello: c'è l'Anpas, la Fish, il Vis, Intersos, Psichiatria democratica, Federconsumatori e molti altri. C'è anche Paolo Beni, presidente dell'Arci, che ha parlato anche da Franceschini, due settimane fa. Mancano le Acli, è vero, ma come ci fa notare Mimmo Lucà, capofila dei Cristiano Sociali che appoggiano compattamente Bersani, «il presidente Andrea Olivero è venuto al mio convegno sulla Caritas in veritate, dove ha interloquito proprio con Bersani».
Che Bersani sia amato, dai cattolici - compresi quelli che militano nel centrodestra - non è una novità da anni. Lo testimoniano i ripetuti inviti ricevuti (e onorati) dall'ex ministro al Meeting di Rimini. Né mancano i consensi e gli apprezzamenti di molti altri esponenti e movimenti del mondo cattolico, dall'Mcl a Confcooperative.
Resta in piedi, però, un problema, che lo stesso Bersani ha sottolineato, nell'incontro che si è tenuto martedì 13 ottobre all'Auditorium di via Rieti: «Negli ultimi due anni non ci sono stati luoghi di confronto, dentro il Pd, con il mondo del sociale e del non profit, mentre invece avremmo dovuto e dovremmo avere sempre "l'orecchio a terra", se vogliamo fare davvero un grande partito popolare che ha a cuore la coesione sociale». Già, ottima idea. Anche se le parole di Bersani vanno subito di traverso al responsabile del non profit del Pd, il franceschiniano Gianluca Lioni: «A forza di avere l'orecchio a terra, Bersani deve essersi distratto». Mah, bagatelle di partito, si potrebbe dire. Livia Turco, però, un'altra che appoggia Bersani, la pensa allo stesso modo: «Vi abbiamo abbandonati, invece a partire dalla povertà a quello della non autosufficienza e fino al servizio civile dobbiamo riprendere il dialogo ».
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mercoledì 14 ottobre 2009
Le liberalizzazioni di Bersani
"Un altro punto d’attacco per noi è la libertà economica.
Mentre ribadiamo che ci sono beni fondamentali che non intendiamo affidare al mercato (salute, istruzione, sicurezza) diciamo anche che è tempo di una offensiva liberale per aprire mercati regolati in molti settori dell’economia oggi strozzati da sistemi relazionali, corporativi, monopolistici.
Il cittadino-consumatore al centro e al centro la possibilità di iniziativa economica su basi di parità, a cominciare dai giovani! "
Questo dice Pier Luigi Bersani nel suo discorso alla Convenzione Nazionale del PD
Farmaci, mutui, banche, assicurazioni, e tanto altro, sono stati oggetto delle sue famose "lenzuolate" , che hanno portato tanti benefici reali ai cittadini italiani.
Da lui, ancora una volta, azioni concrete e non solo parole.
Guarda cosa è cambiato grazie alla sua azione di governo http://www.bersanisegretario.it/gw/producer/producer.aspx?t=/SPECIALI/per_te.htm .
Mentre ribadiamo che ci sono beni fondamentali che non intendiamo affidare al mercato (salute, istruzione, sicurezza) diciamo anche che è tempo di una offensiva liberale per aprire mercati regolati in molti settori dell’economia oggi strozzati da sistemi relazionali, corporativi, monopolistici.
Il cittadino-consumatore al centro e al centro la possibilità di iniziativa economica su basi di parità, a cominciare dai giovani! "
Questo dice Pier Luigi Bersani nel suo discorso alla Convenzione Nazionale del PD
Farmaci, mutui, banche, assicurazioni, e tanto altro, sono stati oggetto delle sue famose "lenzuolate" , che hanno portato tanti benefici reali ai cittadini italiani.
Da lui, ancora una volta, azioni concrete e non solo parole.
Guarda cosa è cambiato grazie alla sua azione di governo http://www.bersanisegretario.it/gw/producer/producer.aspx?t=/SPECIALI/per_te.htm .
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